Da tanto tempo in molti si erano accorti che la ricostruita storia di Barga presentava delle lacune. Uno stato delle cose cui si è cercato di porre rimedio con delle pubblicazioni effettuate in questi ultimi anni, prodotte da appassionati ricercatori locali e professori di chiara fama: Il Culto di S. Cristoforo di Stefano Borsi, Il Duomo di Barga di Pier Carlo Marroni. Si continua poi con Le Origini di Barga e Il Duomo di Barga, Storia, Arte, Spiritualità nei primi tre secoli dopo il Mille pubblicato anche in inglese, Le Antiche Misure di Barga, Le Antiche Porte di Barga e il Ponte di Borgo. Un impegno che ha prodotto anche l’eccezionale risultato di un risalto della nostra storia a livello nazionale. Vedi la rivista Fenix del marzo 2012, in cui il romano Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti hanno parlato del nostro Duomo con un nuovo approccio culturale. Oppure il libro Monte Forato e il Duomo di Barga del sardo Mauro Zedda, uno straordinario regalo a Barga da cui si evince che il Duomo e la chiesa di Sommocolonia sorsero su antichi e speciali siti Liguri-Apuani, da dove quei nostri progenitori per i loro bisogni calcolavano il tempo secondo i tramonti lunari, solari e di una particolare stella, Sirio; luoghi, proprio perché speciali, poi sacralizzati e come tali entrati nel culto Cristiano.
La mia è certamente una disamina parziale, perché altri sono i contributi diretti a una maggiore conoscenza e approfondimento della storia di Barga, però tengo particolarmente a quanto evidenziato perché ci colgo uno spirito giustamente nuovo che scansiona epoche lontane fino a ieri pochissimo indagate. Tra l’altro possiamo cogliere in queste fatiche letterarie un’idea fondamentale molto intrigante: Signori, Barga ha qualcosa di eccezionale riscontrabile nello studio del suo passato, cogliamolo tutti assieme il più possibile e studiamolo ancora di più.
Importanti radici che oggi mantengono una pianta molto ridotta, comunque e certamente da non lasciare inaridire e seccare, perché se è vero che perdere la memoria e come non essere nel Mondo, Barga non merita una simile fine. In altre parole tonifichiamoci nel passato quale buon viatico per il futuro di Barga; almeno questo lo possiamo sperare. Con questo spirito mi accingo a ricostruire, per quanto ne sarò capace, la storia dello Spedale S. Croce a Barga, il quale svolse la sua funzione fino agli ultimi anni del sec. XVIII.
Sin dall’antico, almeno dai primissimi anni del sec. XIV, l’Hospitale lo troviamo situato nel quartiere di Porta Mancianella o Reale, vicino all’omonima porta e indirettamente ricordato anche dal cronista fiorentino Matteo Villani nelle sue memorie dei fatti politici e guerreschi avvenuti al suo tempo, esattamente nel paragrafo dedicato all’assedio pisano alla Terra o Castello di Barga dell’anno 1363.
La prima citazione ritrovata circa l’esistenza di un Hospitale in Barga è del 1307, una data che ci autorizza a credere che le sue radici affondassero allora nel precedente sec. XIII, e chissà non fossero ancora più antiche. La data si evince da una pergamena dell’Archivio di Stato di Lucca, dove si cita l’Hospitale di Mancianella, poi conosciuto come spedale S. Croce. Da cosa nasca l’intuizione del nome dell’Hospitale in S. Croce, taciuto anche da Matteo Villani, lo diranno l’esame dei successivi documenti che compongono il presente studio e l’indagine sulla particolare zona in cui prese avvio l’assedio pisano, ma andiamo per ordine.
Premesso che leggendo la Guida di Barga stilata da Pietro Groppi agli inizi del sec. XX si dovrebbe credere lo Spedale S. Croce collocato al n° 1 di via della Ruota, la prima casa che s’incontra salendo dalle Stanze della Memoria alla parte più alta di Barga, vedremo in proposito certi documenti del sec. XVIII che dichiarano ben altra cosa. In buona sintesi, quanto scritto dal Groppi è da prendersi con attenzione, salvo pensare che in un certo momento della storia dello Spedale, prima della soppressione avvenuta negli ultimi anni del sec. XVIII, fosse stato trasferito al n° 1 di via della Ruota, un dato per ora mai riscontrato in documenti ufficiali come avvenuto, quindi, pochissimo o quasi per niente probabile.
