Pari e dispari. Opinione uno e opinione due, questo e l’altro: con oggi iniziamo una collaborazione con due personaggi che da anni seguono la politica e sono stati attivi in quella locale seppur con idee diverse e in schieramenti contrapposti.
Questo per dare una lettura dello stesso fatto da due punti di vista diversi, nella speranza di stimolare le menti a far proprie idee e posizioni uscendo però dalla trappola del “destra e sinistra”, “giusto e sbagliato”.
I due opinionisti politici di giornaledibarga.it saranno – in rigoroso ordine alfabetico – Oriano Bartolomei e Nicola Boggi, entrambi esponenti della politica barghigiana fino alle scorse elezioni amministrative, il primo impegnato tra le fila dell’opposizione, l’altro della maggioranza.
Volutamente evitiamo la dicotomia “destra e sinistra” per non mettere etichette che restringerebbero il campo e darebbero subito una certa influenza, definendoli piuttosto uno “conservatore” e uno “progressista” , anche se questa posizione potrebbe alternarsi di volta in volta.
Vorremmo insomma affrontare temi di politica nazionale e locale ma anche estera espressi da due punti di vista, con la sola regola di avere visioni diverse che, messe vicine, possano dare al lettore un quadro più ampio della stessa questione, dato che – come destra e sinistra – anche il giusto e lo sbagliato spesso non esistono.
E per iniziare abbiamo scelto un tema quasi doveroso, l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, che ben si presta a letture differenti e quindi ad opinioni anche opposte. Da qui si dipartirà poi una collaborazione periodica che vedrà affrontare grandi e piccole questioni politiche, locali o nazionali, scelte di volta in volta dalla redazione o dagli stessi collaboratori ma che potranno essere proposte anche dai lettori.
Una cosa che ci preme, infatti, è la partecipazione di chi ci legge, che è invitato a sentirsi parte attiva e che quindi è invitato non solo a proporre ma anche a commentare (con rispetto), ad aggiungere, a precisare… ad esserci.
Pronti per iniziare? ecco di seguito i due primi contributi, la cui pubblicazione si avvia secondo il criterio dell’ordine alfabetico e che proseguirà con un’alternanza, proprio perché il peso e l’importanza dei nostri collaboratori è lo stesso. Ognuno in cuor suo sceglierà poi se essere “più” d’accordo con uno o con l’altro.
L’elezione di Sergio Mattarella: “Se questo è il cambiamento, andiamo bene”
di Oriano Bartolomei
Dopo oltre 20 anni di attività politica, inizio con questo articolo una collaborazione con il Giornale di Barga di commento riguardo argomenti di largo interesse. Venti anni passati per la maggior parte nelle file della Lega Nord di cui sono stato consigliere provinciale e segretario di sezione.Sono stato consigliere del Comune di Barga dal 2007 al 2009 subentrando al posto di Enzo Pardini nel secondo mandato Sereni, candidato a sindaco e consigliere comunale sempre di Barga dal 2009 al 2014 come capogruppo di Spazio Libero nel primo mandato Bonini. Consigliere per un paio di anni della Comunità Montana della Valle del Serchio. Nel 2014, alla fine del mandato come consigliere, a seguito degli scandali sui rimborsi elettorali che avevano coinvolto un paio di anni prima i vertici della Lega Nord, ho deciso di abbandonare la politica attiva.
Celebriamo in questi giorni la nomina a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella.
Palermitano, nato nel 1941, avvocato, figlio di Bernardo Mattarella gran notabile della DC siciliana e fratello di Piersanti ucciso dalla mafia il 6 Gennaio del 1980.
Persona molto riservata, signorile, è stato parlamentare per oltre un ventennio dal 1983 al 2008, più volte Ministro e Giudice costituzionale dal 2011 al 2015.
Dei venticinque anni passati in parlamento si ricorda poco di lui: la legge elettorale che porta il suo nome, il “Mattarellum”, adottata dal 1994 al 2001, la quale prevedeva collegi uninominali e un sistema maggioritario per il 75% degli eletti; l’abolizione del servizio militare obbligatorio quando era ministro della Difesa e le dimissioni da ministro dell’ struzione del governo Andreotti quando nel 1990 fu approvata la legge Mammì sulle TV che favorì Silvio Belusconi.
(L’Ansa è dovuta risalire al 2008 per ritrovare una dichiarazione di Sergio Mattarella e negli ultimi 10 anni risultano solo 29 titoli con parole pronunciate dal nuovo Presidente della Repubblica – Giorgio dell’Arti, Catalogo dei Viventi 2015)
Detto questo non risulta certamente il mio ideale di Capo dello Stato. Perché?
