“Tra tutto questo marasma di notizie che leggiamo sui quotidiani riguardo la crisi della KME, riguardo la situazione difficile della cooperativa Fanin che fa parte dell’indotto, a malincuore abbiamo constatato che non è stato riportato nemmeno un trafiletto che parlasse di noi.
Chi siamo? Siamo gli invisibili, i dimenticati, siamo il personale della mensa di KME, che in questi anni hanno lavorato fianco a fianco al personale della KME. Un lavoro senza grandi pretese né grandi soddisfazioni ma un lavoro dignitoso che ci permetteva di vivere non con lussi e agi ma con dignità. Quella dignità che ora sentiamo calpestata dal non interesse nei nostri confronti; forse nessuno se n’è accorto, ma noi ci siamo. Abbiamo il diritto di vedere riconosciuta anche la nostra situazione, di non essere invisibili, di far sapere che anche noi rischiamo il posto di lavoro. Sappiamo che non sarà certo un articolo sul giornale a cambiare le nostre sorti, al momento sconosciute, ma vogliamo far sentire la nostra voce. Siamo donne per la quasi totalità, ma abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri degli uomini.
In un momento così difficile per tutti, anche noi abbiamo bisogno di sentire la solidarietà delle persone.
Da parte nostra ci rimboccheremo le maniche, senza rassegnazione, e con il sindacato al nostro fianco siamo pronte a lottare fino alla fine”.
A riassumere le sensazioni e le paure dei dipendenti della mensa una delle protagoniste, Lorella Bernardini che afferma:
“Siamo nel limbo, non sappiamo quale sarà la nostra fine. Non abbiamo nessuna certezza del nostro futuro; non sappiamo se la mensa rimarrà nella nuova azienda che dovrebbe nascere a Fornaci; non abbiamo nemmeno alcuna assicurazione sul futuro da parte della nostra azienda, dato che per il momento anche l’azienda sa quello che sappiamo noi. Non si sa se KME riappalterà alla Pellegrini, se alla Pellegrini converrà mantenere dieci dipendenti in rapporto ai pochi pasti previsti; se davvero saranno 400 i pasti distribuiti su tre turni rischia l’esubero.
Anche per noi il clima è molto pesante; vediamo nero anche per le nostre famiglie dat che i nostri mariti lavorano tutti nello stabilimento. Ci sembra di vivere in un brutto sogno, ma speriamo che tutto questo, sia solo un sogno. Che il futuro abbia tinte meno fosche anche per noi”.
Martedì anche i dipendenti della mensa incontreranno i loro rappresentanti sindacali per un confronto sulle cose da farsi: “La priorità per il momento – confida Lorella bernardini – è riuscire a capire se sarà garantita la cassa integrazione per trovare uno sbocco almeno per il primo anno, che si presenta come quello più problematico perché dovrà essere riavviata tutta l’attività di KME”
Intanto alle dipendenti è arrivata la solidarietà anche della RSU di KME con la rassicurazione che le loro istanze saranno seguite come quelle di tutti i lavoratori.
Tag: riconversione, vicenda kme, agricoltura idroponica, pellegrini, spa, lavoratrici, kme, mensa, piano industriale
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