Prima di entrare nell’argomento storia del S. Croce, riportiamo ciò che dice in materia di ospedali di Barga lo storico mons. Lorenzo Angelini a pag. 10 del libro Lo Statuto di Barga del 1360, questo per fornire al lettore una certa panoramica storica sull’argomento:
“Il Podestà o Capitano e i Consoli di Barga giurino ad Sancta evangelia, sullo Statuto chiuso e sigillato col sigillo del Comune, di esercitare il loro ufficio nel migliore dei modi; di difendere la chiesa di San Cristoforo ed ogni altra chiesa e ospedale di Barga (9).
Nota 9: “S’ignora quanti di questi ospizi… esistessero in Barga nel Trecento. Nel secolo seguente ce n’erano due: l’ospedale di S. Croce e quello di S. Lucia de Richocolis, ambedue in semiabbandono; (Archivio Arcivescovile di Lucca, Visite Pastorali, vol. 10. C. 791 v. (anno 1467).
Da quanto riportato, intanto, possiamo osservare che la ricordata Visita Pastorale del 1467 ci dice di due Ospedali in Barga, da Groppi ritenuti esistenti, quello di S. Croce, al N° 1 di via della Ruota (all’interno del probabile Quartiere di Macchiaia), mentre l’altro di S. Lucia nel Quartiere di Mancianella o Reale.
Allora vediamo cosa si dice in proposito a pag. 163-165 del libro Barga Medicea, nella parte dello studio di Roberta Martinelli e Stefania Conte: Vita civile e religiosa a Barga, in cui si tratta dei due ospedali. Infatti, lì possiamo leggere dei dati interessanti: S. Lucia è per gli uomini, mentre il S. Croce per le donne, probabilmente a seguito dello sciogliersi della loro natura mista, se non addirittura di un distacco di sede, avvenuta nel 1581, citazioni delle autrici tratte dalle Visite Pastorali a Barga eseguite dai vari vescovi lucchesi o delegati, partendo dal 1480 sino al 1695.
Tralasciando il S. Lucia (a noi interessa il S. Croce) vediamo allora cosa dicono in particolare Martinelli e Conte: “Ospedale S. Croce – è ubicato rasente le mura di Barga vicino alla porta. Se l’ospedale fosse stato in via della Ruota n° 1, come dice Groppi, cioè in mezzo al Centro Storico, non poteva essere radente le mura di Barga. Ritengo possibile che in via della Ruota n° 1 si creasse con Decreto Granducale del 1787 la Rota degli Esposti, onde sopperire alle spese comunali del trasporto degli infanti abbandonati agli Spedali Riuniti di Pisa.
Chiarito che Groppi nella sua Guida Storica di Barga offre un dato da prendersi con la dovuta attenzione circa l’ubicazione dell’antico Spedale S. Croce, vediamo che Martinelli e Conte, circa la sua posizione nella Terra o Castello di Barga chiaramente dicono che l’ospedale Santa Croce era “ubicato rasente le mura vicino alla porta”, cioè la Porta Mancianella o Reale.
Prima di passare ai documenti cui accennavo, desidero sciogliere l’eventuale curiosità sorta con la citazione dell’assedio pisano a Barga del 1363, anticipando che dal loro modo di assalire i castelli, cioè di notte, così come accadde per Barga, sorse il modo di dire molto in uso ancora tra la nostra gente: Bimbi a letto che arrivano i pisani.
Che cosa accadde in quei 1363 lo racconta Matteo Villani nelle sue Cronache, che ovviamente sunteggio. Era la notte del 27 marzo 1363, annunciante la Domenica dell’Ulivo (le Palme), e i pisani che erano in guerra con Firenze pensarono bene di tentare di togliere alla Città del Giglio Barga, da sempre agognata per le immense e rigogliose boscaglie. Così il Villani:
“Con 1000 cavalieri e 4000 fanti s’accostarono a Barga nel pieno della notte, senza niuno sentore de’ terrazzani, tanto fu netto e presto l’assalto, e presono gran parte delle mura, e lo spedale che è accostato ad esse, e già avevano rotte parte delle mura, allato allo spedale che è accostato ad esse”.
