E’ davvero inedita quanto interessante, e assolutamente da vedere, la mostra collettiva delle opere di Gianfranco Biagini, Renato Bisso, Raffaele De Rosa, Alberto Fremura, Mario Madiai, Dino Pelagatti, Antonio Possenti, Marc Sardelli, Franco Sumberaz, che il Comune di Lorenzana ospita , dal 14 settembre al 14 di ottobre (apertura tutti i giorni dalle 18 alle 20), organizzata dalla fotografa Giorgia Madiai, artista molto legata a Barga dove ha vissuto con la famiglia in piazza Angelio per tanti anni. Giorgia ha organizzato il tutto con la collaborazione dell’architetto Gaia Rinaldi.
Sabato 14, appunto, l’inaugurazione della mostra con la presenza di molti degli artisti (foto della giornata di Giorgia Madiai).
A spiegarci e ad introdurci alla mostra è la stessa organizzatrice che così presenta l’evento su Facebook:
“Si entra in un piccolo spazio antico così come ci si affaccia negli studi degli artisti: con quel sentimento di stupore e al tempo stesso timore di invadere un mondo personale dove colui che entra non può che sentirsi inizialmente elemento contaminante.
Si varca la soglia e come Alice di Lewis Carroll ci troviamo nel mondo delle meraviglie: quel senso di essere fuori luogo svanisce, siamo tornati di nuovo bambini e il nostro sguardo indagatore va alla ricerca di sogni, accompagnati per mano dal maestro.
Una stanza tutta per sé diventa quindi un microcosmo da esplorare: un piccolo studio color verde militare vicino al mare, con piccoli plastici di battaglie napoleoniche come napoleoniche le armi appese; una torre di avvistamento del ‘200, a picco sul mare, ricca di oggetti accumulati negli anni e da montagne di mozziconi di sigari a ricordare la quantità di disegni eseguiti nel tempo; un fondo nel cuore del quartiere storico della città di Livorno, come a voler rimanere in continuo contatto con le voci di un tempo che fu; una cantina sotto casa, dove “solo la morte potrà sfrattarmi” con una vita di tele attorno ed il paesaggio campestre sulla soglia; un salotto nel salotto della città; una casa torre nel cuore della storia della città di Lucca, con stanze disposte a labirinto dove perdersi diventa un piacere irrinunciabile; una stanza silenziosa, così come l’artista che ospita, in un casolare di campagna circondato da un paesaggio collinare toscano incontaminato.
Le opere esposte non sono veri e propri “cavalli di battaglia” degli artisti, parlando con il linguaggio pittorico di Marc Sardelli, ma frammenti raccolti nei loro microcosmi, opere inedite poiché distanti dal linguaggio per cui tutti loro sono conosciuti ed apprezzati da anni nel mondo artistico italiano e internazionale, ma altrettanto preziosi perché ci permettono di avvicinarsi un po’ di più alla loro anima”.
Della mostra è stato realizzato anche un video che proponiamo qui di seguito.(continua…)
BREVE BIOGRAFIA DEGLI ARTISTI
• GIANFRANCO BIAGINI “bella o brutta che sia questa è la mia pittura”
Gianfranco Biagini nasce a Gabbro di Livorno e dalla Toscana trae l’amore per la vita, per i colori per il bello. La sua pittura nasce come autodidatta per poi divenire arte vera e motivo di vita. Osserva, indaga, percepisce e descrive con i colori le sue sensazioni.
“I piani colorati di Biagini sono la trasformazione di un oggetto reale nella sua immagine ideale che l’artista ha maturato in sé approfondendo il senso dell’espressione colorata”( R. De Grada).
Biagini nasce con la “scuola livornese”, ma da essa si stacca quasi subito per iniziare un suo percorso che lo porterà ad innamorarsi di Venezia, ad illuminare di colori e di luci figure realistiche ripiegate sulla propria solitudine e sulle sue rabbie.
La pittura di Biagini è una pittura che ricerca, indaga, analizza e ti fa pensare. “Una forza misteriosa ne spande i significati profondi nelle immagini stimolate da una creatività che suggerisce di volta in volta il procedimento tecnico inteso a dare potenza espressiva alle invenzioni formali; ed è una sorta di cordone ombellicale che unisce i due momenti della tradizione e del contemporaneo.
