Quella famiglia moderna di 2012 anni fa

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Non importa quale sia la vostra (eventuale) religione, se leggete queste parole avrete sentito raccontare uno storia antica. Che sia frutto della fantasia o realtà poco importa: quando una storia resiste per oltre 2000 anni è essa stessa realtà.

E’ la storia di un bambino che vive da figlio unico. Un bambino a suo modo speciale che fin da piccolo accetta consapevolmente un destino da cui la maggior parte degli adulti fuggirebbe. Un bambino consapevole dell’amore dei propri genitori e al tempo stesso forte della necessità di assumere un ruolo nella storia. Un ragazzo, poi un uomo, che condivide il tempo con i poveri, gli sfortunati, i disgraziati sapendo che lui finirà ucciso su una croce. Lo farà per salvare gli amici e i nemici. Sarà condannato quando i più preferiranno salvare un delinquente. Subirà ingiustizie e violenze sotto gli occhi della propria madre impotente. Già da bambino non ha un futuro, come molti bambini di oggi nei paesi più poveri, come alcuni dei nostri figli in questo paese allo sbaraglio.

E’ figlio di una madre coraggiosa, direi eroica. Una madre che accetta, sulla fiducia, una gravidanza compromettente, inspiegabile. Ogni spiegazione non è plausibile e può lasciar pensare più alla pazzia che alla realtà. E’ una madre che vede crescere un figlio diverso dagli altri. Più capace ma anche in grado di mettersi in situazioni poco convenienti. Un bambino convinto di poter insegnare a saggi e sacerdoti. Un ragazzo che frequenterà persone strane, persone non raccomandabili. Un ragazzo e poi un uomo di cui si racconteranno strane storie. E lei, per tutto questo, accetta di porsi in una situazione a dir poco indifendibile: una gravidanza inspiegabile prima di tutto al marito, un figlio nato da un padre diverso da suo marito, un entità più che una persona. Ma lei è coraggiosa. Lo è fino in fondo, fino a quando vede il figlio morire sulla croce, fino a quando vede scendere il suo corpo esanime. E anche oltre.

Madre povera o almeno non benestante. Moglie di un artigiano di non grande successo. Lui, il marito e padre di quel Bambino figlio unico. Marito che affronta con fede una situazione che per secoli, anche dopo di lui, ha condotto gli uomini ad uccidere mogli e sorelle. Lui non dubita. Lui ama davvero. Lui è disposto a comprendere al di là di dubbi che umanamente potrà aver avuto. Lui amerà quel figlio avuto in una storia che si racconta da duemila anni mettendolo in disparte. Eppure è grazie alla sua comprensione, al suo amore, al suo aiuto che nasce il bambino. Suo figlio. Lui è padre putativo, ma questo importa poco.

Poi c’è un altro padre. Un padre che non può essere presente nella vita del Bambino. Non con una corporeità, per quanto lo sia con lo Spirito. Un padre che non conosce l’energia dell’abbraccio di un figlio, la disperazione del suo pianto. Un padre che farà soffrire il proprio figlio nella vita terrena per il bene dell’umanità. Un padre costretto ad aspettare il figlio per vederlo, finalmente, accanto a sé.

Nell’insieme una famiglia davvero tanto diversa da quella “tradizionale”, da quella canonica che a volte si sente descrivere come “bene unico e supremo”, salvo demolirla in modo sistematico nella vita di tutti i giorni. Una famiglia in cui coraggio e amore contano più della forma.

Io ci vedo una famiglia moderna. Piccola ma con grandi tesori. Una famiglia con problemi e contraddizioni. Una famiglia che i benpensanti di ogni tempo non esiterebbero a criticare. Una famiglia che potrebbe subire la più potente emarginazione e che, però, trova la forza di far conoscere la propria storia al mondo. E riesce a lanciare un messaggio. Un messaggio chiaro. Almeno per chi voglia ascoltarlo.

Loro sono in tre: Gesù, Maria e Giuseppe. Lui è Dio, motivo stesso dell’esistenza di quella famiglia altrimenti destinata a non avere figli. Una famiglia moderna già 2012 anni fa. Se poi il conto degli anni non è giusto, la matematica è cosa davvero poco importante a fronte di questa straordinaria storia.

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