I traditori di Giancarlo de Cataldo

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Lorenzo di Vallelaura è un eroe. Patriota devoto alla causa di Mazzini, ha abbandonato Venezia e la famiglia austriacheggiante per combattere in nome dell’Italia unita. E’ quasi rimasto ucciso in una eroica spedizione in Calabria, prologo di quella di Pisacane a Sapri. Il Maestro lo vuole sempre a suo fianco: nell’esilio londinese, nei rapidi e nascosti viaggi in patria, come consigliere prezioso, come agente fidato, come propagatore degli ideali della Giovine Italia.

Ma Lorenzo di Vallelaura è un traditore. Il padre filo giuseppino ha comprato la libertà di questo figlio degenere dopo il misero fallimento della spedizione in Calabria. In cambio di aver avuto salva la vita, Lorenzo è diventato una spia dell’impero austriaco; e per tutti i lunghi anni dell’unificazione vivrà drammaticamente il dualismo tra la vocazione alla lotta e la condanna a morte che pende sul suo capo.

Su questa trama si intesse l’arazzo ricamato da De Cataldo per celebrare il periodo risorgimentale: un arazzo fatto di personaggi italiani e stranieri, reali e fittizzi, concreti e favolosi, intriganti e politici. Un arazzo prezioso perchè restituisce l’immagine di un Risorgimento concreto, fatto di spionaggi, ambascerie, accordi internazionali; molto lontano o comunque molto sfumato sulle tanto celebrate virtù patriottiche. Ci sono personaggi e situazioni riusciti meglio (il versante maschile, la particolare figura della Striga, l’ambientazione italiana in genere e siciliana e sarda nello specifico) e altri che invece, richiamando più o meno volutamente il genere del feuilleton ottocentesco, rischiano di apparire eccessivamente sciropposi o superflui (le figure femminili, l’ambientazione londinese). Un libro comunque interessante per chi fosse intenzionato ad approfondire la storia della nostra unificazione da un approccio più romanzesco; anche se spesso niente è più vicino al romanzesco che la cronaca stessa.

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