Ti cattura la sensibilità di Gianfranco Biagini, ti rapisce dalla realtà per dotarti di un paio d’ali, prenderti per mano e accompagnarti nelle profondità della sua anima. Il viaggio all’interno del suo mondo espressivo è esplosivo, non comincia in punta di piedi. Alice di Carroll questa volta si trasforma in un essere minuscolo. Così la realtà si fa un insieme di particolari, porzioni di oggetti che diventano giganti buoni con colori corposi, materici, che ti abbracciano lo sguardo.
Con le opere più recenti il Biagini sembra proporti la sua felicità per il ritorno alla vita dopo un lungo periodo chiuso, di isolamento e di buio per dare al visitatore la possibilità di vincere il dolore, la solitudine, la “diversità”. Opere di Biagini sono sparse un po’ in tutta Italia ed all’estero; ha partecipato a mostre in Francia (Salon International de Peinture – Lione, Centre International d’Art Contemporain – Parigi), in Svizzera (P. + Z. di Zurigo) è stato molto presente nelle Marche, è forse la sua regione adottiva: in fondo in Toscana ha osservato ed osserva i tramonti, nelle Marche l’aurora e l’alba; è un completamento della vita: l’inizio del giorno ed il suo termine.• RENATO BISSO “L’amore è un cane feroce. Ancora oggi mi chiedo….”
http://www.renatobisso.it/
Nato a Livorno nel 1943 dove vive e opera. Scultore, pittore ed orafo, predilige intervenire sugli spazi con installazioni ed opere di arredo urbano. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Carrara ma soprattutto la Fonderia Tommasi e i laboratori di Sem Ghelardini.
Negli anni 70 inizia la sua attività espositiva. Nel 1984 fonda, insieme ad altri artisti di spicco, il gruppo Portofranco.“Personalità singolare nel panorama artistico del secondo novecento labronico, Renato Bisso si colloca in un contesto internazionale grazie ad un linguaggio universale. Artista poliedrico dimostra infinite possibilità di espressione, curioso di sperimentare nuove tecniche, cerca una propria forma dialettica che sia polifunzionale e al tempo stesso autonoma da generiche convenzioni.
Forte di un’ originale capacità di gestire la materia rielabora a suo modo elementi di origine diversa, dal tema classico, mitologico, a quello surrealista, simbolista astratto e dimensionale. Creatore dall’inesauribile inventiva, è quindi in grado di sperimentare le tecniche più disparate, dalla pittura in acrilico e olio, alla ceramica, dalla scultura in bronzo, marmo e legno, alla grafica e all’ arte orafa.
Bisso è un artista autentico che non necessita di grandi sollecitazioni ottiche esterne per creare la sua arte che spesso è il risultato di uno studio profondo dell’epica e di una spiccata fantasia. La profonda conoscenza culturale dell’antichità mette a nudo la purezza dell’anima dell’artista che emerge attraverso le sue opere come in un sogno, ma soprattutto fa di Bisso un artista che attraverso tecniche e stili moderni lega la contemporaneità alla tradizione classica.L’organo riproduttivo femminile più volte ritratto in pittura come in scultura , visto come condizione oggettiva di sensualità, in realtà è direttamente connesso alla genesi intesa proprio come generazione dell’essere umano ; la figura femminile viene esaltata in senso assoluto; tale concetto viene più volte evidenziato anche nella creazione di oggetti ovulari attraverso i quali l’artista indaga, analizza, contempla il mistero della vita. Bisso applica il concetto spaziale anche alle opere in ceramica ed in terracotta significative per le loro lacerazioni o squarci che simulano ancora una volta il segno genitale femminile.Renato Bisso si esprime brillantemente anche come grafico, tale tecnica viene utilizzata come mezzo rapido attraverso il quale sintetizzare arditamente alcuni concetti che fanno da filo conduttore di tutta l’opera dell’artista. cit.• RAFFAELE DE ROSA “C’è chi non cresce mai. Io lo faccio”