Le motivazioni sono queste: nei 25 anni passati come parlamentare e ministro non ha certo brillato per attivismo tanto è che Massimo Gramellini ha scritto che ”In confronto Monti era il Carnevale di Rio”.
Per me ha il grosso demerito di avere attraversato la prima e la seconda Repubblica, vale a dire il periodo che ha in gran parte distrutto economicamente questo Stato, facendo poco o, meglio sarebbe dire nulla, per dissociarsi, per prendere le distanze dall’andazzo politico imperante.
Come Giudice della Corte Costituzionale ha avuto una nomina non semplicissima.
“Candidato dal Pd, fu eletto il 6 ottobre 2011 dal Parlamento in seduta comune. Avrebbe dovuto farcela alla prima votazione perché c’era l’accordo con Berlusconi, ma si misero di traverso radicali, Idv e un pezzo del Pd che voleva Luciano Violante, cioè un comunista vero invece di un ex dc. Bisognò così attendere la quarta votazione, in cui bastava la maggioranza semplice. Essendo però incerti i numeri, il Pd, per sicurezza, precettò perfino una puerpera di appena due giorni, ordinandole la tassativa presenza in Aula.
La ragazza, allora ancora ignota ai più, era Marianna Madia. La scheda della “fatina” fu quella decisiva per l’elezione. Mattarella ebbe giusto 572 voti, uno più del quorum” (Giancarlo Perna, Libero 27/1).
Come Giudice Costituzionale è stato tra coloro che emisero la criticatissima sentenza che manteneva ai grandi burocrati dello stato le pensioni d’oro senza i tagli che erano stati previsti.
Di Sergio Mattarella ricordiamo la fama di persona perbene (come quella del fratello Piersanti, assassinato da Cosa Nostra) ma anche l’assoluzione per finanziamento illecito e la confessione di aver accettato un contributo elettorale da Filippo Salamone (tre milioni di lire in buoni benzina). Una cifra contenuta.
Un regalo. Nulla di illecito o illegale. Filippo Salamone non era però uno stinco di santo tanto è che qualche anno dopo sarebbe stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
“Siccome poi, per il capo dello Stato, conta anche la reputazione della famiglia (ne sa qualcosa la buonanima di Leone), non si possono dimenticare le ombre sul defunto padre Bernardo, ras della Dc siciliana nel Dopoguerra e neppure quelle più recenti che hanno coinvolto il fratello Antonino, indagato negli anni ’90 a Venezia per riciclaggio di denaro sporco e associazione mafiosa col cassiere della banda della Magliana Enrico Nicoletti, per una speculazione relativa ad una decina di alberghi a Cortina, inchiesta poi archiviata nel 1996 per mancanza di prove sulla provenienza illecita del denaro, con coda di polemiche anche in Parlamento. Completano il quadretto famigliare il nipote Bernardo, figlio di Piersanti, deputato regionale in Sicilia, ora indagato per peculato sui rimborsi regionali e il figlio di Sergio, Bernardo Giorgio, allievo di Sabino Cassese, docente di Diritto amministrativo a Siena e alla Luiss nonché capo dell’ufficio legislativo della Funzione pubblica al ministero della Pa, accanto a Marianna Madia: il suo compenso di 125 mila euro l’anno ha sollevato qualche malignità” (Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 29/1).
