Barga misteriosa: le testimonianze dei lettori

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[…] Con l’uscita del primo articolo sui Misteri di Barga diverse persone di Barga, oltre a compiacersi per l’idea di averli proposti, al tempo stesso me ne hanno suggerito altri, sempre attinenti ai cunicoli, qualcuno aggiungendo e rafforzando la cosa con l’espressione: sotto Barga, il Centro Storico, “è tutto un groviera”. Allora, credo interessante proporre le cose che mi sono state dette e che contribuiscono ad aumentare il fascino del discorso intrapreso.

Partiamo per questo viaggio iniziando da quel palazzo che sta su un fianco del Conservatorio di S. Elisabetta (nella foto), precisamente di fronte alla Casa di Riposo Belvedere.

Quando ero ragazzo, ma anche per diversi anni dopo, questo casamento era in uno stato di semi-distruzione a causa dei bombardamenti americani avvenuti nel periodo della Linea Gotica, quando il fronte della Seconda Guerra Mondiale si fermò per lunghi mesi tra i nostri monti.

Barga si trovava al centro di quel fronte di guerra, che vide i Tedeschi e gli alleati italiani della Monterosa, ecc., situati sui monti a nord, mentre gli americani e suoi alleati a sud. Ogni azione americana d’avanzamento era sempre preceduta da un più che consistente bombardamento aereo, causa di moltissimi danni a cose e persone. La zona del Conservatorio fu particolarmente bombardata e tra i danni riscontrati, ci fu anche il palazzo in questione.

Terminata la guerra e ripresa la vita civile, i ragazzi d’allora si avventuravano, non senza pericolo per i crolli che potevano avvenire di strutture precarie, in queste case rimaste danneggiate e, di fatto, abbandonate, lì trascorrendo gran parte dei loro giochi, ovviamente proibiti dai genitori. Così fu anche per la mia generazione.

Barga nel 1539. Al centro, ingrandita, la torre delle armi

Tante erano le cose che affascinavano: magari la scoperta di una stanza ancora dipinta nel soffitto, oppure sentirsi temporanei padroni di un sia pur rudere pieno di macerie e lì giocare a rimpiattino e altro. Nel girovagare tra un piano e l’altro ecco lo imbattersi, non mio, in una sorta di galleria, che nella parte del palazzo prospicente via del Pretorio e che guarda il palazzo Poli, andava in direzione dell’orto del Conservatorio S. Elisabetta (oggi nelle pertinenze della Casa di riposo Belvedere) o della vicina Torre, anch’essa, però per cause naturali dovute all’abbandono, ormai ridotta a più che un sembiante. Quella era la Torre dove i barghigiani tenevano custodite le armi: fucili, cannoni, palle, polvere da sparo e altro; oggi nei possedimenti dell’antica casa Gramigna, in passato Bertacchi.

Qualcuno dei più ardimentosi vi s’introdusse per circa 10 metri, così come ricorda Ugo Borghesi; altri dicono che s’interrompesse a un presunto franamento o qualcosa del genere. Chi era rimasto fuori ad aspettare il ritorno degli esploratori attendeva con ansia le notizie, il racconto dei misteri incontrati, covando in sé l’idea della ricerca del coraggio per introdurvisi a sperimentarli.

Questo pericoloso gioco durò sino al diretto intervento dei genitori che avvisano anche le guardie comunali, insieme ponendo fine ai sogni esplorativi dei figli, in parte riuscendo anche a vietare l’accesso allo stesso rudere.

il luogo dove sorgeva la Torre: dietro la cappellina presso il campo da gioco del conservatorio

Altra memoria di gallerie ci viene dallo stesso Palazzo Poli, in antico Tallinucci, dove al piano terra di via del Pretorio, si narra partisse una galleria diretta sempre a sud, ossia verso l’orto del Conservatorio S. Elisabetta o alla Torre delle Armi del Comune, possibile seguito della precedente galleria o altra a essa collegata.

Antichi collegamenti che consentivano ai barghigiani assediati o magari alle prese con invasori per le vie del Castello o Terra di Barga, di poter comunque, in incognito, raggiungere l’esterno delle mura che erano sotto il Conservatorio di S. Elisabetta, oppure la fortificata Torre, dove avrebbero trovato le armi e altro.

Questa struttura militare di essenziale vitalità pare si potesse raggiungere, sempre segretamente, tramite una galleria che partiva da Porta Reale, sul fianco sinistro all’interno, nell’angolo che fabbrica con la casa che ospita una pizzeria. Una struttura a salire che avrebbe dovuto fiancheggiare le mura del Fosso, oppure lasciandole dopo un tratto, così raggiungendo più direttamente la Torre delle Armi.

Personalmente ricordo di aver visto all’interno di quella casa l’inizio della galleria, precisamente nel piano terra attaccato a Porta Reale che ospitava i fabbri Biagiotti, detti Picchietto. Qualcuno narra di averla percorsa per un tratto, dicendo fosse stata, ovviamente buia e strapiena di ragnatele.

Una galleria trasversale a via di mezzo nei fondi di un antico palazzo

Altra cosa raccontatami in questi giorni è la creduta esistenza di una galleria sotterranea che pare collegasse, tramite via di Mezzo, Porta Reale con Porta Macchiaia.

Una presunta parte di essa l’abbiamo citata in una precedente puntata, dove si parla della galleria che collegava Palazzo Bertacchi (ora casa Cordati) a Palazzo Angeli, distanti tra loro decine di metri, esattamente nella memoria fatta al Comm. Pietro Marroni da parte dell’archeologo Antonio Mordini che l’aveva praticata diverse volte sino alla chiusura del suo accesso.

In pratica potrebbe essere che la galleria, diciamo Mordini, altro non fosse una parte di un più lungo camminamento sotterraneo che partisse da Porta Reale per raggiungere Porta Macchiaia, e magari a metà percorso, scendere anche a Porta di Borgo, le tre porte che potremmo definire le tre bocche di Barga, i punti di estrema protezione da raggiungersi anche in incognito.

Altra testimonianza di un antico passaggio ce la fornisce Roberta Popolani la quale ci segnala che nella chiesina dei Gherardi presente presso il complesso scolastico di Barga c’è una tomba, oggi vuota, da cui partirebbe una galleria che direttamente raggiunge il palazzo della famiglia ricordata.

Si tratta di Villa Gherardi, distante dalla cappellina alcune decine di metri.

In chiusura ripetiamo che nelle case del Castello di Barga, nelle parti a terra, esistono o sono state occultate diverse strutture degli accessi a scendere con scale o similari, segno evidente che nel sottosuolo si cela ancora oggi un mistero che i presenti articoli hanno cercato di sollevare.

Ovviamente quanto abbiamo raccontato sono ricordi miei, di persone del passato e presenti che mi hanno suggerito alcune cose, scritte con l’unico intento di non perdere un’importante memoria di Barga.

Con la speranza che questa semplice ricostruzione possa stimolare attenzioni ben più importanti, lanciamo da ora l’appuntamento alla seconda serie dei misteri di Barga, in cui parleremo di quella strana costruzione (nella foto) a fianco della parte finale del Teatro Differenti, che addossandosi a uno sbalzo del terreno sale sino all’altezza di piazza Beato Michele, è il probabile resto di un’antica cinta muraria interna.

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