Vincenzo Gonnella (1901-1988): un uomo, un artista, un barghigiano

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Lo ricordo negli ultimi anni della sua lunga vita. Lo incontravo spesso sul ponte nuovo del Giardino durante la sua consueta passeggiatina accompagnato da Guido Peccioli. La voce era ormai tremante ma carica ancora di tanta umanità: buon giorno Vincenzo… poi due chiacchiere e via verso il quotidiano vivere, l’inderogabile consuetudine strizzata dagli impegni lavorativi.
Ripensando a quei momenti più volte mi son detto tra me: verso quante persone sentiamo nascere in noi spontaneo e felice il saluto e la voglia di soffermarsi?
Vincenzo era per me un po’ di Barga, forse anche quella dei sogni, e come tale aveva il mio istintivo rispetto, come oggi la sua memoria
“.

Questo il mio ricordo di Vincenzo Gonnella alla Pro-Loco di piazza Angelio il 16 gennaio 1999, giorno scelto dall’allora Gruppo di Barga degli Amici dei Musei, unitamente al Comune, per il suo pubblico ricordo a dieci anni dalla morte.

In quell’importante occasione ci furono altri e diversi interventi – istituzionali e culturali – culminati con l’orazione ufficiale della prof.ssa Maria Vittoria Stefani che, con grande sentimento, ritessé la vita di Vincenzo, ricollocando il suo nascere artista a fianco dell’amico del cuore: Alfredo, Alfredino Stefani, il fondatore e condirettore con il fratello Italo del giornale La Corsonna.

Terminata l’ufficialità, poi l’appuntamento si spostò alla Biblioteca Comunale Fratelli Rosselli per la visita ai lavori donati formalmente dall’autore al Comune di Barga con solenne cerimonia a Palazzo Pancrazi il 7 ottobre 1984 ma che già dal 1982 erano lì raccolti ed esposti in forma di mostra al pubblico.

Per l’occasione del decennale dalla morte, in nome degli Amici dei Musei e del Comune di Barga, stilai un opuscolo che raccoglieva i momenti salienti della sua vita e di quanto era stato scritto su di lui e sulla sua arte.

Rileggendolo mi accorgo che tre sono i dati salienti della sua presenza tra noi e che ancora oggi meritano di essere proposti all’attenzione del lettore: l’uomo buono e onesto, l’artista, e il barghigiano nell’accezione più profonda del termine. Amante come pochi altri il suo paese e le montagne che lo circondano, che col gesto della donazione, ancora oggi insegna una delle vie d’amore per questa Terra: da te l’ispirazione, a te torni il mio lavoro per la gioia di tutti… belle opere che onorano la civiltà di Barga.

Degli interventi che si tennero a Palazzo Pancrazi nel 1984, mi è caro proporre un passo dell’allora direttore della Biblioteca Comunale prof. Angelo Baldi, dalle quali si evince anche l’attaccamento del professore all’importante istituzione:

I lavori esposti sono cinquantasei e comprendono vasi, brocche, boccali ottenuti da bossoli di artiglieria dell’ultima guerra, spilli e bracciali cesellati in argento, similoro e nichel, dieci tavole cesellate su disegni di Giovanni Magri, figlio del noto pittore Alberto, piatti, vassoi in alpacca e rame sbalzati e incisi, tre ritratti, un candeliere, portacenere raffiguranti Casa Pascoli, il Duomo, Porta Macchiaia, ecc.

Durante i due anni che le opere sono rimaste esposte, molte sono state le persone che sono venute a visitare la mostra. E sono venuti non soltanto barghigiani, ma anche molti forestieri che avevano saputo dell’esposizione.

Durante lo stesso periodo hanno visitato la mostra diverse scolaresche delle Scuole Elementari di Barga, Castelvecchio, Fornaci e alcune classi delle Medie di Barga e Fornaci. Una classe di Barga in particolare, mi chiese di avere un incontro con Vincenzo Gonnella, il quale ben volentieri aderì all’invito.

