Sold out al Teatro dei Differenti di Barga per il terzetto storico “Le Galline” ovvero Sonia Grassi, Katia Beni ed Erina Lo Presti, attrici comiche di origine Toscana, energiche e talentuose, diplomate presso la Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone” negli anni 80 e dunque con una lunga carriera alle spalle di cinema, televisione e teatro.
Lo spettacolo “Bulle ed impossibili – cronaca di un miracolo supplementare” è la rivisitazione della drammaturga Donatella Diamante di un testo nato nel 1995 e riadattato ai giorni nostri in cui tre ormai cinquantenni, disoccupate e fuori di testa, tentano di sbarcare il lunario progettando in maniera decisamente approssimativa e confusionaria una rapina in banca.
I tre personaggi, due sorelle ed un’amica, ricordano per certi aspetti quelli della Commedia dell’Arte e del Teatro Dell’Assurdo, fortemente caratterizzati dalle vesti al linguaggio e dalla postura: Linda, la mente, almeno così pare, del gruppo, cinica, dura a tratti spietata, all black e volutamente sboccata: forse, e dico forse, l’unica con i piedi per terra; Eva, fashion quanto pacchiana, spontanea quanto ingenua, carina ma oca giuliva, seguace della psicoterapia New Age nella quale coinvolge la sorella Betty, goffa nel fisico e nel portamento, fragile psicologicamente e nel pieno delle sue stravaganti regressioni.
Appare chiaro fin dall’inizio che tre donne assortite così male e confusionarie non saranno mai in grado di portare a buon esito un colpo di tale dimensioni, seppur pianificato nei due anni precedenti. Durante la pièce teatrale tanti sono gli equivoci tra le fragorose risate del pubblico che culmineranno nel rientro a casa delle tre disgraziate, senza alcun bottino, con la polizia alle calcagna e con una presenza in casa che inaspettata è dir poco: la Madonna, apparentemente reale, su un piedistallo e di biancoazzurro vestita interpretata dalla brava e ieratica regista Letizia Pardi.
La domanda nasce spontanea: che ci fa la Madonna in casa con tre disperate e soprattutto, cosa c’è di reale in tutto ciò? È soltanto una visone per pochi? Perché allora proprio loro? Il finale è decisamente aperto, lo spettatore è libero di pensare le protagoniste redente, fatto sta che, tra una risata e l’altra, ancora una volta il teatro italiano da’ spunti di riflessione importanti.
“Viviamo in un’epoca storica complessa, in cui sembrano sparire ad uno ad uno i punti di riferimento che immaginavamo intoccabili e parte costitutiva del nostro vivere sociale. La crisi della politica, la crisi della rappresentanza amplificano la solitudine, l’isolamento, la marginalità dell’esistenza di ciascuno di noi. Percepiamo l’inadeguatezza degli strumenti di lettura e di intervento per cambiare, per migliorare la nostra società ed il rischio di cadere vittime di un senso di impotenza diffuso… ed il teatro? Il teatro è una rappresentazione del mondo senza i limiti imposti dalla realtà”
Sara Nocentini, assessore alla Cultura e Turismo della Regione Toscana, in un suo recente articolo ci suggerisce proprio questo, che il teatro può aiutarci ad interpretare la realtà secondo una visione più giusta in previsione del futuro.
Nel caso dello spettacolo in questione sono inquietanti alcune delle problematiche che emergono: la disoccupazione, ancor più per donne e per giunta di mezza età, che l’anagrafe così spietatamente non nasconde; che porta alla disperazione quotidiana e alla ricerca di estremi rimedi, anche non legali. Lo sottolinea, quasi amaramente la risata esasperata delle tre protagoniste, quando la Madonna chiede loro: “Ma perché non vi siete cercate un lavoro?”. O come la violenza sulle donne, tema attualissimo, letto nella frase della povera Betty ” O come si fa a sparare a tre donne!?”.
Del resto da tre ragazzacce toscane così brave e simpatiche non ci si poteva aspettare niente di diverso.
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