Crisi KME, “per scongiurare la crisi bisogna mantenere gli impianti in Italia”

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Giornata di assemblea, quest’oggi, per i dipendenti dello stabilimento fornacino di KME, i quali hanno partecipato agli incontri indetti da FIOM, FIM e UILM per informare i lavoratori sulla gravità della razionalizzazione che l’azienda ha annunciato. Si parla infatti di fermare uno dei cinque forni fusori, il potenzialmente più produttivo, a causa di un calo degli ordinativi, con il conseguente esubero di 142 tra operai e impiegati.

Secondo Massimo Braccini, segretario generale della FIOM di Lucca, una scelta aziendale da scongiurare assolutamente, dato che significherebbe l’arresto del business. La soluzione individuata dalle sigle sindacali  e che sarà proposta all’azienda mercoledì 16 durante un incontro che si terrà a Firenze, è inversa all’idea di ristrutturazione proposta dall’azienda: non trasferire la produzione in altri impianti europei ma saturare la produttività del forno in questione, facendo rientrare in Italia anche le produzioni che al momento avvengono all’estero.

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Senza fare ricorso ad ammortizzatori sociali o a soluzioni analoghe, che sarebbero solo il preludio a licenziamenti e depauperamenti dell’orario di lavoro. Secondo il segretario Braccini, infatti, nonostante la crisi e le difficoltà che il mercato sta oggettivamente riscontrando si può e si deve mantenere tutta la produzione in Italia.

Una scelta, questa,  che avrebbe l’ immediato effetto di mantenere l’operatività dello stabilimento di Fornaci – e quello di Serravalle, in parte dipendente dal primo  – e quindi di mantenere l’occupazione e l’indotto, mentre nel lungo termine, in vista di una ripresa del mercato, consentirebbe di evitare il depotenziamento del sito produttivo di Fornaci e quindi il rischio della sua completa chiusura.

Durante le assemblee, una per ogni turno di lavoro, è stato anche confermato il pacchetto di 8 ore di sciopero che sarà gestito dalle singole sigle sindacali e attuato entro il 31 di gennaio.

Intanto anche dal locale circolo di rifondazione Comunista arriva un messaggio di preoccupazione, nel quale viene chiesto “alle istituzioni, agli enti locali ed ai parlamentari di intervenire affinché KME presenti un nuovo piano industriale che scongiuri il pericolo di chiusura dello stabilimento di  Fornaci di Barga”, esprimendo al contempo, solidarietà ai lavoratori di KME.

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