Si è tenuta stasera la diretta speciale di Noi TV, nell’ambito della rubrica DIDO, dedicata alla vicenda delicata e complessa di KME ed alle preoccupazioni della comunità e soprattutto dei lavoratori.
Condotta in studio da Egidio Conca, con la presenza del sindaco di Barga, Marco Bonini e di Mauro Rossi, segretario provinciale FIOM, la trasmissione ha visto anche le interviste svolte a Fornaci da Abramo Rossi.
Ecco una sintesi di quello che abbiamo ascoltato e visto.
Bonini, in studio, ha ribadito quanto esternato nei giorni scorsi, sia sullo shock che sulla volontà di vedere il bicchiere mezzo pieno, con primo passo per i propri impegni, quello di un tavolo istituzionale: “Ci ritroveremo lunedì mattina per un primo incontro in comune di Barga per far nascere un tavolo istituzionale che possa seguire passo, passo questo importante progetto.
Mi auguro che il 2016 possa far vedere se questa è la strada, se è la strada che fa continuare un livello occupazionale di questa portata. Credo che tutti noi dobbiamo conoscere bene questo piano industriale. Capire investimenti, modalità di riconversione, ecc.
Mauro Rossi: “In azienda c’è un clima di preoccupazione. C’è tensione, c’è attenzione. Che fosse nell’aria un qualche provvedimento dell’azienda era ovvio ma rimanendo nel settore. Per cui lo sconcerto è triplice.
Noi siamo di fronte ad una comunicazione data da Manes che ci ha fatto capire che soluzioni alternative non ci sono: cessare l’arttività del rame in Italia. La cessazione sarà al 31 dicembre, anche se dovranno essere completate le commissioni in corso. Il destino dell’azienda è comunque ormai segnato.
Ora vogliamo capire meglio che cosa c’è nel piano, in questo piano di differenza radicale rispetto al passato..
L’azienda attuerà gli ammortizzatori sociali che sono possibili, che possono essere estesi a tre anni, ma scatta un primo problema perché gli ammortizzatori sociali di legge portano ad una salario di poco più di 800 euro al mese.
Già calendarizzato una serie di incontri per chiarire punto per punto, voce per voce, quelli che saranno gli aspetti del piano industriale e del come si risolve questa transizione. Non solo per i dipendenti KME, ma anche per le tante aziende che ruotano attorno all’indotto per un totale di 700-800 persone”.
Intervistati da Fornaci Ivano Carlesi della palestra del judo Club che ha ospitato la diretta e Claudio Civinini in rappresentanza della Cooperativa Fanin.
Claudio Civinini:
“Alla Fanin lavorano 80 persone tra officina meccanica e manutenzione. E’ un peccato che il nostro supporto con KME vada spostato e svolto in altre nazioni dove non se lo meritano.
La Fanin è nata proprio per dare un sopporto alla KME; quasi una costola esterna alla Metallurgica. Alla KME siamo sempre andati dietro con fiducia per il futuro.
Il 90% del nostro fatturato è con KME anche se qualcosa resterà. Avremo però la riduzione notevole del nostro organico.
I nostri dipendenti mi chiedono di sapere che cosa accadrà, ma al momento non è possibile saperlo anche perché per una parte di loro non sarebbero nemmeno garantito gli ammortizzatori sociali.
Si sta chiedendo a KME ed alle istituzioni, ai sindacati, di darci una mano e di poter essere inseriti almeno in una parte in questo progetto”.
Bonini è intervenuto affermando di conoscere il problema dell’indotto. Approvato nell’ordine del giorno del consiglio la richiesta che il piano industriale tenga conto anche di questa problematica.
Intervenuto telefonicamente anche il senatore Andrea Marcucci che ha espresso rammarico e preoccupazione per le famiglie e per i posti di lavoro; si profila, ha detto, una situazione complicata, ma bisogna impegnarsi per trovare delle soluzioni.
Bisogna essere coordinati sulle cose da fare: “Sarò presente anche io alla prima riunione del tavolo istituzionale a Barga. Dovremo cercare di capire i tempi e questo piano di riconversione; che basi ha e di che sbocchi necessità. Il nostro obiettivo è quello di salvare il maggior numero di posti possibile. Il vero disastro, oltre che la fine di una storica produzione che ha accompagnato un secolo di storia della Valle del Serchio, è la preoccupazione materiale per più di 600 famiglie oltre all’indotto.”
