Viaggiare arricchisce, è un modo piacevole per imparare. Parlo di quell’apprendimento esperienziale che forse gioca il ruolo più importante nel nostro modo di essere cittadini e che spesso si lega con le emozioni. Personalmente credo che le emozioni associate ad un luogo siano strattamente legate con la sua identità.
Nei giorni scorsi, complice una piccola vacanza, sono volato ai 1760 metri della stazione di arrivo della funivia Malcesine-Monte Baldo, sulla costa orientale del Lago di Garda. Provate ad immaginare una famigliola composta da due genitori e due bimbi, uno di tre anni e mezzo e l’altra di nove, che si svegliano la mattina alle 7, fanno colazione, scendono all’attracco sul lago, si imbarcano e navigano per 50 minuti; poi dopo un po’ di attesa, si imbarcano su un’avveniristica cabinovia e in pochi minuti si ritrovano a quasi 1.800 metri di quota con un panorama mozzafiato sul più grande lago italiano e sulle montagne che lo circondano.
Fatto?
Cosa vi è venuto in mente?
Credo di tutto, ma non Mr. Salsiccia, vale a dire un piccolo chiosco subito fuori dal self-service inglobato nella struttura di approdo della cabinovia che replica esattamente uno di quei rumorosi chioschetti che si trovano in località marine in cui va in scena la movida. Eppure il quadro che ci si è presentato è stato proprio quello: sedie a sdraio, signore in infradito che sorseggiano bibite, qualche tedescone che a metà mattinata ingurgita birra, musica da spiaggia a volume improponibile e (potevano mancare?) un po’ di distributori di palline colorate da uno e due euro per i bambini. Ci mancava una slot machine da retro bar e l’atmosfera dell’esperienza in montagna “per tutti” sarebbe stata definitivamente compromessa.
Tuttavia, questo non è tutto. In fuga da Mr. Salsiccia abbiamo avuto modo di scoprire l’agriturismo che alleva gli alpaca e propone facili “trekking” di 45 minuti. Già, ciò che tecnicamente dovrebbe durare “più giorni” qui viene offerto in formula espressa: prendi un bel guinzaglio e cammini avanti e indietro per un facile sentiero per 45 minuti. Diciamolo pure: per i bambini è una figata. Peccato che non si faccia con un animale autoctono e che possa esser fatto ovunque si decida di allevare questo camelide dall’aria assai simpatica.
E’ finita? No!
Se seguite i signori che fanno il trekking con gli alpaca o, più semplicemente, raggiungete il punto panoramico da cui si ammira (bellissima!) l’estremità nord del lago, scoprirete anche una sorta di bar/rifugio/giardino/parco divertimenti in cui potrete anche scivolare seduti in delle specie di canotti che combattono contro l’attrito lungo comode piste di morbida plastica. La chicca è che il prato, si badi bene nel bel mezzo di una prateria naturale d’alta quota, è perfetto e verdissimo grazie ad un bell’intervento col “prato pronto in rotoli”. Avete capito bene: a 1800 metri di quota (qui di certo non una quota estrema) il prato è migliorato grazie ad una soluzione tipicamente urbana e ben poco sostenibile sul piano ambientale.
Scusate lo sfogo, ma per me si può parlare di identità violata. Mi riferisco all’identità di una montagna, ma anche a quella di una comunità che fa sforzi incredibili per valorizzarsi e poi snatura il proprio territorio per replicare ciò che normalmente i turisti cercano (o semplicemente trovano) altrove.
Di fronte a tanto il cervello cerca una difesa e mi vengono in mente posti come Cerasa, le Prade garfagnine, il Monte Prado o la Pania della Croce. Ma più semplicemente Catagnana, Sillico o Sillano. Oppure Casoli Val di Lima o Coreglia Antelminelli. Potrei continuare a lungo perché viviamo in luoghi straordinari che conservano la propria identità. A Barga incontri stranieri, c’è vita culturale, arrivano artisti da mezzo mondo, ma tutto si inserisce armoniosamente nella vita di tutti i giorni. Al bivio per l’ospedale incontri ancora il trattore che trasporta la legna per l’inverno oppure mentre chiedi un panino per un’escursione ti raccontano una storia che riguarda l’ultima guerra o l’ultima stagione ricca di funghi. Non manca il negozio con le ultime novità e le manifestazioni non sono certo le stesse dell’inizio del ‘900, però si respira un’aria che sa di buono, che ti riempie i polmoni e la mente, che ti parla di persone e ti parla come si fa con una persona.
Mentre me ne sto in fila per ridiscendere verso il Lago di Garda cercando di produrre pensieri rumorosi che coprano la musica di Mr. Salsiccia penso ai tesori della Valle del Serchio. Sono tesori che sempre più cerchiamo di valorizzare e di proteggere da contraddizioni che di certo non mancano, ma che più di tutto dovremo proteggere dalla perdità d’identità. Di certo è una difesa difficile perché una fetta di quell’identità se ne va ogni volta che muore un “vecchio”, però possiamo ancora preservare molto, reinterpretarlo in una chiave moderna che non trasformi i visitatori in numeri, in meri portatori di euro da soddisfare a tutti i costi, in presenze turistiche, ma che li faccia sentire persone in visita in luoghi veri, autentitici, ancora dotati di una propria identità e abitati da gente normale.
Dobbiamo anche stare attenti a non crederci al riparo da questo rischio. Io vivo a Lucca, sebbene abbia forti legami personali e professionali con la valle, e di Mr. Salsiccia comincio a vederne fin troppi. Cammino per le strade della città e vedo “tipicità” più o meno reali vendute in troppi angoli all’interno dell’arborato cerchio. Menù un po’ troppo atipici per esser tipici, gelati che non si sciolgono mentre cammini in un afoso pomeriggio. Anche qui l’identità del luogo comincia a perdersi (sarò stato troppo buono?!?).
Faccio un ultimo tentativo per cancellare la musica internazionale e assordante di Mr. Salsiccia. Urlo, urlo un invito, un consiglio, un’esortazione a chi vive e lavora in Valle del Serchio: nel guardare al futuro pensiamo ad uno sviluppo (sostenibile?) che trovi il proprio punto di forza nell’identità, forse unico vero patrimonio che nessuno potrà mai copiare ad un territorio.
Ecco, ora sono pronto per ridiscendere al lago.
Tag: valle del Serchio, identità, territorio, viaggiare, Mr. Salsiccia
Lascia un commento