Da quella rottura nelle mura i pisani volevano immettere in Barga la numerosa cavalleria per saccheggiarla, uccidere e distruggere. Sennonché, i barghigiani, svegliati dal fracasso attuato dai pisani alla presa con i sassi delle mura, passata la voce da finestra a finestra, corsero svelti come non mai ad armarsi e senza alcun timore affrontarono la pugna, e tanto agli uomini che alle donne, per l’odio che avevano di finire in mercé pisana, raddoppiarono le forze. Tanti però erano i pisani saliti sulle mura e sul tetto dell’ospedale che non potevano respingerli, ma dotti a ogni espediente di guerra, decisero all’istante di appiccare il fuoco ai sacconi di paglia dei letti dello stesso ospedale, cosicché, tra le vampe e l’acre fumo, ai pisani non restasse altro che abbandonare l’impresa, così come avvenne. Momentaneamente respinti, i pisani decisero seduta stante lo stretto assedio alla Terra.
Continua il Villani dicendo che molti pisani rimasero morti e molti ne furono feriti e per la lontananza di Firenze, con tre battifolli si misero all’assedio, sperando così di aver Barga per fame, ma dalle mura i Barghigiani li tennero ben lontani, ed anche i piccoli ometti e le eroiche donne vegliarono come gli uomini da quelle alture sulle sorti della Terra.
Nel riquadro l’area dell’ospedale di S. Croce, teatro dell’assedio pisano.
Dopo due mesi d’assedio, nel giugno 1363, come un tuono che rotola lontano, finalmente si udì il rullio dei tamburi fiorentini che minacciosi preannunciavano la carica agli assedianti pisani. Giunti alla vista dei Barghigiani, questi ultimi fecero la sortita dalla Porta Reale con le proprie milizie e Barga fu liberata.
Di là dal racconto resta da capire quale fosse stato, lo spedale teatro dell’assedio, che nome avesse e dov’era.
Intanto va detto che per far entrare la cavalleria in Barga, così come narra Matteo Villani nelle sue Cronache, occorresse un luogo dove potesse agevolmente transitare. Di questi luoghi intorno alle mura ce n’era uno solo, cioè l’area del Bastioncello, e suoi dintorni, attuale termine del parco della Vittoria e Villa Barsanti, dove, rotte le mura, potevano transitare i cavalli per entrare in Barga; quindi quell’ospedale era nella citata area, cioè vicino a Porta Reale, che i documenti successivi ci dicono fosse lo Spedale di S. Croce.
Veniamo ora ai documenti dichiaranti, dove fosse l’ospedale Santa Croce nel sec. XVIII e per farlo ricorriamo allo Stato delle Anime della parrocchia S. Cristoforo, anni 1739-40, redatto dal proposto Giovanni Michele Guidi. Un documento ben curato, che descrive con dovizia di dati lo stato di Barga. In quel testo composto di circa 150 carte vediamo che nel Quartiere di Mancianella o Reale sono ubicati i fabbricati dei due ospedali: vicino alla casa dei Talinucci, via del Pretorio, ci sono due case dell’ospedale Santa Lucia del Bigallo di Firenze; mentre il Santa Croce lo ritroviamo dietro alla SS. Annunziata, in via di Solco.
Il proposto Guidi così lo annota: casa 188, Lo spedale di S. Croce per le donne. Qui ci sono Caterina Diversi di cinquantacinque anni e Maria Antonia di cinquanta. Il luogo si deduce dalla descrizione a scalare delle case, infatti, la casa 181 è la chiesa della SS. Annunziata, segue la 182 del capitano Mordini ancora esistente con quel cognome, per poi scendere tramite l’attuale volta nella via di Solco, dove ancora la 182 è una delle case Carlini, poi la 183 dei Pieracchi. Queste due case sono illustrate nella strada di Solco e affaccianti sulla via nuova che dal Fosso porta al Giardino, precisamente nella carta progettuale del 1844, riguardante il tracciato di quella strada. Chiarisco che siamo scesi in via di Solco e si sta andando verso Porta Reale.
Poi troviamo la casa 184 del cancelliere Rimbotti, la 185-86 sono due case dei Bartolini, la 187 è quella vuota dei Cardosi ed eccoci alla 188 dell’ospedale di Santa Croce. Nella via di Solco, dietro alla SS. Annunziata, in certi documenti si parla del luogo detto “allo spedaletto”, questo anche in carte del sec. XIX.