http://www.derosaraffaele.it/derosa.htm
Raffaele De Rosa nasce nel 1940 a Podenzana (MS) e fino a sei anni resta in Lunigiana. Si trasferisce prima a Pomarino, poi a Pallerone e a Napoli vicino al cimitero di Poggioreale. Trascorre la sua infanzia e la sua vita con i nonni, anche se cresce isolato ed impara a giocare da solo nel tentativo costante di trasferire il suo spirito in animali, oggetti, piante. A La Spezia è proprio la nonna ad obbligarlo a studiare il violino, strumento che odia. Di riflesso si mette di nascosto a dipingere. Frequenta un corso di decorazione e intorno ai sedici anni va a Livorno dove incontra un gruppo di giovani pittori con i quali inizia a dipingere dal vero. Con il collega e amico Pieri, De Rosa frequenta la Scuola Trossi dove, tra i vari maestri, incontra Gastone Benvenuti, Cocchia e lo scultore Guiggi, ma lo stile del neorealismo non gli appartiene. Sempre a Livorno si mette in contatto con artisti già affermati e con mediatori e mercanti d’arte. A soli diciannove anni firma il suo primo contratto e va a Neuchàtel in Svizzera. Tornato di nuovo a Livorno, riesce a vendere tutte le sue opere al signor Stefanini, avendo così l’opportunità di compiere serenamente le sue ricerche e scelte pittoriche. Apre uno studio a Firenze e nel 1963 stipula un contratto con Ruggero, noto mercante d’arte fiorentino.. Le opere dell’artista sono un esempio unico ed originale di pittura fantastica. Nel 1975 inizia a lavorare con la Graphis Arte di Milano, occasione importante per farsi conoscere anche all’estero. Si allestiscono presto mostre in tutta Europa per poi arrivare anche negli Stati Uniti e in Israele. Negli anni ’80 espone a Copenaghen presso l‘Istituto Italiano di Cultura, all’Art Expo di New York e nel 1984 tiene una mostra a Gerusalemme e nel 1985 a Parigi presso la Maison de l‘Unesco. De rosa firma in questi anni esclusive con la galleria Maggiore di Bologna e con la Leonardo Arte di Roma. Nel 1989 la società Parnaso gli allestisce numerose mostre in spazi pubblici ed il suo nome comincia a circolare negli ambienti universitari suscitando interesse fra specialisti di Antropologia e di tradizioni popolari. Nel 2003 espone al XXIV Festival “La Versiliana” e dal 2002 è in permanenza alla galleria Havens a Columbia in South Carolina. De Rosa è stato premiato anche di recente alla biennale di Minsk in Bielorussa. Fino al 28 febbraio del 2012 ha esposto i suoi quadri a Palermo, in un ciclo di mostre dedicatedalla regione Sicilia a grandi artisti internazionali.• ALBERTO FREMURA “io son me stesso da quando sono piccino”
http://www.albertofremura.it/
È nato a Livorno nel 1936 . Dopo essersi laureato all’Università di Pisa in economia, materia del tutto estranea alla sua attività artistica, si è poi dedicato esclusivamente a quest’ultima.
Come la maggior parte dei suoi concittadini prese giovanissimo in mano i colori e il pennello che continua a usare con ostinata passione per creare le sue pitture a olio e i suoi acquarelli. Insieme al pennello, però,cominiciò ad usare il pennino e l’inchiostro per dedicarsi ai cartoons che ora, pubblicati con periodicità su vari quotidiani e settimanali italiani ed esteri, hanno assunto un vero e proprio carattere giornalistico e di interpretazione quotidiana della politica del costume.
In questo campo gli è stato conferito il massimo riconoscimento al salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera. È molto presente anche nell’editoria libraria, avendo pubblicato, in varie lingue, molti volumi con i suoi disegni umoristici.
