Tre cose semplici

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Tre giorni, poco più. Tre giorni di vacanza e tre lezioni di civiltà. Tre esempi cui ispirarsi.

La prima cosa semplice è un gesto banale ma non scontato, minimale ma rivoluzionario se fosse avvenuto da noi. Autrice di quella che potrebbe apparire un’impresa è una signora addetta alle pulizie di un parcheggio posto sul lungolago di Torbole (TN). Mentre si muove con destrezza tra le auto pulendo un parcheggio che a Lucca (ma anche a Pisa, Firenze, Livorno, Massa, Grosseto…) parrebbe ai più pulito in attesa dell’arrivo di una qualche eminente personalità, d’improvviso si ferma come distratta da qualcosa sul lato opposto della strada. E’ una carta bianca appallottolata. Una, sola, piccola e abbandonata. Ecco che la nostra operatrice ecologica attraversa la strada, raccoglie la carta, torna sui propri passi e prosegue il lavoro di pulizia del già lindo parcheggio. Io la osservo e rifletto su cosa avrebbe potuto NON fare: pulire un parcheggio pressochè pulito, dare importanza a quella carta posta dall’altra parte della strada, rischiare la vita attraversando due volte la strada per una banale carta appallottolata. C’erano tre buone ragioni per non farlo. E invece…

La seconda cosa semplice è forse quella che mi ha stupito di più. Ci troviamo a Bolzano e dopo pranzo scopriamo una spettacolare area verde lungo il torrente Talfer. Inutile dire che per i nostri standard c’è già da impazzire: area verde pulita, attrezzata, spazi gioco e per praticare ogni tipo di sport (dal ping-pong al basket, dal calcetto alla pallavolo) in forma libera (cioè i campi non sono chiusi con le chiavi nelle mani del gruppo sportivo di turno ma sono accessibili a chiunque). Poi bambini, ragazzi, anziani, famiglie a godersi un bel pomeriggio di sole. In questo quadretto idilliaco arriva una famiglia: la mia. Due genitori che arrancano dietro a due bimbi di 9 e 3 anni e mezzo. La bimba più grande sgrana gli occhi: “Papà, ma quella è una carrucola come al parco avventura!”. Si, lo è… ed è lì per tutti senza pagare un ingresso. Corre subito verso il gioco dei sogni e trova tre bambini che si stanno “lanciando” a turno. Già la vedo che storce il naso convinta che non le daranno mai spazio quando accade qualcosa di imprevisto (per noi): l’ultimo dei bambini a lanciarsi riporta la carrucola fino alla pedana di partenza, gliela porge e le dice “Ciao, ora tocca a te”. Lei si volta verso di me e dice “Papà, posso davvero andare io?!?”. Si, è così: a Bolzano i bambini non si azzuffano per divertirsi a scapito di altri, a Bolzano i bambini si divertono rispettandosi. Semplice, no?

La terza cosa semplice è un sorriso. Già, mentre cerco di orientarmi per capire in quale via di Bolzano si trova il museo che ospita Ötzi all’improvviso da un portone sbuca un signore che mi sorride e dice “Cerca l’uomo del ghiaccio, vero?”. Io annuisco e lui mi spiega dove si trova il museo. Io lo ringrazio e lui sorride dicendomi che un aiuto non fa mai male. Annuisco di nuovo e sorrido anch’io.

La vacanza, purtroppo, è finita e io ho raccontato queste cose ad alcuni amici. Immancabilmente ho visto le braccia aprirsi e mi sono sentito dire “Sai, in Trentino…”. E io immancabilmente ho risposto allargando le braccia e dicendo “No, non lo so… e in Toscana siamo davvero incapaci di queste tre semplici cose?”.

Ma, ormai si sa, io mi faccio troppe domande.

Emilio Bertoncini

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