Ieri sera in concomitanza con Live in Barga, è partita anche l’ottava edizione del “Tra le righe di Barga” il festival organizzato da Andrea Giannasi, Maurizio Poli, Prospektiva Editrice e Comune di Barga e supportato da libreria Ubik e Giornale di Barga e che ogni anno porta nel nostro comune nomi illustri della letteratura e del giornalismo italiano. Quest’anno, aperta con la bella voce della soprano nonché presidente dell’associazione “Bel Canto di Barga” Sally Li sulle note del “Nessun Dorma”, la serata inaugurale ha visto la presenza di Lirio Abbate con il libro “I Re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di Mafia Capitale”.
Davvero interessante ascoltare le parole e le esperienze di Lirio Abbate e la sintesi del libro scritto con Marco Lillo per Chiarelettere. Un testo-inchiesta che iniziò a essere elaborato già due anni prima dello scoppio del caso Mafia-Capitale. Un testo che lo stesso Abbate ha definito come un “Manuale di educazione civica” perchè fornisce al lettore la possibilità di riconoscere il metodo e la mentalità mafiosa che non è più quella dei riti d’iniziazione e degli spargimenti di sangue, ma è diventata una semi istituzione.
Incalzato dalle domande di Andrea Giannasi, Lirio Abbate, partendo da esempi semplici come il racket delle biciclette rubate nelle grandi città ha spaziato fino a politica e burocrazia, ormai tutt’uno spesso con il sistema mafioso.
I nuovi protagonisti di “mafia capitale” quella raccontata da Abbate, i progresso del semplice mafioso che partendo dal controllo delle attività commerciali del proprio quartiere fungendo da giudice-arbitro nelle losche controversie dei traffici in nero, si è spinto fino a posizionare nella burocrazia statale i propri tecnici di maniera da gestire direttamente appalti e lavori pubblici; fino a decidere direttamente la politica comunale o provinciale.
E’ un metodo silenziso senza spargimenti di sangue nè eccessi, si annida dove ci sono grandi investimenti e dove i traffici sono redditizi: grandi emergenze, appalti eccetera, togliendo soldi ai contribuenti e riciclando soldi sporchi.
Alla domanda “come se ne viene fuori da questo circolo vizioso?” Abbate che proprio per le sue denunce sulla mafia romana vive adesso sotto scorta, risponde: “Armandosi della cultura, se essa è forte e radicata non cedi, e non ti lasci corrompere. I mafiosi studiano le loro vittime, le pesano, sanno chi si fa abbindolare e chi invece è integro nelle sue scelte. Quindi se conosci il metodo mafioso cerchi di evitare che si riformi dove tu vivi.”
Il suo è un libnro che non si può non leggere perfché apre gli occhi su una realtà che ormai è diffusa in tutta Italia. Il suo testo è un manuale sul nuovo metodo mafioso, e analizza la realtà con occhi sinceri, pertmettendoci, nel nostro piccolo, di combattere il fenomeno. Le cose sono cambiate come è cambiato il mondo in cui viviamo, demistificare i falso onore con cui questi personaggi si identificano è un primo passo verso la lotta alla mafia e soprattutto per battersi contro l’antimafia di facciata che ha indignato molti ma che continua a essere la prassi in gran parte d’Italia.
L’incontro con Abbate, svoltosi nella nuova location della Volta dei Menchi, ha visto la presenza di un pubblico attento e curioso di conoscere meglio la storia di questo giornalista. Meglio di così il festival non poteva essere inaugurato.
Stasera, venerdì 17 luglio, si va avanti con il racconto del mondo islamico da parte di Giuliana Sgrena. Domani tocca poi a Bruno Gambarotta, mentre il festival si concluderà domenica a tinte noir con Giampaolo Simi
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