Tanti sono i premi ricevuti, tante le sue opere sono presenti presso musei italiani ed esteri ed in molte importanti collezioni private di tutto il mondo. Nonostante tutto la massima aspirazione di Alberto Fremura, anche se pubblicamente non vuole ammetterlo, è quella di ricevere il Premio Nobel per la Pace.• MARIO MADIAI “sono un curioso e accetto consigli quando trovo qualcuno piu’ bravo di me”
http://mariomadiai.com/
Mario Madiai è nato a Siena il 14 maggio 1944, vive e lavora a Livorno.E’ uno dei protagonisti della pittura italiana contemporanea, con una serie di lavori che hanno come tema principale la natura, i fiori, il paesaggio con una tecnica che si concentra nella ricerca dell’equilibrio della composizione, raggiunto attraverso l’accordo di linee e colori, quasi come in una pittura astratta.La sua prima personale a Livorno nel 1971 alla Casa della Cultura, poi una serie continua di esposizioni contrassegnate da un successo sempre maggiore in Italia ed all’estero (Inghilterra, Spagna, Francia, Svezia, Stati Uniti, Giappone, Germania, Cina, Portogallo).Tra i critici che si sono occupati a più riprese del suo lavoro segnaliamo Pier Carlo Santini, Carlo Ludovico Raggianti, Raffaele Monti, Martina Corgnati.Nella pittura di Madiai non c’è ingenuità nella scelta di dipingere Venezia, come non c’era ingenuità nel dipingere la classica veduta di Livorno.Nel vedere di Madiai c’è già la cultura, una cultura artistica che si propone contemporaneamente come filtro e come oggetto.Il destino di un pittore affezionato alla pratica artigianale e tradizionale di un mestiere antico, e dedito ad un rituale quotidiano nel suo studio, ma al tempo stesso un fervido contatto con il mondo che lo rende pienamente attuale e moderno.• DINO PELAGATTI.
Nasce a Livorno il 2 Agosto del 1932
Inizialmente influenzato dallo stile dei pittori Postmacchiaioli, nel corso degli anni ha rinnovato la tecnica delle sue raffigurazioni creando uno stile personalizzato e contemporaneo.Gli anni della guerra vengono percepiti dal giovane Pelagatti come una difficile esperienza umana perché con la sua famiglia non abbandonò mai Livorno. Nel dopoguerra risultò difficile per Pelagatti rendere mestiere vero e proprio la pittura a causa del forte orientamento popolare verso pittori Macchiaioli e Post Macchiaioli già affermati. Dopo un primo tentativo di diventare pittore, Pelagatatti decise quindi di abbandonare la vocazione, convinto di non riuscire. Con la partecipazione al Premio Rotonda nel 1970 riprese la strada della pittura che divenne sua principale occupazione dal 1971.Intorno al 1973 il pittore, considerandosi sufficientemente maturo, intraprese una fase evolutiva caratterizzata dalla rappresentazione di nuovi soggetti e nuove atmosfere incentrandosi sullo studio della figura umana.
Pelagatti ha una visione del mondo particolare: è una soluzione di continuità tra il reale e l’ideale. Nel suo lavoro egli affronta un ventaglio di soggetti: ampie scene di ambienti esterni affollati, figure in posa, composizioni di oggetti, animali, scene campestri o di lavoro.Questo repertorio si è rinnovato nel tempo ma l’artista non lo ha mai alterato con evidenza né ha mai modificato completamente il proprio stile. Soggetto principale dei suoi dipinti è la sua città natale, Livorno che ritrae numerose volte; tuttavia nel suo repertorio sono presenti anche opere che ritraggono Veneziae Milano.
Altro soggetto fondamentale per Pelagatti è la natura: dalle marine alle campagne e agli animali, ritratti con svariate gamme di colori. Il pittore utilizza colori accesi passando da sfumature di rosa, a tonalità gialle, blu, verdi e rosse.Dagli anni ’90 ci sono variazioni tecniche: allargamento delle pennellate per costruire gli elementi strutturali del quadro e utilizzo del pennello a punta fine, necessario per definire il dipinto. La tecnica usata dall’artista è caratterizzata da una pittura agile e corsiva incline a manifestarsi nell’azione resa visibile dal gioco della luce. Inoltre esegue opere con il pastello, esaltandone sempre i colori accesi.• ANTONIO POSSENTI “credo nella fortuna non nella sfortuna”
http://www.antonio-possenti.it/
E’ nato a Lucca nel 1923 e in questa città ha il suo studio in Piazza dell’Anfiteatro.
Compiuti gli studi classici, ha assai precocemente scoperto le qualità espressive del disegno, assecondando un’inclinazione al racconto favoloso che ha in seguito mantenuto, anche mediante l’osservazione attenta della “commedia umana”.Alla pittura è giunto, da autodidatta, dal disegno e dall’illustrazione. Le sue occasioni formative sono state ideali ed elettive, frutto della curiosità intellettuali e della cultura letteraria e artistica che aveva respirato sin da bambino nella famiglia, spaziando dalla classicità greco-romana all’epoca moderna e contemporanea e con una predilezione particolare per le esperienze di più vivace e coinvolgente taglio fantastico. Ha viaggiato molto e conosciuto vari personaggi e culture, ma ritorna sempre a Lucca dove vive e ha lo studio nel cuore della città, luogo magico che raccoglie, come un’immensa valigia, le testimonianze delle sue “escursioni” nel mondo.