Nello Stato delle Anime il proposto Guidi annota:
Spedali in questa Cura- Spedale di Santa Lucia per gli uomini. Spedale Santa Croce per le donne.
Spedalinghi- Il Sig. Giovanni Battista Bonanni per Santa Lucia. Il Sig. Dott. Pier Antonio Giuliano Giannelli per Santa Croce. Si eleggono dal Consiglio.
Dallo Stato delle Anime Parrocchia S. Cristoforo anni 1739-40. La parte che
Riguarda i due Spedali di Barga, S. Lucia e S. Croce, e gli spedalieri.
A questa inoppugnabile nota desidero far seguire quanto appresso:
Non è corretto scrivere, così come si ritrova in certe pubblicazioni locali, che i rispettivi ospedalieri fossero eletti dal Bigallo di Firenze, perché la nomina spettava al Consiglio della Terra di Barga dopo un editto e successivo squittinio (verifica dell’idoneità) tra i richiedenti l’incarico. Ai Capitani di Santa Maria del Bigallo e Misericordia di Firenze giungeva unicamente la lettera del Podestà annunciante la morte del precedente ospedaliero, cui seguiva il nulla osta del Bigallo per l’elezione consiliare del nuovo ospedaliere. Questo lo dice chiaramente sia il proposto Guidi nel suo Stato delle Anime del 1739-40 “si eleggono dal Consiglio di Barga”, come le delibere del Comune di Barga, tra cui quella del 1735, in cui si apprende che fu eletto dal Consiglio a Spedaliere di Santa Croce, tra sei pretendenti, il dott. Antonio Giuliano Giannelli.
I due ospedali, con le riforme granducali degli ultimi anni del sec. XVIII, cessarono l’attività e i beni venduti a favore di Santa Maria del Bigallo e Misericordia di Firenze, cui furono aggregati nel 1541 tutti gli ospedali minori della Toscana, anche se per Barga parrebbe che il Santa Croce fosse aggregato solo nel 1588 (Martinelli Conte). Nell’Estimo del Comune del 1647 vediamo che il S. Lucia aveva 40 beni, mentre il S. Croce 26. Al momento della vendita, i facoltosi Lugani di Barga, ne comprarono 23 e non tutti, così come dicono certe pubblicazioni locali, tra cui un orto in Mancianella, confinante con: un bene di prete Malculi e la via, lo stesso ospedale, e per due lati con le mura castellane; qui si ha un’altra testimonianza inoppugnabile di dove fosse collocato l’ospedale, cioè in un angolo delle mura.
Nel libro dell’Archivio Comunale, Lettere e Affari del cancelliere Rimbotti, datato 1695-1708, con la data 28 dicembre 1701, troviamo un elenco di spese per risarcire le mura castellane, tra cui: “Per rifarsi il muro castellano già fà rovinato sotto lo Spedale di S. Croce per Braccia 40, d’altezza 10, grosso Braccia 1 e ½, visitato e fatto porre in nota per parte dello Spedaliere di detto Spedale, adducendo poterli essere entrato in esso, che per rifarsi l’opra stimorno essere la spesa £ 1200”.
Invece, nel Consiglio del 29 dicembre 1646, parlando del restauro delle mura di Barga, ecco cosa si dice: “Item, fu proposto che ritrovandosi la muraglia in molti luoghi rovinata et in altri che minacciano rovina et che in particolare la muraglia che è contigua allo Spedale di S. Croce è aperta in maniera che vi si puole entrare col carro, saria bene si richiudere detto Muro dello Spedale e resarcire dove minacciano rovina. Stanziare Piastre 50”.
Qui si dice chiaramente che da quelle mura rovinate poteva passare un carro. Questo dato è veramente interessante e ci fa ritornare all’assedio pisano del 1363, dove si dice che da quelle mura vicine all’ospedale S. Croce volevano far passare la loro cavalleria, quindi lo Spedale S. Croce era dietro alla Villa Barsanti, dove le mura facevano un doppio angolo per poi scendere, dopo un tragitto lineare, attuale dritta sotto la stessa casa Barsanti, nel Solco Rovinoso.
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