“Gli antichi bagni della Torrite”, presentato un volume sulla località castelnovese

-

Si è tenuta sabato 22 giugno alle 20,30 presso il teatro di Torrite (Castelnuovo), la presentazione del libro “Torrite: note storiche, Don Gigliante, gli antichi bagni” curato da Mariano Verdigi e Bruno Tognini ed edito dalla Garfagnana editrice. Un volume che raccoglie la storia di un paese, di un parroco e di un luogo riscoperto in cui si intrecciano storie dall’antichità fino ad oggi. Alla presentazione del libro erano presenti, tra gli altri, monsignor Gianfranco Lazzareschi, Andrea Tagliasacchi e Andrea Giannasi.

Bagni Romani. Così gli anziani del paese chiamano e chiamavano la zona posta tra il mulino del Campatello e la Centrale Enel dove in tempi antichissimi sgorgavano calde ed abbondanti le acque termali di Torrite.

Ma, chiediamo ad Andrea Giannasi, editore del libro, risalgono veramente a tempi così remoti i bagni?
“Alla fine del secolo XVIII, l’illustre storico garfagnino Domenico Pacchi, nell’affrontare il tema della datazione dei bagni di Torrite, annotava che, a quei tempi, correva voce che essi fossero stati fatti fabbricare dalla Contessa Matilde di Canossa, ma manifestava anche tutte le sue perplessità su tale voce. Ed in effetti non esistevano allora e non esistono neppure oggi documenti che possano avvalorare una tale ipotesi. E, ad oggi, non esistono neppure documenti che possano avvalorare la voce popolare che attribuisce ai bagni un’origine romana”.

Quindi? “Per la verità l’archeologo Paolo Notini ha recentemente rinvenuto, all’interno della grotta dei bagni, le pareti laterali di una grande vasca murata in cocciopesto, un materiale assai usato dagli antichi Romani. Ma lo stesso archeologo ha fatto rilevare che questa scoperta non può essere considerata la prova che siano stati proprio i Romani a costruire i bagni di Torrite: in diversi paesi si è continuato e si continua ancora a utilizzare il cocciopesto in lavori idraulici di vario genere. Sembra comunque certo che le acque termali di Bagni di Lucca e di Equi Terme, paesi posti a non molta distanza dal nostro, fossero già conosciute ed utilizzate ai tempi di Roma repubblicana”.

Allora erano già conosciute anche quelle di Torrite?
“Alcuni studiosi vedono nel termalismo uno stimolo della viabilità. Già i Romani, nel tracciare le loro strade, tenevano presente la possibilità di usufruire di sorgenti termali. E certo riposare le stanche membra in una vasca di tiepida acqua, poteva rappresentare un sollievo straordinario per un viaggiatore dell’antichità! Secondo costoro si può quindi pensare che l’esistenza di acque termali in vari luoghi della valle del Serchio (Bagni di Lucca, Gallicano, Pieve Fosciana e Torrite) abbia facilitato i traffici di mercanti e pellegrini lungo la strade che dalla Lombardia portavano a Lucca”.

Dal canto suo il Repetti, autore autorevolissimo, nel suo Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, facendo riferimento al documento del 952 dice che, secondo lui, la villa di Torrite “…probabilmente ebbe origine dalle distrutte sue terme, quindi, sarebbero antecedenti all’anno mille e dunque quasi sicuramente romane”.

Ma qual è il più antico documento che accenna ai bagni di Torrite? Risponde Giannasi: “è, sicuramente, il contratto notarile del 31 gennaio 1525 citato da Giuliano Nesi. In questo documento si riporta, tra gli altri, anche il toponimo “al bagno”. Ma da altre fonti, apprendiamo che i bagni dovevano essere comunque molto più antichi. Infatti, la prima e più importante di queste fonti è costituita da un’opera dell’accademico Domenico Vandelli, nipote dell’abate omonimo che progettò e realizzò la grande strada ducale Modena-Massa (Via Vandelli). Anche lo storico garfagnino Sigismondo Bertacchi, che scrisse la sua storia della Garfagnana nella prima metà del Seicento, ricorda i bagni di Torrite e la visita del Duca Alfonso II d’Este”.

Scriveva, infatti, Bertacchi: “a Bagni di Torriti vi sono le vestigie d’un bagno d’acqua calda, che per memorie di vecchi era tenuto celebre, che si dice, che per l’invidia fosse guasto da’ Fiorentini, o Lucchesi, quando presero la Garfagnana, perché gli levava tutto il concorso dalli loro. L’acqua si ci vede anch’adesso, ma tanto meschiata con quella del fiume Torita, che questa le leva la sua natural virtù: sono però di quelle persone che la bevono, e li passa per orina con giovamento. È acqua limpida e bella, e dell’anno 1596 dal Ser.mo Sig.r duca Alfonso vi fu fatto spendere più di mille scudi, per cercare se si poteva ritrovare la vera vena di tal acqua; ma non fu possibile”.

Ma tra le pagine del volume di Garfagnana editrice presentato sabato 22 giugno oltre alla complessa storia delle origini dei bagni viene soprattutto offerto un meraviglioso ritratto e affettuoso ricordo di Don Gigliante, sacerdote che dal 1934 ha costruito la strada di fede, crescita e speranza di un’intera comunità.

Spiega Mariano Verdigi, curatore del volume: “Ogni pietra, ogni cantone a Torrite narra una storia legata a Don Gigliante che però non fu solo il parroco. Fu infatti soprattutto pastore e animatore di tante attività in Garfagnana. Questo libro diventa, per tutto questo, uno strumento che riprende dal passato elementi utili a costruire ogni giorno il nostro futuro”.

Commovente la lettera letta il 4 dicembre 2001 al funerale del parroco che aveva scritto: “Miei cari parrocchiani di Torrite, voi, ora, vedete lì il mio corpo, freddo in quella cassa. Ma la mia anima è con Dio e può parlarvi: Vi ho amati tanto; e anche ora che sono nell’eternità. Perdonatemi gli errori pratici. Ma vi ripeto: vi ho sempre amati. Sempre; fin dall’agosto 1934, quando mi mandarono Curato di Torrite (che non era ancora parrocchia) e cappellano di Castelnuovo presso l’Abate Giannini. Mi sentii tutto vostro, avevo 24 anni. Molti di voi mi aiutarono e tutti mi seguirono al miglioramento spirituale del paese. Più tardi mi aiutaste a costruire il Teatrino, cioè la Sala Parrocchiale attuale, con suo mobilio, riscaldamento, palcoscenico, capienza capace di 350 posti a sedere e attrezzatura per Cinema. Fu inaugurato nel 1951 dopo 3 anni di vostra esclusiva manodopera. Grazie della fiducia che aveste in me. Grazie a tutti che negli anni successivi lavoraste spiritualmente con me per la parrocchia triplicata di popolazione”.

Una lettera che più di tante parole ci fa capire lo spessore umano e spirituale di un vecchio prete di montagna. Di quelli che non ci sono più, purtroppo.

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.