Nel corso della sua carriera ha esposto nelle principali gallerie italiane e straniere (Gianferrari, Il Milione, Appiani Arte 32 a Milano; Marescalchi e Forni a Bologna; Davico e Biasutti a Torino; Poggiali e Forconi a Firenze; Aminta a Siena; L’Immagine ad Arezzo; Philippe Gumiot a Bruxelles; Rutzmoser a Monaco di Baviera; East West Gallery a Londra; Art Diagonal a Barcellona ecc.), ha partecipato a numerose manifestazioni espositive internazionali, tra le altre: Fiera d’arte di Bologna, la Fiera di Colonia, Art Basel di Basilea, F.I.A.C. di Parigi, Art Fair di Los Angeles, Art Miami di Miami Beach, N.Y. Art Fair di New York, Tuyap di Istanbul, Foire d’art di Gent, Arco di Madrid, Stockolm Art Fair di Stoccolma, St’Art di Strasburgo, BArt a Barcellona. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti e le sue opere sono presenti in importanti collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. Hanno scritto di lui critici, storici dell’arte, scrittori e intellettuali: Fortunato Bellonzi, Massimo Bertozzi, Dino Buzzati, Luciano Caprile, Raffaele Carrieri, Ornella Casazza, Piero Chiara, Enrico Crispolti, Massimo Duranti, Alfonso Gatto, Paolo Levi, Nicola Micieli, Marilena Pasquali, Roberto Sanesi, Pier Carlo Santini, Giorgio Saviane, Vittorio Sgarbi, Giorgio Soavi, Franco Solmi, Marcello Venturoli.• MARC SARDELLI “gli altri sono pittori. Io sono un mezzo farmacista”
Nasce il 01 gennaio 1930 a Livorno. A soli 10 anni disegna l’unica opera dell’infanzia oggi superstite: il ritratto di suo nonno, un carboncino su carta gialla che rivela il talento del bambino, completamente autodidatta. Conseguita la maturità scientifica, si iscrive all’Accademia di Belle Arti diFirenze, dove compie i suoi studi. Svolge la sua prima esperienza d’insegnante di disegno e storia dell’arte presso il Liceo Scientifico di Livorno ed il Seminario del Santuario di Montenero.
La sua pittura si distacca ben presto dalle esperienze impressioniste e macchiaiole tipiche della sua terra, maturando un percorso autonomo che lo porta a privilegiare il rigore della forma e del disegno. Il suo amore per il vero lo porta ad eseguire disegni e acquerelli raffiguranti gli scorci della Livorno bombardata e delle ultime vestigia storiche della città prima della ricostruzione postbellica, dando vita ad opere che rivestono una grande importanza storico-documentaria, oltreché artistica.
Al 1955 risale la sua la sua prima esposizione personale in Italia, mentre nello stesso anno le sue opere vengono inviate per un’esposizione a San Francisco.
A cavallo tra gli anni sessanta e settanta, Sardelli porta avanti una pittura nitida e ben dosata sulle figure, prediligendo il ritratto e l’ambientazione di scorci o angoli delle città. Egli impiega preferibilmente la tecnica dell’acquarello, non disperdendo le sue innate qualità introspettive, che gli permettono di esplorare psicologicamente i personaggi che intende ritrarre. Sempre negli anni sessanta ottiene la commissione per l’esecuzione di una raccolta di stampe raffiguranti la vecchia Livorno. Dal 1975 al 1986 è direttore dell’Accademia di Belle Arti “Trossi Uberti” di Livorno. Nello stesso periodo è chiamato a presiedere il Premio Rotonda.
