Due episodi sismici superiori a 4 gradi richter da gennaio a giugno 2013 ai quali si somma l’evento di gennaio 2012; questa valle non era abituata a “ballare” così spesso, pur sapendo chiaramente di essere classificata come zona altamente sismica.
E il timore corre subito alle cronache del 1920, quando la faglia garfagnina, risvegliatasi, scaricò sulla nostra terra un sisma di oltre 6 gradi che rase al suolo alcuni borghi e lesionò edifici anche a decine di chilometri di distanza.
Per questo ad ogni terremoto (inevitabilmente seguito da sciame sismico) il panico ci assale perché temiamo di trovarci di nuovo di fronte a un evento così distruttivo.
Per questo ad ogni terremoto contattiamo il sismologo professor Gianluigi Ruggio di Barga, sempre disponibile a spiegare e ridimensionare – quando possibile – il panico post terremoto (in calce all’articolo trovate l’audio integrale della nostra chiacchierata con lui).
Ed anche per l’evento sismico di ieri, 21 giugno 2013, le parole del professore ci giungono rassicuranti, dato che esclude che a provocare l’ultima serie di scosse sia stata la faglia della Garfagnana, così come non fu “lei” la responsabile dei movimenti di gennaio scorso: i suoi cicli, davvero potenti, sono infatti stimati in centinaia di anni, e quindi, ancora per qualche secolo, dovremmo poter star tranquilli anche se, come noto, sui sismi le predizioni si basano su dati fallibili come le statistiche.
“Chi” è stato allora, a far ballare Lunigiana, Garfagnana e Media Valle? secondo Ruggio una struttura ligure che ha le fondamenta nel mare di La Spezia. Una faglia da molti – erroneamente – ritenuta prosecuzione della Garfagnina, ma in realtà dotata di vita propria e proprie caratteristiche. Una delle quali, tra l’altro, la composizione rocciosa che, essendo di materiali più disgregati non la rende pericolosa come la vicina della Garfagnana.
Ecco perché, informalmente, questo terremoto è stato definito dallo stesso professore “non interessante”: perché rientrante in una normale attività sismica e poiché avvenuto su una faglia con pericolosità ritenuta medio bassa.
Per fortuna.
Certo di danni ne ha causati: tra Lunigiana e alta Garfagnana qualche struttura è stata lesionata, alcuni camini o cornicioni sono crollati e l’apprensione delle popolazioni è ancora tangibile; la “botta” è stata così forte perché la frattura si è verificata molto superficialmente, a 5km sotto la crosta terrestre, e questo porta ad avere sismi più circoscritti ma più violenti.
Tutto, però, secondo Ruggio, rientra in uno schema usuale, anche se per dirla con lui, “questa performance è stata un po’ più vivace”. Quindi, se questo episodio rientra nella normalità statistica come sembra, è possibile che in pochi giorni ci lasceremo alle spalle anche questa avventura, sopportando le ultime scosse dello sciame (già molto indebolito a 24 ore dall’evento primario) seppur rimanendo sempre consapevoli che la Garfagnana e la Valle del Serchio dovranno per sempre convivere col terremoto.
E a proposito di convivenza con il terremoto, lo ha notato il prof Ruggio e lo abbiamo notato anche noi, la popolazione del comune si è comportata come mai prima: passato lo spavento iniziale la vita non è rimasta paralizzata dal timore del sisma e non sono stati segnalati problemi allo svolgimento delle attività quotidiane: una dimostrazione che il livello di consapevolezza degli abitanti del comune è davvero buono.
Tag: terremoto, prof ruggio
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