Le donne che si sentono “difettose” raccontate a Barga da Emanuela Grimalda

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Il Teatro dei Differenti di Barga ha proposto per la Festa della Donna uno spettacolo tutto al femminile (al debutto solo pochi giorni fa a Reggio Emilia) che vede Emanuela Grimalda impegnata in un monologo tratto da “Le difettose”, un romanzo di Eleonora Mazzoni uscito nel 2012 ed edito dalla Einaudi (per chi lo volesse leggere) e diretto da Serena Sinigaglia.

Il tema, sicuramente tra i più attuali, è dedicato alla sterilità ed alla fecondazione assistita, quest’ultima vista come “ultima spiaggia” per soddisfare il desiderio di maternità che affligge tante donne. Le “difettose” sono proprio loro, quelle donne che vivono spesso con il senso di colpa di sentirsi in difetto, inadeguate, anormali, incapaci di fare quello che può sembrare la cosa più scontata e naturale di questo mondo: fare un figlio.
L’autrice del romanzo, sensibile all’argomento in quanto anche lei “vittima” di un’esperienza personale che l’ha portata per anni a cercare un figlio che non arrivava, racconta il percorso che fanno molte coppie etero e non, all’interno di un circolo che a volte diventa vizioso, tra tentativi vani di procreazioni ed aborti spontanei che azzerano qualunque sacrificio.
Emanuela Grimalda, con la sua versatilità, porta sul palco sette personaggi, tra cui due uomini, raccontando con ironia ed allo stesso tempo amara consapevolezza, storie cariche di aspettative e di rimpianti mai sopiti. Quello delle donne che non riescono a procreare è un mondo complesso, riservato, celato da paure, vergogne ed inadeguatezze ed allo stesso tempo eccentrico, vitale, frenetico. In esso è racchiuso il dramma di coppie che si sentono incomplete, di donne costrette a sacrificarsi nel corpo e nello spirito, perché al giorno d’oggi ancora imbrigliate nello stereotipo per cui “non si è donne se non si è madri”. Ma di dramma si parla, se pur con toni ilari, nell’affrontare il percorso doloroso della fecondazione assistita. Doloroso in quanto la percentuale degli esiti positivi è ancora troppo bassa rispetto ai sacrifici che una coppia e soprattutto una donna è disposta a subire.
La scenografia scarna e, ad un primo sguardo, anche un po’ inquietante, racchiude con semplicità quello che le aspiranti madri tecnicamente sono costrette a sottoporsi: alcune aste con appese una serie di sacche di fluidi come unica soluzione ad un desiderio che diventa un’ossessione che forse solo Dio o la fortuna possono esaudire.

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