Dopo l’intervento di Marcucci, una inchiesta presentata da Noi TV con la Coldiretti sull’effettivo numero di occupati che si possono raggiungere nella cultura idroponica. A rispondere per la Coldiretti Cristiano Genovani che ha garantito che la coltura idroponica può aver bisogno di una percentuale alta di lavoratori, come quella che si prospetta per KME .
Sulle alternative possibili l’intervento del sindaco Bonini che ha raccontato dei numeri presentati dalla’azienda secondo la quale non è possibile andare avanti con la produzione attuale. Analizzando questi numeri Bonini ha concordato che non si possa andare avanti sulla strada del rame. Ma bisogna invece credere al piano presentato anche se ora bisogna conoscerlo ed approfondirlo con precisione.
Importantissimo, ha detto, il confronto tra azienda e sindacati ed insieme il tavolo parallelo delle istituzioni che vuole essere di supporto in particolare alle istanze dei lavoratori. Se comunque l’azienda ha fatto questa proposta ha sicuramente valutato tutta la questione.
Secondo Rossi (FIOM): “Il problema non è che dobbiamo salvare più posti possibili. L’azienda ci ha detto che alla fine il piano garantirà lavoro a tutti. I numeri sono 400nell’idroponica, più 50 nel reparto taglio che rimarrebbe comunque a Fornaci; per gli altri quasi 150 KME ha garantito che anche questi verranno salvati.Il nostro obiettivo è di non perdere nemmeno un posto di lavoro.
Il problema è che abbiamo l’obbligo di verificare di che cosa si tratta, pronti a governare la nuova fase insieme all’azienda se ci convincono ed a metterci di traverso se non ci convincono”.
Da Fornaci poi gli interventi dei sindacalisti della RSU: negli interventi della RSU si spera che l’azienda intanto garantisca la copertura di quella parte che mancherà negli stipendi con gli ammortizzatori sociali.
Comunque anche i sindacati della RSU per il momento preferiscono restare cauti anche se riconoscono che lottare per rimediare ai licenziamenti è cosa diversa che invece veder mettere in campo un nuovo progetto che reimpiegherebbe tutti. Anche se le perplessità e gli interrogativi sono davvero tanti e pure lo sconcerto per una così radicale trasformazione.
A crederci veramente, hanno affermato i sindacalisti, aspetteremo comunque il giorno che vedremo i primi operai entrare a lavorare nella nuova attività.
Dalle telefonate esterne diversi gli interrogativi proposti tra i quali la reale fattibilità di realizzare un’azienda di cultura idroponica laddove per anni si sono prodotti metalli.
Ma anche se i livelli salariali per i nuovi impieghi saranno diversi.
Da Fornaci si è ripreso con l’intervento dell’on. Raffaella Mariani e dei rappresentanti delle due unioni dei comuni della Valle Andrea Bonfanti e Paolo Fantoni che hanno ribadito la necessità di un lavoro comune delle istituzioni ad approfondire il progetto di riconversione.
“Ci attiveremo con il governo – ha dichiarato l’on. Mariani – perché vengano garantite tutte le misure per supportare questo difficile momento, perché la KME è stata ed è la spina dorsale del sistema economico della Valle del Serchio”.
Bonini, negli interventi conclusivi ha detto di avere fiducia in questo progetto. Abbiamo una opportunità davanti anche se è difficile girare pagina in così poco tempo. :”Tutti insieme approfondiamo e valutiamo la situazione nella speranza che già nei prossimi mesi si possano avere i primi risultati, dato che i primi assunti si dovrebbero già avere nel 2016”.
Comunque sia, ha aggiunto Rossi della FIOM,quello che abbiamo davanti è un compito molto difficile e delicato. Il modello da seguire è portare avanti con la delegazione trattante i confronti, ma condividere poi l’iter con tutti i lavoratori.
Due parole le ha spese anche sul contratto dei lavoratori. Certo è che il contratto della agroindustria è un po’ più basso di quello metalmeccanico, anche se quando arriveremo a discutere il contratto vorrà dire che saremo già andati molto avanti. Comunque sia verranno rispettati gli scaglioni di anzianità.
Dopo un contribuito registrato del presidente della Provincia, Luca Menesini anche gli interventi conclusivi dei rappresentanti della RSU con l’invito anche ai lavoratori di lavorare con tranquillità in questi mesi e di cercare di stare uniti dando una mano ai sindacati da questa vertenza, con la convinzione e la rassicurazione che verrà fatto il possibile per portare avanti il miglior risultato possibile. Garanzie di tutela dei lavoratori sono venuti anche dai rappresentanti istituzionali.
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