Dal 21 giugno ad oggi sono stati davvero pochi i giorni in cui dopo l’accesso mattutino a Facebook non ho trovato un post dedicato a “Gigetto”. Una volta dà la buona notte, l’altra rende la notte un inferno, l’altra ancora dà il buongiorno. E Silvia, con estrema puntualità lo omaggia con un post. Letti da fuori quei post spesso sembrano simpatici. La loro ripetitività, però, impone un pizzico d’attenzione a quanto succede in prossimità dell’epicentro dello sciame sismisco che interessa l’alta Garfagnana e parte della Lunigiana. Ah, scusate… non si era capito che “Gigetto” è il terremoto?
Ora che sapete di chi parlo (si dico “chi e non “cosa” perchè ormai “lui” per molti è divenuto una presenza così abituale da avere una propria personalità), posso trascrivere a mo’ di intervista alcuni brani di una corrispondenza scambiata con Silvia, la titolare dell’Agriturismo Tripala di Antognano.
La cosa che davvero mi sembra importante raccontare di questa esperienza “terremoto” è come io e la mia famiglia siamo diventati esperti, nostro malgrado, nel riconoscerne i segnali “sensoriali” che lui ci manda ogni qual volta si presenti… rumore, vibrazione… che nei caso di più intenso scuotimento passa anche alle gambe direttamente dal terreno, impedendoti di muoverti come vorresti… il che forse è meglio, perché istintivamente vorresti catapultarti fuori, mentre di fatto sei paralizzato e rimani fermo dove sei…. questo ti mette al riparo dai pericoli esterni… a scuotimento avvenuto (…) ci si guarda dritto in faccia, espressioni un po’ ebeti, (…) ci si allontana dalla casa e ci si racconta sempre quello che si stava facendo quando LUI è arrivato… poi si passa all’I-PAD dove si no magnitudo e localizzazione secondo INGV… prendo le coordinate e le trasporto sulle mappe e spesso scopro che l’epicentro è proprio di fronte a me, a Sermezzana o Albiano… come ieri notte… tutto un susseguirsi di scosse anche di una certa entità, oppure anche lievi, ma così vicine a noi da potere sempre è comunque percepire sia il rumore che la vibrazione…
Silvia è un fiume in piena, un’ondata di emozioni che con lucidità diventano parole. E rende l’idea di cosa si vivie in prossimità dell’epicentro. Leggendo le sue parole capisco anche che è difficile capire stando lontano da quel punto notevole del sisma.
Mi colpisce come solo in pochi riescano ad immedesimarsi e comprendere sia lo stato d’animo sia cosa accade in terre di epicentro …basta allontanarsi dal raggio dei 10 – 20 km e già fai bene a non parlare di quello che ti succede perché ti guardano come un alieno… la tua non è a loro esperienza… la televisione ed i mezzi di informazione non ne parlano… una storia non esiste se non viene raccontata dalla tv, no? Io sono una professoressa e mi sono trovata agli esami di Stato proprio nel periodo del “Big 5,2″… Gli altri docenti e la presidente della mia commissione arrivando da Massa a Fivizzano ogni mattina, credo che vedessero la mia faccia senza capire. Dormivo in tenda o nel capannone degli attrezzi… ero stravolta…. al massimo era… “come va? Tutto bene?” Di fatto non volevano risposte da me e io non gliene davo. Il disagio era ed è tuttora mio, nostro, delle persone che lo vivono direttamente. Da parte degli altri o delle Istituzioni vedo ben poca condivisione o reale ricerca di darci delle direttive, anche solo dei consigli.
Silvia è un’insegnante ma la sua attività agrituristica è una realtà importante per l’economia familiare. E “Gigetto” non è certo selettivo, non risparmia di certo gli ospiti dell’agriturismo.
Ecco cosa non viene capito all’esterno… chi vive e lavora per così dire sull epicentro, SENTE TUTTO… e questo non per fissazione o eccesso d’ansia, ma per pura logica conseguenza al fatto di vivere e lavorare proprio lì non sempre è facile… il non dormire significa non ricaricare le batterie e nel mio caso le energie mentali sono fondamentali poiché mi trovo a dover fronteggiare ed arginare l’ansia dei clienti del mio agriturismo. Si tratta di persone che arrivano perlopiù dal nord Europa e non sono avvezze a certi fenomeni… spesso “Gigetto” esagera nel presenzialismo (anche 18-20 scosse in una notte) e allora anche io come mi comporto ? Lo stress lo sento anche io e mi perdo d’animo pur nella consapevolezza di non trovarmi a vivere una esperienza estrema. Alcuni clienti si spaventano, piangono e ti rendono le chiavi degli appartamenti con l’occhio sbarrato… altri ti rispondono che è una bella esperienza per i ragazzi… bà… io che faccio? Chiamo l’ingegnere ed il costruttore di mia fiducia e, come ieri, faccio nuovamente ispezionare la “casa vecchia” che, per fortuna, circa 10 anni fa ho completamente messo a norma. Lei è del 1600 e ha retto più che bene, ma li dentro i colpetti del terremoto li sentì tutti tutti… e la famigliola tedesca è ripartita alla volta di casa sua… irremovibili e sconvolti…
Mentre leggo la sensazione che provo è quella di un mix tra consapevolezza e rassegnazione di fronte ad un fenomeno naturale fortunatamente non catatastrofico sul piano materiale ma disastroso sul piano emotico e psicologico. Lo sciame sismico avrà termine prima o poi, ma le sensazioni, i timori, le paure che ha scatenato in chi vive nelle terre d’epicentro dureranno a lungo, forse una vita intera, come per tutte le cose che ti tolgono le certezze di sempre.
Io – prosegue Silvia – sono un tipo curioso, mi informo da sola, vivo questa esperienza come posso. Guardo le mappe, cerco un approccio scientifico ed esperienziale. Mi sfogo solo con mia zia per telefono o lascio trapelare la mia reale prioccupazione da qualche post su Facebook, dormo poco… qualcuno dei miei amici mi dice che mi esprimo come una stromboliana, solo qualcuno lascia passare dai commenti una certa empatia… questo serve molto…
Io, e questa volta prosegue Emilio, spero che questo articolo serva a tutti noi per capire un po’ di più, ad immedesimarci con amici che vivono un’esperienza che potrebbe essere la nostra e, forse, non lo è per caso o per questioni di faglia.
Tag: terremoto, Garfagnana, lunigiana, sciame sismico, gigetto, epicentro, tripala
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