Si riaccende la vicenda ospedale unico, dopo l’incontro dei sindaci della Valle del Serchio con il Governatore della regione Enrico Rossi, che li ha ricevuti il 26 novembre scorso.
Rossi ha affermato che la Regione intende rispettare l’accordo per la realizzazione dell’ospedale unico della Valle del Serchio purché i sindaci non siano divisi come lo sono adesso. Se ne è parlato anche nella conferenza zonale dei sindaci, assemblea convocata in tutta fretta il 2 dicembre scorso per cercare di sostenere che le parole di Rossi siano la conferma che l’ospedale deve essere realizzato al Piano Pieve in Garfagnana. Così la intendono e la pensano i sindaci della Garfagnana che stanno tentando di portare avanti la propria posizione: fare in maniera che le parole della Regione suonino come una conferma di quanto sostenuto nella battaglia portata avanti in questi anni, anche, anzi sicuramente, con una certa prepotenza.
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In Media Valle del Serchio ovviamente l’opinione è diversa e si pensa invece che l’unità di intenti sia una cosa difficile da ottenere soprattutto perché la divisione è partita proprio dai sindaci della Garfagnana, forti di un sistema di voto in seno all’assemblea della conferenza zonale che ha loro permesso di non ascoltare ragioni, pareri tecnici e previsioni sui numeri minori di utenze, e di ottenere l’approvazione della localizzazione al Piano Pieve. Sindaci e politici garfagnini contano adesso sul senso di responsabilità della bassa Valle, chiamata a “ritrovare unità” su una localizzazione che unità non potrà mai far scaturire.
E in Media Valle? Qui appunto, dove addirittura qualche sindaco ha ipotizzato – in caso il progetto ospedale unico vada avanti verso la realizzazione al Piano Pieve – l’uscita dal distretto socio-sanitario della Valle del Serchio, si sostiene che trovare l’unità tra sindaci della Valle sia cosa difficile, ma che si debba ragionarne più approfonditamente.
Lo pensa il sindaco del nostro comune Marco Bonini ricandidato alla sua carica anche per le prossime amministrative che conta molto sul fatto che sia ancora possibile riportare i colleghi della Garfagnana ad una riflessione più aperta, tornando a ragionare sui numeri e sulle proiezioni future di utilizzo del nuovo ospedale, che certo al Piano Pieve non garantirebbero utilizzi adeguati alla funzionalità di un nuovo ospedale.
Che la divisione sia insuperabile e quindi l’ospedale unico sia ormai un progetto cancellato lo pensa invece Umberto Sereni, a capo del Comitato indifesa del cittadino, del quale ancora non si conosce l’esatta intenzione circa una ricandidatura per la carica di sindaco, ma che sicuramente ha le sue idee in tema di ospedale unico.
Per Sereni proprio quanto affermato dal governatore Rossi (“o trovate unità o l’ospedale non si fa”) è di fatto il “de profundis” per il progetto ospedale unico perché Rossi sa bene che la Valle è profondamente divisa, e sull’opzione di Piano Pieve c’è e ci sarà l’opposizione della bassa Valle del Serchio. Sereni sostiene che bisogna tornare al passato: al cosiddetto piano Rossi per il potenziamento dei due ospedali esistenti.
Giusta questa strategia? Giusta quella di Bonini? Non lo sappiamo, ma sicuramente lo scopriremo. Aggiungendo, se veramente questo ospedale unico qualcuno ha intenzione di realizzarlo, un’altra possibile opzione per andare avanti.
Chiedere alla Regione di assumersi le proprie responsabilità. Lo avrebbe dovuto fare quando cominciò a spuntare il progetto ospedale unico: invece di affidare la decisione sul luogo dove realizzarlo ai sindaci, ben sapendo che si sarebbero scannati, doveva essere la stessa, dati e carte alla mano, a trovare la sede più giusta. Certo, nemmeno una posizione super partes impedirebbe i malumori di alcuni sindaci, di questa o quella valle, ma almeno si ragionerebbe su idee basate su elementi diversi e più concreti che non quelli del gretto campanile, che hanno prevalso fino ad ora a discapito della migliore scelta. E che hanno portato lo stesso governatore Rossi ad affermare, nell’incontro coi sindaci, che la scelta di Piano Pieve appariva quantomeno poco baricentrica. Perché alla fine quello che veramente conta è trovare la soluzione migliore per la gente che in questa valle ci vive, ci si ammala e ci muore.
Dunque ci dica la Regione qual è il posto migliore per realizzare l’ospedale unico della valle se proprio vuole farlo.
Oppure dica chiaramente che quest’ospedale non intende realizzarlo (forse l’intenzione che ha da sempre). Ma a quel punto ci dica chiaramente che cosa vuole fare del futuro degli ospedali che esistono, che in effetti, forse non sarebbe la cosa sbagliata, meriterebbero di essere salvati da questa politica scellerata.
Tag: Umberto Sereni, Ospedale, regione toscana, conferenza dei sindaci, enrico rossi, ospedale unico, gaddo gaddi, valle del Serchio, articolazione zonale, marco bonini
Cardone Vincenzo
12 Dicembre 2013 alle 10:45
Riflessioni sull’ospedale unico
Credo sia fondamentale che i nostri amministratori abbiano a cuore il tipo di sanità da mettere a disposizione dei cittadini, questo deve essere il discrimine principale nelle scelte che devono essere fatte. Mi sembra evidente che ad oggi, di fatto, l’aspetto sanitario sia stato messo in secondo piano rispetto all’indotto economico che un ospedale produce. La Regione dal canto suo gioca un po’ sul campanilismo presente in Valle, affermando che il nuovo nosocomio si farà…purché tutti gli amministratori siano d’accordo e questo è un vero nodo gordiano che risulterà molto complicato sciogliere. Io penso che una classe politica matura dovrebbe trovare una soluzione che contemperi un’offerta sanitaria adeguata unita ad una ripartizione dei benefici economici indotti. Nella nostra situazione, alla luce degli input nazionali, che ipotizzano la chiusura dei piccoli ospedali ivi compresi Barga e Castelnuovo, dobbiamo velocemente giungere ad una soluzione condivisa, come detto, in grado di soddisfare al meglio tutte le esigenze. Io penso che dovremo fare una scelta precisa: uno dei due ospedali dovrà essere l’ospedale unico della Valle con 120 posti letto e con almeno tutte le attuali offerte sanitarie, mentre l’altra struttura dovrà divenire la casa della salute. La casa della salute è una moderna concezione della sanità, sostanzialmente si tratta di centri dotati di team multi-professionali che funzionano come una sorta di grande ambulatorio sui territori, sempre aperte e dotate di guardia medica. Ovviamente non dobbiamo rinunciare al finanziamento che la regione ha previsto per la costruzione dell’ospedale unico (60/70 mln €), tale impegno finanziario dovrà essere utilizzato sia per adeguare gli attuali edifici alle nuove funzioni, sia per un forte intervento migliorativo sulla viabilità in modo da diminuire i tempi di percorrenza per raggiungere le due nuove strutture. Questa ipotesi consentirebbe di mantenere operativi gli attuali due complessi, peraltro oggetto di consistenti spese per l’adeguamento antisismico, di non cementificare altro territorio ed infine avere un miglioramento complessivo della viabilità della Valle. Rimane da sciogliere quale dei due ospedali dovrà divenire l’ospedale unico della Valle, beh basta guardare le due strutture per capire quale oggettivamente sarebbe la scelta più idonea, ma qui mi fermo.