“Cerco il raggio verde nei tramonti. Qualcosa che c’è ma che spesso sfugge”.
Silvia Cavallari, nata a Messina e residente a Fano. Diplomata all’Accademia di Belle Arti con la tesi sperimentale dal titolo “La bellezza è la nostra paura”. In cosa consiste la tua ricerca della “bellezza”?
È una ricerca in divenire e decisamente “fuori moda”. Si è inclini a considerare il concetto di Bellezza come superato da considerare, per lo meno in Arte eppure non è logoro l’Ideale ma le forme che tradizionalmente ha assunto. Ormai può trovarsi altrove. Trovare la bellezza… la mia missione personale. Nonostante la paura.
In che modo i tuoi lavori trovano ispirazione dalla natura e che tipo di contatto cerchi con gli osservatori della tua arte?
Lo stesso contatto che si ha con il cielo e con le nuvole. Vorrei che i miei quadri fossero cieli nei quali rovistare liberamente con la propria fantasia alla ricerca di qualcosa che io ho trovato magari non del tutto consapevolmente. Mi piace pensare che un quadro possa avere un verso e un significato fino ad un “incerto” punto. E che oltre si vada singolarmente in totale libertà. L’ambizione più grande sarebbe quella di far sorridere.
Vincitrice del primo Premio Giovani critici under35 al Concorso Internazionale “Em’Arte”, ami la scrittura quanto la pittura. Come concili le due cose?
Fanno parte di me da sempre, come il mio essere ambidestra ma non è una cosa poco diffusa, spessissimo i pittori hanno scritto di sé, degli altri, di arte o anche di qualunque altra cosa. La scrittura è qualcosa di importante per me, almeno quanto dipingere. Ho una formazione classica e ritengo che la teoria sia significativa quanto la pratica. Scrivere per me è liberatorio. Meno problematico che dipingere. Scrivere d’arte è un esercizio mentale, molto stimolante ed io amo molto il lavoro degli altri, anche più del mio.
Che tipo di rapporto hai con il teatro?
Adoro il teatro e sono anche interessata personalmente alla recitazione. La tragedia greca è stato il mio primo grande amore, dopo mi sono avvicinata al teatro inglese, in particolar modo scespiriano, grazie a delle bellissime traduzioni poetiche, la più significativa delle quali – per me – resta ancora “Amleto” di Montale. Il teatro è la forma d’arte che maggiormente consente all’essere umano di “liberarsi” perché fa ricorso alla “finzione” come presupposto di tutto ed ha bisogno dell’osservatore decisamente più di qualunque altra poiché diversamente dalla musica, dalla pittura, dalla scrittura, dalla scultura… non ha un senso solitario. E’ un incantesimo collettivo.
Arti Differenti nasce come ricerca di contatto tra l’arte figurativa contemporanea ed il mondo del teatro, è un tentativo di dialogo più profondo fra linguaggi espressivi diversi. Racconta le tue sensazioni in merito a questa esperienza.
Cercare di abbattere le barriere artificiali tra le varie espressioni artistiche è certo qualcosa che si tenta da tempo ma fortunatamente si sta giungendo ad un’idea più globale di Arte. L’iniziativa è interessante e lodevole, ha il merito di rendere più dinamica e spontanea la fruizione di entrambe le espressioni artistiche coinvolgendo le parti in iniziative interessanti e di valore, aperte all’esterno, nel tentativo di spogliare entrambe le arti da quella patina di “colta autoreferenzialità” che spesso si ritrovano ad avere in simili contesti.
Sono molto onorata di essere stata scelta per far pare di questo bellissimo progetto che spero vada avanti di anno in anno con sempre più successo.
di più su www.silviacavallari.it
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