Domani il saluto alle suore Giuseppine

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Domani, domenica 4 agosto, con una santa messa che sarà celebrata nella chiesa di san rocco alle 17.30, Barga dirà addio alle suore Giuseppine, figure silenziose ma preziose che appena l’anno scorso avevano festeggiato 100 anni di presenza nella cittadina. Il progredire dell’età e la mancanza di giovani sorelle ha fatto propendere per la decisione, sicuramente sofferta, di ritirarsi a Roma, dove ha sede la comunità delle Suore Giuseppine.
Barga dice così addio a delle presenze buone e premurose che si sono prese cura dell’educazione e della formazione di diverse generazioni, reggendo la scuola femminile del Conservatorio di santa Elisabetta e con l’asilo Donnini, frequentato da molti bambini fino allo scorso anno scolastico.
Di seguito un affettuoso ricordo delle sorelle scritto da Graziella Cosimini

Ebbene sì, occorre arrendersi alla realtà: le suore Giuseppine lasciano Barga. Definitivamente.
Ciò significa arrendersi all’idea di perdere una istituzione religiosa centenaria, di fare a meno di una presenza silenziosa ed operosa che dal Centro Storico ha irradiato i suoi benefici effetti in tutta la comunità.
Una grave menomazione per Barga. Viene meno non tanto un servizio sociale, importante, di cui avvalersi per i figli, ma, soprattutto una proposta formativa con cui confrontarci, capace di orientare o meno scelte di vita.
Non so perché i miei genitori, dal Giardino, scelsero di mandarmi a scuola dalle Suore Giuseppine in Barga Vecchia , ma so che in quelle stanze di casa Donnini io sono cresciuta e la mia vita ha messo radici in un terreno buono, di fede e di amore.
Suor Leonilda, la mia maestra. A lei ci rivolgevamo con il nome di madre. E come madre mi ha accompagnato dalle aste sul quaderno dalla copertina nera all’esame di ammissione alle medie, quando la trovai ad aspettarmi, trepidante, in Piazza del Comune, alla fine della prova del dettato.

Nella stanza dai banchi di legno, ruvidi e screpolati, la vedevamo troneggiare, imponente figura nera, il volto incorniciato dal candore del soggolo. Non incuteva timore, solo rispetto.
Appuntava sul petto, se lo avevi meritato, la medaglia, dal nastrino tricolore sbiadito, di cui potevi fregiarti per un giorno per la soddisfazione anche dei tuoi. Oppure ti era concesso di portare a casa il giornalino scolastico “Lo scolaro”, ricco di componimenti di alunni bravissimi che, in verità, più che spronarmi mi scoraggiavano.
Una volta al mese, poi, a chi aveva fatto il proprio dovere, mentre gli altri insistevano sulla grammatica, era affidato il compito di piegare, nella stanza attigua, il giornale cattolico “Vita nuova”, fresco di stampa. Lo recapitavamo poi alle famiglie che erano sulle nostre strade di casa.
Ma imparare a leggere o a scrivere non era tutto. Il primo obiettivo era la formazione cristiana attraverso il catechismo e la preparazione ai sacramenti.
Al di à delle formule ripetute a memoria, senza capire, al di là delle preghiere, patrimonio comune, un seme è stato posto a dimora, allora: il senso del divino unito allo stupore della creazione e al miracolo dell’amore.
La mia vita, come è naturale, ha preso la sua piega, ma quell’inizio è stato fondamentale.
Ricordare, oggi, le mie suore dell’asilo Donnini mi commuove e, con la loro partenza, più cara e preziosa si fa l’immagine di loro che, in coppia, per tutti questi anni, ho visto scendere e salire per via di Borgo, al richiamo delle campane di San Rocco.
Sentivo che Barga poteva contare sulla forza di quelle esili e tenaci figure come su di un tesoretto, fatto di preghiera, di consolazione e spiritualità, a cui attingere senza il timore che si esaurisse.
Quando, l’altro giorno, ho abbracciato Suor Giuseppina, stringendo al petto la sua fragilità, e guardando la mitezza dei suoi occhi, è stato come avessi accolto in un unico abbraccio tutte le suore che l’hanno preceduta nella missione cui sono state fedeli.
Ma ora è proprio venuto il momenti di salutarci e Grazie, Grazie per ogni anno della vostra presenza tra noi,
Graziella Cosimini

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