Certamente dal rottamatore Renzi mi sarei aspettato qualcosa di più, un candidato diverso che rompesse con il passato e non un ex tesserato della balena bianca. Se questo è il nuovo andiamo bene !!!…
L’elezione di Sergio Mattarella: “Un bell’esempio di rottamazione culturale”
di Nicola Boggi
di Nicola Boggi
Appena ventitreenne mi sono affacciato alla vita politica di Barga e della Valle; dal 1999 al maggio 2014 ho seguito ininterrottamente per il nostro comune le tematiche socio-sanitarie, giovanili oltre che alle politiche per la casa: per dieci anni come assessore nella giunta guidata dal Sindaco Umberto Sereni e nei successivi cinque come delegato dell’attuale primo cittadino Marco Bonini. Dal 2009 al 2014 sono stato Presidente della Comunità Montana della Media Valle del Serchio prima e della stessa Unione poi.Con le ultime elezioni amministrative del maggio 2014 mi sono proposto come candidato Sindaco del neonato comune di Fabbriche di Vergemoli dove attualmente sono a capo del gruppo consiliare “Costruiamo il Futuro” oltre a far parte, nella veste di consigliere dell’Assemblea dell’Unione dei Comuni della Garfagnana.Da sempre mi sono politicamente riconosciuto nell’area culturale dell’Ulivo di Romano Prodi; solo però con la nascita del Partito Democratico ho deciso di aderire personalmente a questo nuovo progetto politico.Ho partecipato e contribuito quindi alla nascita di questa nuova organizzazione su Barga rivestendo il ruolo di segretario del circolo di Filecchio-Ponte all’Ania dal 2007 al 2011. Dall’ottobre 2013 sono infine approdato alla guida del partito comunale di Barga.A differenza quindi dell’amico Oriano, con il quale ho servito per molti anni seppur su parti opposte, i cittadini del nostro comune in consiglio mi trovo ancora pienamente coinvolto nella vita politica di Barga. La, mi auguro temporanea, assenza dalla vita istituzionale del nostro municipio mi permette però oggi di partecipare con grande entusiasmo a questo nuovo progetto che arricchirà le pagine del nostro Giornale di Barga provando a guardare con la consueta onestà e trasparenza – seppur dal mio personale punto di vista – alle vicende di politica nazionale ed internazionale come, perché no, a quelle più prettamente di stampo locale. A tutti buona lettura e, spero, buona riflessione!
Con la celebrazione del giuramento e del discorso di insediamento pronunciato dal Presidente Mattarella all’insegna delle parole futuro, speranza e solidarietà si è concluso un periodo decisamente movimentato dal punto di vista istituzionale.
Lo storico appuntamento con l’individuazione del dodicesimo inquilino del Quirinale, come era forse inevitabile, ha pesantemente modificato gli equilibri interni ai partiti politici rappresentati oggi in Parlamento.
Più forte ne esce sicuramente il premier e segretario del PD Matteo Renzi che si ritrova alla guida di un partito ricompattato e protagonista della strategia che ha portato Sergio Mattarella al Colle. In difficoltà certamente la destra al governo, l’NCD che, spinta dalla “pattuglia” dei siciliani – molto numerosa ed autorevole nei gruppi parlamentari di Camera e Senato – ha portato, seppur con imbarazzante ritardo, Alfano ed i suoi al voto favorevole per Mattarella.
Ancor più difficile la situazione di Forza Italia uscita con le ossa rotte da questa vicenda e con una resa dei conti interna ormai alle porte che sta vedendo sul banco degli “imputati” più che l’ex Cavaliere il suo fedele braccio destro Denis Verdini.
Se invece SEL, Scelta Civica e Centro Democratico, per motivazioni politiche diverse, si sono ritrovati fin dalla prima ora sulla candidatura Mattarella, molto diversa è l’immagine mostrata ancora una volta dalla pattuglia del Movimento Cinque Stelle, dalla Lega e da Fratelli d’Italia che di fatto non sono mai riusciti ad inserirsi nella reale discussione politica rimanendone spettatori passivi.
L’altissimo profilo istituzionale individuato ha certamente favorito il processo di aggregazione di consenso sulla candidatura Mattarella che infatti ha raggiunto al quarto e decisivo scrutinio quasi i due terzi di voti dei grandi elettori. Tengo però ad aggiungere che, al netto delle più o meno condivisibili letture politiche, l’elezione di Sergio Mattarella, a dispetto di qualche superficiale analista, è stato a mio giudizio un bell’esempio di vera rottamazione culturale.
Troppo spesso infatti si è voluto brutalmente confondere la parola d’ordine renziana come la mera volontà di procedere alla sostituzione di una classe dirigente anagraficamente più anziana con una più giovane. A me piaceva e piace declinare il termine rottamazione in un modo profondamente diverso: lo associo infatti al tentativo d’archiviare una vecchia idea di politica, alla quale troppo spesso siamo stati costretti ad assistere, che si fonda esclusivamente sull’occupazione di potere fine a se stessa per fare invece spazio ad un modello capace d’individuare le persone giuste alle quali affidare il giusto incarico.
Nel solco di tale prospettiva culturale non posso che rallegrarmi per l’individuazione del Presidente Mattarella, uomo della “Prima Repubblica” che, con l’introduzione della legge elettorale da lui ideata, ci ha di fatto traghettato nella “Seconda”, e che ritengo sia ancora oggi la persona più adatta, vista la sua specchiata rettitudine morale ed istituzionale, per accompagnare il nostro Paese nella “Terza”.
Buon lavoro Presidente Mattarella.
Tag: repubblica, politica, Oriano Bartolomei, pari e dispari, sergio mattarella, Nicola Boggi, presidente
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