La vita di San Pellegrino e i peristromi di Timoteo Tramonti

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Nel leggere l’interessante intervista-dialogo che Nazareno Giusti ha fatto a Normanna Albertini in riguardo alla ripubblicazione anastatica del libro Compendio della vita di S. Pellegrino scritto nel 1755 da Pellegrino Rossi e riedito a cura della Garfagnana Editrice di Andrea Giannasi, mi sono sentito spinto a parlare di un’opera similare, rimasta allo stato di manoscritto, oggi giacente presso l’Archivio di Stato di Lucca e in parte, una ritenuta aggiunta che esamineremo in ultimo, conservata nei fondi della Biblioteca Statale di quella Città.

Il manoscritto di cui parliamo è il Peristromi Pellegrini, il cui titolo continua con: Ovvero, Commentario Fiorito di ogni genere, d’erudizione sulla Leggenda di S. Pellegrino Re di Scozia. Anacoreta e Protettore degl’Alpi d’Italia. Opera Ingegnosa, poi detta Posthuma, di Timoteo Tramonti Castiglionese, data alla luce da… qui termina il titolo.

Proprio partendo da quel “data alla luce” prende avvio quest’articolo, perché dietro di ciò c’è tutta una storia che meriterebbe essere raccontata. Una vicenda che vede in campo diversi attori, con sfondo le due potenze che duramente si accipigliavano per il possesso di S. Pellegrino in Alpe: Repubblica di Lucca e Ducato di Modena.

Il manoscritto non ebbe il successo delle stampe per un motivo ben preciso, l’avversione della Repubblica di Lucca, in quanto al suo interno sono contenute delle ricostruzioni storiche in cui si evince la ferocia della dominazione di quella Città sulla Garfagnana, tra cui Barga e soprattutto Castiglione, tantoché per sole ombre di sospetti arsero la stessa Castiglione. Oltre a ciò contenente anche certa documentazione attestante che il sito di S. Pellegrino fosse più di Modena che di Lucca, un dato che la Città della Pantera non voleva assolutamente digerire, anzi, che neanche ci fosse il sospetto di una tale circostanza.

Il testo del Peristromi per un certo periodo fu anche in possesso di Modena e, mentre si accingeva alla sua stampa, ecco che intervenire il cartografo Domenico Cecchi che per certi sospetti lucchesi di una sua affiliazione all’idea modenese che prevedeva sotto di sé tutta la Garfagnana, era stato esiliato da Castiglione Lucchese. Il Cecchi per potervi rientrare con tutti gli onori, per quattro Ruspi e misteriosamente riuscì a togliere il Peristromi Pellegrini dalle mani di uno stampatore mantovano, così riconsegnandolo a Lucca; ma questo gran servizio alla sua repubblica lucchese gli procurò solo dei salvacondotti temporanei per il rientro a Castiglione e mai fu totalmente graziato e tolto dall’esilio.

Tralasciando questa storia, seppur molto interessante, ma che ci porterebbe troppo lontano dall’intento del presente articolo, vediamo allora di conoscere almeno i capitoli del Peristromi Pellegrini. Per farlo iniziamo con una nota dello storico castiglionese Emilio Tonelli, che sull’argomento Peristromi pubblicò nel 1942 su Il Telegrafo tutta una serie d’articoli, ben diciassette.

Tonelli fu tra i pochi che si sia preso la briga di andare all’Archivio di Stato di Lucca e poi alla Biblioteca pubblica di quella città per prendere visione dei testi concernenti il Peristromi di Timoteo Tramonti.

Nel primo articolo ci dice:

Pochi studiosi della storia della Garfagnana ebbero precisa cognizione del Peristromi di Timoteo da Tramonti, piccolo villaggio nei pressi di Castiglione Garfagnana. Solo il Pacchi accenna nelle sue Ricerche Storiche a tale manoscritto giudicandolo in buona parte pieno di favole e d’invenzioni.

Quell’opera scritta nel sec. XVII porta il titolo: Peristromi Pellegrini, ovvero, Commentario fiorito (… ) in 4°, sei carte preliminari, pagine numerate 869. (Inventario Bongi, Archivio di Stato Lucca).

Questo lavoro voluminoso contiene un testo originale scritto, appartenente all’ultima metà del secolo decimosettimo; impinguato poi per postille marginali e per quaderni aggiunti da uno scrittore alquanto posteriore, probabilmente dei primi decenni del 1700.

