“L’artista moderno lavora per esprimere un mondo interiore; in altri termini: esprime il movimento, l’energia e altre forze interiori”. J. Pollock.
Beatrice Basile, artista poliedrica nata a Cosenza, un Diploma in arte dei metalli e dell’oreficeria, laureata con ottimi voti all’Accademia di belle Arti di Catanzaro. Numerose le installazioni, le mostre e le performance creative realizzate un po’ in tutta Italia ed un singolare Master in Arte Sacra. Quale espressione artistica ti rappresenta di più?
A prima vista ogni tappa del mio percorso potrebbe risultare come una strada dal tratto discontinuo, ma non è così: quando frequentai l’Istituto d’Arte per apprendere quelle che sono le basi dell’oreficeria e della formazione artistica mi appassionai talmente tanto alle tecniche del traforo e dello sbalzo dei metalli che decisi di trasferire questo metodo nelle mie opere iniziali.
Durante gli anni dell’Accademia continuai su questa strada, la mia ricerca andava ad indagare lo stretto rapporto tra pittura e scultura, quelle che sono le illusioni ottiche: un oggetto talmente leggero come una scultura in poliuretano espanso riesce ad assumere connotati visivi talmente pesanti grazie agli effetti illusionistici della pittura (texture, effetto bronzo, effetto marmoreo ecc). Successivamente alle ricerche formali e spaziali sentii l’esigenza di investigare quello che può essere definito “mondo interiore” a questo periodo risale il Master di Arte Sacra.
Lo ricordo come un’esperienza bellissima, che diede molti spunti alla mia indagine, spesso si tenta di cercare il sacro nelle figure religiose, quasi sempre è così, siamo stati educati a guardare così, ma c’è tanta sacralità anche in quegli oggetti d’uso comune, nel quotidiano, dei quali non cogliamo il giusto valore; sarà dopo il Master che andrò ad approfondire queste riflessioni attraverso studi sulla psicoanalisi, neuroestetica e sulla memetica. Tutte queste espressioni artistiche fanno parte del mio lavoro, escluderne qualcuna vorrebbe dire togliere pezzi di un puzzle in costruzione.
I tuoi cuscini in poliuretano espanso rompono gli schemi sottraendosi alla loro originaria funzionalità. Qual è l’ispirazione e quale il messaggio?
Più che ispirazione la definirei formazione, la mia ricerca parte dallo studio spaziale di Lucio Fontana; e alle tendenze artistiche degli anni ’50-60 in particolare al gruppo Azimuth (Manzoni, Bonalumi, Castellani, Agnetb,). Nelle mie opere, come ho già detto prima, si trovano due grandi costanti, inscindibili l’una dall’altra: la pittura e la scultura; La tela, da sempre pensata come una superficie piana, diventa “sagomata”, fuoriesce dallo spazio predefinito realizzando forme ondulate. In questo caso si tratta di un “cuscino” che è sottratto dalla sua funzionalità originaria, non più morbido ma rigido (poliuretano espanso), non più atto ad accogliere ma a contenere, a racchiudere quei dati inconsci lì imprigionati in un’istantanea frutto del ricordo di quel che è stato.
Facciamo un esempio pratico: tutti noi siamo consapevoli dell’esperienza del dormire, andiamo a dormire la sera, facciamo la pennichella pomeridiana… ebbene, in qualsiasi posto decidiamo di dormire è li ad e attenderci un morbido e comodo cuscino su cui chiniamo il capo e riversiamo i nostri sogni, vi riversiamo immagini: spiagge tropicali, ricordi da infante o scene terribili no? Sogniamo di cadere nel vuoto, di prendere parte a una rissa, ascoltiamo suoni, a volte tocchiamo persino cose o persone. Bene, fin qui ci siamo… quando ci svegliamo felici o terrorizzati che sia, ci alziamo, prendiamo il cuscino lo ri-sistemiamo pronto per un nuovo uso, rifacciamo il letto e riprendiamo il nostro presente come ogni giorno. Fin qui tutto normale, ma che cosa succederebbe se un sogno o un incubo decidesse di fermarsi, infiltrarsi, entrare in un cuscino? La mia riflessione parte da questo, un lavoro, dunque, sull’inconscio e sulle capacità mnemoniche della nostra mente tradotte in arte.
Quale incontro o quale esperienza artistica ricordi con maggior orgoglio?
Beh… Non è difficile rispondere! Di solito le esperienze che si ricordano con più orgoglio sono quelle insolite, o almeno questo vale per me. Si tratta dell’esposizione P.A.S: Piano di Azione Scultorea promosso dal Laboratorio di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, una mostra estemporanea in Piazza Matteotti. Io e alcuni miei colleghi abbiamo agghindato la piazza con installazioni e sculture. Il mio intervento per l’occasione fu un installazione composta da 68 cuscini di dimensioni variabili che si disponevano lungo la Meridiana (una sorta di enorme scala alta 7 metri, larga 10 metri) situata nella piazza, accessibile ai passanti. Ricordo quel giorno con grande tenerezza, era bellissimo vedere i bimbi che si avvicinavano ai cuscini per toccarli, si spaventavano appena capivano che non erano i soliti cuscini e l’istante dopo li abbracciavano come se fossero dei grandi orsacchiotti.
Che tipo di rapporto hai con il teatro?
Adoro il Teatro anche se lo frequento poco, sono particolarmente legata alle commedie teatrali di Carlo Goldoni; Credo che opere quali le baruffe chiozzotte, gli innamorati, la Bottega del Caffè godano ancora di una straordinaria contemporaneità, o vogliamo forse negare che almeno una volta nella vita non ci è capitato di ritrovarci a discorrere con un novello Don Marzio? Credo proprio sia capitato a tutti, del resto non bisogna dimenticare la filosofia di vita di Goldoni: “Per me esistono due grandi libri: la vita e il teatro, dove l’una include l’altra.” Filosofia che si può applicare ad ogni espressione artistica.
Arti Differenti nasce come ricerca di contatto tra l’arte figurativa contemporanea ed il mondo del teatro, è un tentativo di dialogo più profondo fra linguaggi espressivi diversi. Racconta le tue sensazioni in merito a questa esperienza.
Un esperienza fantastica! Sempre più spesso capita che i linguaggi artistici vengano diversificati, disuniti, smembrati in tante e diverse diramazioni ma è importante riflettere su quello che è il vero senso dell’espressione artistica; oggi, infatti, è prevalentemente attraverso la tecnologia che sempre più forme d’arte si uniscono ma questo può avvenire anche in modo tradizionale, no? Ragion per cui l’iniziativa è stata sia una ricerca di contatto tra le arti visive e le arti performative sia un momento di vera e autentica riflessione sull’Arte.
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