L’aver allestito la mostra nei locali della biblioteca ha fatto sì che molti barghigiani hanno avuto l’occasione di visitare per la prima volta la nostra Biblioteca Comunale. E questo mi ha fatto molto piacere, perché la visita è servita a un duplice scopo: ammirare i lavori del Gonnella e l’accostarsi per la prima volta a uno dei servizi sociali e culturali che il Comune di Barga offre a tutti i cittadini“.

In questo 2013 ricorrono i venticinque anni dalla morte di Vincenzo Gonnella e credo che difficilmente possono esser dette parole più intense di quelle pronunciate dal sindaco di Barga Alessandro Adami nel giorno dell’inaugurazione della lapide che ancora oggi lo ricorda a tutti e soprattutto rievoca il suo pregevole lavoro d’artista: era il giorno di S. Giuseppe artigiano, il 19 marzo 1989. La lapide fu posta ed è ancora visibile in vicolo Orsini, a fianco della sua bottega che da anni ha la porta chiusa, e fu scritta dall’allora direttore del Giornale di Barga prof. Umberto Sereni:

“Un tempo chi passava per queste carraie, udiva, il suono del lavoro, giungere, da una piccola officina. La dentro, VINCENZO GONNELLA dava al freddo metallo il calore dell’arte”.

Queste invece le efficaci parole del sindaco Adami:

I colpi di martello che risuonavano da questa piccola bottega erano come i tocchi di una campana che chiamava a raccolta i fedeli per le preghiere. Qui si fermavano, quasi increduli, i giovani che vedevano, martellata dopo martellata, nascere da materiale informe, opere e lavori di squisita finezza.

Barga ha sempre avuto una tradizione di lavoro artigianale fra le più apprezzate della Valle del Serchio e fra le botteghe conosciute, quella di Vincenzo Gonnella era sicuramente fra le più apprezzate… L’artigiano artista è raro, sempre più raro. Così come sempre più rari sono gli uomini della tempra e dell’umanità di Vincenzo Gonnella“.

Le opere di Vincenzo Gonnella non sono visibili unicamente alla Biblioteca Comunale, ma anche in giro per Barga. Per esempio, chi sale al Duomo e alza gli occhi ai lampioni, sappia che l’autore è lui. Altre opere si possono vedere nelle chiese di Barga, tra cui la porticina del tabernacolo alla chiesa di S. Elisabetta, come lì è conservato un suo calice cesellato in ottone e argento. Altre due opere di Vincenzo sono le porticine dei tabernacoli alla chiesa di S. Francesco presso l’altare della Madonna delle Grazie e quello centrale.

Altri lavori sono conservati in tante case di Barga, come al Museo dell’Artigianato di Firenze. Si tratta di brocche e vasi ricavati da bossoli di cannone, residuati della Seconda Guerra Mondiale raccolti dopo il conflitto nelle nostre zone, sui quali Vincenzo cesellò immagini della vita agreste della nostra gente, trasformando oggetti di distruzione e morte in straordinarie opere d’arte. Un messaggio di pace che travalica ogni tempo.

Ancora oggi e non di rado possiamo vedere delle signore di Barga sfoggiare per le migliori occasioni quegli autentici gioielli, in metallo anche prezioso come l’argento, usciti dalla bottega di Vincenzo. Si tratta di spille e bracciali spesso raffiguranti le antiche sculture del Duomo, che poi ripongono con cura tra le loro cose più belle e preziose, nel caso, gelosamente custodite perché racchiudenti in sé, oltre al sapiente segno d’arte dell’amato e bravo cesellatore, anche l’antico spirito di Barga. In altre parole, sfoggiandoli, è come dichiarassero a tutti gli astanti che in loro è un gusto orgogliosamente raffinato nell’arte della millenaria Barga.

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