Tra i disturbi che possono essere risolti con successo dalla fisioterapia si trova anche la poco conosciuta (ma non per questo meno importante) Axillary web sindrome (AWS) o Sindrome ascellare del cordino fibroso.

Un problema che può insorgere in chi ha la sfortuna di incappare nella sindrome di Mondor e che è tipico nelle pazienti operate al seno con aggiunta di dissezione ascellare, nelle quali il disturbo può insorgere dopo pochi giorni dall’intervento chirurgico o a distanza di mesi.

I “cordini fibrosi” si presentano appunto come cordini, duri al tatto e tesi, in rilievo sulla superficie cutanea, visibili a volte anche ad un occhio poco esperto.

Hanno la caratteristica di essere molto dolenti e quindi di limitare la funzionalità dell‘arto. Se non si interviene precocemente con una adeguata manovra, comportano una notevole limitazione della qualità della vita.

La loro collocazione principale, come dice la parola stessa, è il cavo ascellare, ma possono trovarsi in tutto l’arto, fino alla base del pollice e possono, in taluni casi, decorrere lateralmente al tronco.

La loro dolorabilità è tale che a volte impedisce ai pazienti di estendere il braccio o di effettuare manovre di estensione del tronco.

Dal punto di vista clinico sono definite come disordine venoso linfatico e per il fisioterapista che si occupa di oncologia sono un urgenza di trattamento.

Generalmente però basta una seduta per “rompere” questi cordini e dare sollievo al paziente, anche se a volte sono necessarie sedute aggiuntive con cadenza settimanale.

Al termine della seduta, che prevede una particolare manovra, se la condizione dermatologica lo permette, può essere applicato un particolare cerotto denominato “tape” che ha l’effetto di prolungare in qualche modo il lavoro del fisioterapista anche a casa, aggiungendo beneficio e ristabilendo la motilità perduta.