La sua ricerca artistica lo spinge ad uscire dall’ambito della tradizione pittorica italiana per volgersi all’esperienza artistica del Nord Europa: ripetuti viaggi di studio in Germania, svolti per approfondire l’esperienza di Durer, lo conducono a Norimberga, dove nel 1977 tiene la sua prima mostra personale ed apre uno studio di pittore che gli servirà da base per le sue successive esposizioni in quella città. La grande passione per la musica di Beethoven stimola inoltre, dagli anni ’60, un filone di disegni e dipinti dedicati al genio di Bonn. Appassionato indagatore dei documenti storici, Marc Sardelli traduce in pittura tutti gli aspetti della vita quotidiana del compositore. In questo ciclo beethoveniano e nei ritratti femminili, che sono tra le sue opere più riuscite, di questo periodo e forse in assoluto, i tratti del volto sono ripresi meticolosamente come in una composizione verista.
Dagli anni settanta ad oggi ha ricevuto commissioni dall’Esercito Italiano e dalla Marina Militare per l’esecuzione di opere illustrative di eventi storico-militari. Quest’esperienza lo porta, nel 2000, ad esser nominato pittore ufficiale della Marina Militare Italiana e a ricevere costantemente commissioni per oli, litografie ed acquerelli celebrativi; fra questi si ricorda il dipinto, su commissione dello Stato Maggiore della Marina, della nave-scuola Amerigo Vespucci, donato al Presidente della Repubblica Ciampi nel 1999. Tra le sue opere più recenti si ricorda il dipinto raffigurante l’affondamento della Corazzata Roma durante la seconda guerra mondiale.
Il suo interesse per il periodo legato alle vicende napoleoniche è stato stimolo costante del suo lavoro di studio e di ricerca storica, con l’attuazione di opere pittoriche presentate in mostre e pubblicazioni librarie.• FRANCO SUMBERAZ “Il mondo come specchio e io come specchio del mondo”
http://www.francosumberaz.com/
Franco Sumberaz è nato a Fiume il 2 ottobre 1939, vive e lavora a Livorno. Si è diplomato all’Istituto d’Arte di Lucca, avviandosi quindi all’insegnamento di disegno e storia dell’arte. Nel ’64 ha partecipato, per incarico della sovrintendenza di Firenze, al restauro di affreschi ad Arezzo (Piero della Francesca) Venezia (Paolo Veronese) e Pesaro (il Bronzino), esperienze che ha riversato nel disegno e nella pittura. Ha eseguito scenografie presso il teatro sperimentale del centro artistico Il Grattacielo di Livorno. Ha inoltre collaborato, per conto del Ministero dell’aeronautica, alla Storia del velivolo e della nave nel tempo, nell’ambito della mostra nazionale dell’artigianato di Firenze.Numerose le mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.
Franco Sumberaz, pittore di grande talento, ha consolidato una lunga preparazione formale sulla linea dei grandi maestri del passato dai quali ha imparato il rifiuto del “gergo” sperimentale per un linguaggio di sicura garanzia. Dall’antica storia, dice di se stesso, ho ereditato la manualità di esprimere, per forme e colori, ciò che ancora oggi si chiama pittura. Franco Sumberaz percepisce e descrive la realtà, la complicata situazione dell’esistenza, l’amore della vita, con rigore e metodo.La sua opera è l’impresa di un visionario della realtà – scrive di lui Mario De Micheli – senza la realtà egli non sarebbe in alcun modo capace di muovere un passo. E infatti, quando la radio e la televisione hanno annunciato la tragedia di Chernobyl egli aveva in mano un vaso ceramico che gli cadde ed andò in pezzi; quella coincidenza gli ha ispirato la ricca sequenza del vaso di Pandora. Dalla realtà attinge emozioni, cerca analogie e presentimenti, evocazioni e rimandi culturali, per dare testimonianza di situazioni socio-ambientali in forte degrado che minacciano i nostri futuri destini. Il racconto dell’artista è un messaggio forte, costruttivo, saggio, teso a riportare ordine nella natura, il solo campo di applicazione della ragione. E’ per questo che Sumberaz dipinge anche stupendi paesaggi e delicate figure femminili. Come ricordava Rosemberg, molte opere d’arte, prima ancora di essere tali, sono un evidente implicito atto di critica.
Tag: Raffaele De Rosa, Alberto Fremura, Dino Pelagatti, Antonio Possenti, Marc Sardelli, Franco Sumberaz, Mario Madiai, lorenzana, giorgia madiai, ianfranco Biagini, Renato Bisso
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