Un secondo frontespizio scritto sopra un foglietto volante e incollato tra le carte preliminari, dopo il nome del Tramonti, aggiunge: (opera) data alla luce da Cesare Cortesi cittadino modenese; poi con altro carattere: data in luce da Leonardo Morganti. Questi nomi, con molta probabilità, sono da collegarsi alla prevista stampa modenese, poi soppressa nei modi poc’anzi detti.

Altri riferimenti al Peristromi Pellegrini del Tramonti li troviamo in due recenti libri:

  • La Vicaria Lucchese di Castiglione tra il sec. XVII e XVIII – Il caso del Camerlingo Generale, il cartografo Domenico Cecchi (1678-1745). Pier Giuliano Cecchi, Aedes Muratoriana, 2010.
  • Domenico Cecchi da Castiglione, Cartografo e Agrimensore del sec. XVIII. A cura di Samuele Cecchi, Castiglione Garfagnana 2007, con contributi di: Roberta Martinelli, Samuele Cecchi, Pier Giuliano Cecchi e Mariano Verdigi.

La citazione più interessante del Peristromi Pellegrini la ritroviamo nel testo di Mariano Verdigi, da cui stralciamo la parte che parla del suo contenuto.

A Lucca, presso l’Archivio di Stato, viene conservato il manoscritto n. 82, Peristromi Pellegrini / ovvero / Commentario fiorito in ogni genere d’erudizione sulla Leggenda di / S. Pellegrino Re di Scozia / Anacoreta e Protettore degl’Alpi d’Italia / Opera ingegnosa (ma questa parola è cancellata con un vigoroso tratto e sostituita con “Posthuma”) di Timoteo Tramonti / Castiglionese, data in luce da…

Il manoscritto si compone in tutto di 869 pagine più un frontespizio e una premessa. Dopo il primo frontespizio ne è stato aggiunto un secondo che riguarda le (mancate) vicende editoriali.

  • I peristromi sono in tutto 24.
  • Nei primi dieci si parla della Vita di S. Pellegrino Rè della Scozia.
  • Nell’undicesimo e nel dodicesimo si parla della Visita della Terra Santa e del ritiro nel deserto della Quarantena.
  • I peristromi 13 e 14 riguardano i miracoli che il Santo fece in Palestina e del viaggio di ritorno in Italia.
  • Nel quindicesimo e nel sedicesimo si narra che S. Pellegrino favorito da una stella per guida si conduce alla Selva tenebrosa de Monti Feroniani. Giunto lassù il Santo prima libera i paesi dalle belve feroci, poi distrugge l’idolatria e infine si ritira entro d’un faggio del canuto Termosilone ove dimora 7 anni (peristromi 17, 18, 19).
  • Gli argomenti trattati negli altri peristromi sono di seguito: Sepoltura e miracoli (20); Virtù particolari (21); Miracolo de’ Miracoli (22); Avvenimenti miracolosi (23); Concorso continuato alla sua Basilica e altro (24).

All’inizio dell’articolo si è fatta menzione di un’aggiunta al Peristromi Pellegrini conservato all’Archivio di Stato di Lucca, a sua volta conservato nella Biblioteca Statale di Lucca, ms. 799. Questo supplemento al manoscritto principale credo non sia una vera e propria aggiunta, ma uno scritto del cartografo Domenico Cecchi che accompagnava il rientro da Modena a Lucca del Peristromi Pellegrini; un atto, il rientro del testo, utile per favorire la ricercata grazia dall’esilio in virtù del gran servizio reso alla sua Repubblica.

Quanto supposto trova riscontro nel fatto che in realtà quella presunta aggiunta è l’estratto delle parti pregiudiziali alla repubblica lucchese eseguito e scritto dal Cecchi dai capitoli del Peristromi Pellegrini. In pratica il cartografo mostrò nel suo manoscritto ciò che nel libro sarebbe stato in pregiudizio a Lucca. La differente conservazione dei manoscritti, cioè le diverse sedi: Archivio di Stato e Biblioteca, potrebbe essere imputabile al fatto che il Cecchi per la consegna del faldone alla Repubblica di Lucca si era rivolto a un senatore della stessa Repubblica. Questi, per meglio capire la cosa, prima avesse fatto il confronto dei testi, poi consegnando alla stessa Repubblica il solo faldone di carte ufficiali, ritenendo presso di sé il testo del Cecchi per dialogare con il Principe della sorte spettante al Cecchi: riammetterlo o tenerlo ancora fuori di stato; ma ebbe solo due salvacondotti temporanei e dovette morire nel 1745 in terra straniera, si pensi, nell’estense Pieve Fosciana, a un tiro di schioppo dall’amata Castiglione Lucchese.

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