“Daremo battaglia. Non siamo assolutamente intenzionati a subire passivamente la chiusura dei nostri uffici postali per di più imposta dall’alto, senza un minimo di concertazione con le parti in causa. Poste Italiane deve per forza di cosa tornare sulla propria decisione. Ci muoveremo con i nostri politici, ANCI, UNCEM e tutti gli organismi sovracomunali e comunali per portare avanti la nostra battaglia e scongiurare la chiusura di uffici postali che sono un servizio fondamentale in zone disagiate e di montagna come la nostra”.
Così il sindaco di Barga, Marco Bonini che, dopo la pubblicazione della notizia di chiusura di diversi uffici postali in provincia di Lucca sui giornali di stamani, si è immediatamente mosso per scongiurare una politica di razionalizzazione che in Media Valle del Serchio colpisce proprio ed esclusivamente il comune di Barga, con la chiusura di due uffici importanti come quello di Castelvecchio Pascoli e di Mologno e la riduzione all’apertura per un solo giorno alla settimana per l’ufficio postale di Filecchio.
“Noi qui abbiamo già dato abbastanza alle razionalizzazioni di Poste: prima la chiusura pomeridiana dell’ufficio di Barga, poi il declassamento dell’ufficio postale di Mologno sotto quello di Barga, poi la riduzione degli orari a Castelvecchio e Filecchio ed infine la chiusura dell’ufficio di Ponte all’Ania. Guarda caso in questo nuovo piano di tagli, si torna a colpire proprio il nostro territorio; il comune più popoloso della Valle del Serchio dove se chiudessero anche questi uffici oltre 10 mila abitanti si ritroverebbero con due soli uffici funzionanti: quello di Barga e quello di Fornaci, dato che a Filecchio l’apertura sarebbe per un solo giorno alla settimana”.
La reazione del sindaco alle decisioni di Poste è avvenuta stamattina nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche il vice sindaco Caterina Campani, l’assessore Pietro Onesti ed il consigliere con delega ai rapporti per San Pietro in campo e Mologno, Francesco Consani.
Tutti i presenti hanno peraltro sottolineato la vitalità dei due uffici che Poste vorrebbe chiudere, che accolgono nei giorni di apertura centinaia di utenti al giorno. “Pensare che tutti gli utenti postali del comune (peraltro con maggioranza di popolazione anziana e spesso non autosufficiente come mezzi di trasporto) – ha concluso il sindaco – debba avere a disposizione i soli due uffici di Barga e Fornaci, già adesso oberati dal numero di utenti quotidiani, è semplicemente assurdo”. Due uffici presenti peraltro in due territori in forte espansione demografica ed anche economica, con a breve il completamento dei PIP di Chitarrino e Frascone e l’apertura degli stabilimenti Kedrion e Idrotherm”.
Poste deve assolutamente rivedere questa decisione, sottolinea il sindaco che rassicura la popolazione: “Garantisco a tutti i cittadini il mio massimo impegno nella lotta e nella opposizione a questa decisione che ritengo scellerata”.
Il sindaco ha già contattato i parlamentari ed i consiglieri regionali della zona e stasera ne parlerà in seno di giunta all’Unione dei Comuni, intenzionato a coinvolgere le varie autorità competenti nella questione per arrivare quanto prima ad un incontro chiarificatore con Poste.
Tag: Filecchio, Mologno, poste, castelvecchio, chiusura, uffici postali
Ghiloni Valter
5 Febbraio 2015 alle 14:35
Poste
Mi ricorda molto quanto avvenuto molti secoli fa con le scuole elementari…. si è visto com’è andata.Meglio allora cercare un servizio alternativo e chiedere a Poste Italiane di andarsene del tutto dal territorio.
Ghiloni Valter
6 Febbraio 2015 alle 8:22
Poste 2
Ovviamente quella di ieri è una provocazione. Ora la riflessione seria.Lo Stato, con un intento non ben chiaro ai più ma spacciato per liberismo e per creare condizioni di miglior favore per i cittadini, ha privatizzato una serie di aziende che prima erano statali. Bene. Anzi, male.Se Poste Italiane, prima azienda di stato improduttiva (dicevano), era tenuta per effetto del suo essere statale a fare un servizio ai cittadini a prescindere dai costi (che comunque ben avrebbero potuto essere razionalizzati anche nello stato) ora è una spa, deve produrre reddito, profitto. E allora, come tutte le imprese, fa i conti con il bilancio e taglia i rami nei quali i costi superano i ricavi. Forse, banalmente, è questo il motivo per cui vengono chiusi uffici. In provincia Poste hanno un budget, devono starci dentro ed anzi, ottenere un risultato positivo. Il servizio passa in secondo piano, non conta. Che problema c’è se invece che a Mologno l’utente deve venire a Barga e fare un’ora di coda? Nelle banche non è uguale? O la Fiat, tanto per dirne una, ha concessionarie ovunque per venire incontro ai cittadini o ne ha poche perché guadagnino qualcosina?Ecco, lo Stato, privatizzando, ha tolto servizi alla lunga, perché ora le società private si comportano da tali, fanno conti con il bilancio (che invece dovrebbe essere, per servizi ritenuti essenziali, più social) e se non tornano agiscono di conseguenza.L’accenno alle scuole di ieri aveva la solita valenza, non si è migliorato il servizio scolastico a chiudere Renaio, Tiglio, Sommocolonia, Albiano…. e via dicendo. Si è peggiorato, creando scuole più grandi e con meno possibilità di seguire da vicino i singoli.Idem per la telefonia, la concorrenza non ha migliorato ne i servizi ne i costi, ha solo incasinato le cose perché non è facile districarsi nella giungla di offerte che da qualunque parte tu le valuti ti fregano a prescindere, ha introdotto le moleste continue telefonate per farti cambiare in meglio e via dicendo.Certi servizi, acqua (in primis), luce, gas, poste, dovrebbero essere pubblici, gestiti dallo stato in regime sociale, con tariffe uguali per tutti e con un’attenzione a non sprecare.Non è pensiero comunista questo, è logica.Allora, lo ripeto, chi è causa del suo mal pianga se stesso, la porta delle poste è stata chiusa dallo Stato (e dagli enti locali che plaudevano a certe scelte) quando ha privatizzato il servizio. Ora è tardi per cambiare le cose.
Luti Giuseppe
6 Febbraio 2015 alle 16:03
Poste & Company
Concordo con Valter. E, come dice il proverbio: “il mal voluto non è mai troppo”.Vedasi: Ospedali, Poste, Banche, Acqua che non è non più dei Comuni, Gas, ecc. Ma noi tutti insieme, PODEMOS, o non podemos.Giuseppe Luti06-02-2015 – ore 16.02*