Storia, fantasy e leggenda ai tempi dei social media

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Lo ammetto, quando alzato lo sguardo verso l’Eremo di Capraia, lungo uno dei Sentieri del Moro, ho avvertito una strana sensazione, quasi mi sono spaventato. In realtà, è solo con la coda dell’occhio che ho riconosciuto una sagoma scura simile ad una persona. Una reazione quasi primordiale mi ha portato ad avvicinarmi, istintivamente, a mia figlia prima di guardare meglio. No, non c’era un’uomo vestito di nero sospeso per aria contro il muro che sostiene il basamento dell’eremo, ma solo una macchia di umidità dalla forma assai bizzarra e simile alla sagoma di un uomo.

Io e mia figlia ci abbiamo pure scherzato mentre scattavo qualche fotografia che poi, inevitabilmente, è approdata su Facebook. “Cosa sarà?”, ci chiedevamo. Più che altro, quello che ci ha coinvolti è stato il chiederci chi avrebbe potuto essere. Le nostre domande hanno avuto una parziale risposta, in sospeso tra fantasia, leggende e fatti storici, proprio dal social network che ha ospitato la fotografia.

Andiamo per ordine. Prima di tutto Sanpei Nihira, evidentemente un nick name ispirato ad un personaggio di fantasia che a più riprese ha imperversato in TV all’ora dei cartoni animati, quando ancora c’era da aspettar quell’ora e non esistevano i canali tematici, ha fatto notare come pochi giorni prima quella strana immagine non ci fosse. Privatamente mi ha inviato alcune fotografie che confermavano non solo quanto asserito ma anche quanto ho sempre visto personalmente: nessuna macchia, nessuna sagoma in quella posizione. Ha preso corpo l’ipotesi di una figura che possa apparire, pur per cause spiegabili e con totale casualità della forma, solo periodicamente. Intanto si è iniziato a discutere del fatto che la misteriosa figura avesse un bastone o una spada. La fantasia ha fatto correre l’immaginazione verso un guerriero medievale.

Scherzando, forse, è intervenuta Normanna Albertini che ispirandosi al suo libro “Pietro dei colori” ha indicato la possibilità che si trattasse di un brigante o una brigantessa da capelli rossi. Proprio mentre scrivo mi sovviene che, colore dei capelli a parte, di briganti e banditi di una certa fama in zona ce ne sono stati, primo tra tutti il “Moro del Sillico” cui si ispira il nome dei sentieri. Bandito che tante fatiche provocò a Ludovico Ariosto chiamato a governare la Garfagnana proprio in quegli anni.

Mentre un caro amico sostiene che secondo lui quel personaggio porta una falce, nei commenti fa il proprio ingresso Pietro da Talada, pittore del ‘400 che dal versante emiliano dell’Appennino finì a dipingere opere magnifiche in luoghi oggi quasi remoti. Una delle sue opere si trova proprio nell’eremo di Capraia. Eremo che sorge dove vi fu un castello, luogo teatro di battaglie, luogo in cui storia e leggenda non possono che intrecciarsi.

Ecco che, come in un copione già scritto, si inserisce l’ipotesi più suggestiva, affascinante ed esaustiva, ancorché tutta da dimostrare, come tutte le leggende che mescolano fantasia e realtà.

“Mistero svelato” – afferma su Facebook Francesco Pellegrinetti. “Frate Lupo della Sala di Piazza nella provincia di Garfagnana, in gioventù eminente ecclesiastico d’alto rango poi, per le alterne vicende della vita, diventato cavaliere di ventura nella compagnia d’arme La Vergine di Ferro operante nella Toscana del 1400, in età matura riesce a farsi riassegnare il feudo della Sala per trascorrerci serenamente gli ultimi anni di vita”. “Secondo un’accreditata leggenda”  -prosegue Pellegrinetti  – “in età ormai avanzata, incontra e diventa amico del pittore Pietro da Talada all’epoca impegnato nella produzione di diverse opere proprio in Garfagnana. La tradizione dice anche che periodicamente i due tornino a incontrarsi nei luoghi che li videro protagonisti sotto le sembianze di macchie di umidità sui muri che, come in tutti i misteri che si rispettino, risultano visibili solo ad alcune persone e non ad altre”.

E’ indiscutibile che quanto aggiunge Pellegrinetti ci istiga a percorrere tutte le strade permesse dall’immaginazione. Ed è ancora lui ad incalzare: “Fin qui la leggenda, nei fatti è indiscutibile che la sagoma nella foto ricordi molto un cavaliere medievale e la forma del bastone con la testa ricurva richiama la forma di un pastorale da vescovo, rango raggiunto da Frate Lupo prima di dover fuggire precipitosamente da Roma senza poter arrivare alla porpora cardinalizia cui pure aspirava. Di più non so”. A me sembra già tanto.

Mentre Normanna Albertini ipotizza una rievocazione storica, l’ultimo post che commenta la fotografia ricorda ciò che alcuni raccontano: sotto l’eremo ci sarebbe un antico cimitero e proprio sotto il campanile si troverebbe una bara di sasso.

Io, davvero, non so cosa pensare se non che quella figura mi ha davvero spaventato e che tutte queste storie, realistiche o meno, non sarebbero mai scaturite senza uno dei più utilizzati social media. Oppure mi sbaglio e qualcuno ne avrebbe parlato una sera “a veglia” (o “a vejo”) davanti ad un focolare in una stanza con ombre tremolanti. Ne sarebbe nata una “paura” o una “leggenda”, forse. Già, perché di un po’ di fantasia, di un qualcosa si folle in cui credere in una qualche misura, c’è sempre stato bisogno.

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