Il Regno è ancora Unito. Dopo la giornata di votazioni di ieri ed una lunga nottata, le urne scozzesi hanno emesso il loro verdetto: il 55,3% degli elettori ha detto no all’indipendenza dalla Gran Bretagna mentre le espressioni di voto favorevoli si sono fermate al 44,7%.
Risultati che comunque cambieranno l’assetto del Regno Unito, dato che non potrà rimanere inascoltato quel 45% di popolazione che ha sperato di affrancarsi e che, per dirla con il bargoestero di Glasgow Sergio Casci, fervente sostenitore dell’indipendenza, “ha rifiutato le regole di Westminster. Migliaia di scozzesi hanno scoperto di aver voce in capitolo e non smetteranno certo di usarla”.
Molto più loquace, nonostante 29 ore consecutive di veglia, l’altra nostra voce tra il popolo di Scozia, Michael Moloco di Dunfermline (Fife) che ha sostenuto il fronte del no.
“Sono lieto che abbiamo votato no all’indipendenza – ci scrive – e sono sorpreso dello scarto della vittoria: 55% contro 45%.
Il popolo scozzese ha capito che il piano economico proposto da Alex Salmond (primo ministro scozzese e forte promotore dell’indipendenza) era pessimo. Sarebbe stata una follia chiedere a una nazione di scegliere l’indipendenza senza sapere quale sarebbe stata poi la sua moneta. La sterlina? Una nuova valuta scozzese? L’euro?”
La tesi di Maloco è sostenuta anche dai numeri: secondo quanto ci scrive il “Sì” all’indipendenza ha vinto solo il 4 circoscrizioni (tra cui quella di Glasgow), con la capitale Edimburgo che invece ha toccato il 61 % di “no”, segno che, alla fine, il popolo di Scozia ha pensato che “better together” fosse meglio, seppur con tutti i distinguo del caso. Perché anche il fronte del No chiede a Londra di allentare le redini e di avviare una politica federale che ampli la sovranità della Scozia.
“Il primo ministro inglese – ci fa sapere Maloco – ha parlato questa mattina: la Scozia vedrà presto maggiore potere conferito al suo parlamento e ci sposteremo naturalmente verso il federalismo. Credo che questa sia la miglior strada da seguire.”
E aggiunge: “La partnership di 300 anni tra le quattro regioni del Regno Unito ci ha permesso di ottenere molto. Il nazionalismo è diverso dal patriottismo e può essere davvero sgradevole, come a volte è accaduto in questa ultima campagna. Credo che, sia che siamo scozzesi, italo-scozzesi, inglesi, gallesi o irlandesi, ci sono molte più cose che ci tengono uniti piuttosto che ci dividono, ed io sono davvero felice che siamo rimasti uniti ai nostri vicini…”
Insomma, “meglio insieme”, anche se ciò vale (secondo quanto hanno rivelato le urne) solo per il 55% degli scozzesi; l’altro 45%, probabilmente la pensa come Sergio Casci che si dice molto molto deluso del risultato: “il partito del Sì ha condotto una campagna ispirata, ma a quanto pare non è stato abbastanza”, conclude.
Quello che però salta agli occhi prima ancora della scelta dell’indipendenza o meno, è il grande esercizio di democrazia che è stato fatto nel Regno Unito, con fronti opposti mai chiassosi, praticamente nessuna scheda nulla o bianca e con un comportamento esemplare da parte dei politici coinvolti. Atteggiamenti da popolo maturo. Grazie per il buon esempio.
Tag: scozia, referendum, indipendenza
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