Da 86 a 51 in tutta Italia, da 10 a 4 in Toscana. Il riordino delle province è cosa fatta. Il governo ha deciso, mettendo in pratica i tagli annunciati, in base ai parametri di popolazione e superfice, con alcune deroghe. Il quadro che emerge in Toscana riserva molte sorprese: la città metropolitana di Firenze comprenderà anche le limitrofe Prato e Pistoia; Arezzo farà provincia a sé: Grosseto e Siena si uniranno e nascerà la macro provincia del nord e del litorale, cioé Lucca, Massa-Carrara, Pisa e Livorno.
La riforma sarà attiva a partire dal 2014 e a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici.
Dal prossimo primo gennaio verranno meno le giunte provinciali. Nella fase di transizione sarà possibile per il presidente delegare non più di tre consiglieri per gestire la fase di transizione. E questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014. Il decreto prevede inoltre il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali e l’abolizione degli assessorati. Quanto agli organi politici, questi dovranno avere sede esclusivamente nelle [dw-post-more level=”1″] città capoluogo.
“A parte il fatto che Arezzo sia riuscita per poco a mantenere la sua autonomia, per il resto trova sostanziale conferma l’idea iniziale del presidente Rossi delle tre aree vaste – è il commento a caldo di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana – Una decisione che sembra avere una sua logica, soprattutto nell’unire Prato e Pistoia a Firenze, creando una importante area centrale, nevralgica per tutta la Regione”.
Preso atto della decisione dell’esecutivo, si tratta adesso di vedere come reagiranno gli enti interessati: “A questo punto spero che ogni ragionamento legato a logiche campanilistiche debba essere abbandonato – continua Giurlani -. Oltretutto le aree che si vanno a costituire sostituiscono le province, non i comuni. Quindi, per esempio, non capisco la grande avversità di Prato a stare insieme a Firenze. Qualche dubbio, casomai, può nascere dal concentrare nello stesso ente ben 4 delle attuali province, cioé Lucca, Massa-Carrara, Livorno e Pisa, anche se mi pare comunque una soluzione più omogenea e sostenibile di quanto non fosse quella che accorpava Pistoia e Prato all’area del nord della regione”.
Nettamente contrario invece il parere del senatore Andrea Marcucci (PD) che afferma: “Una riforma totalmente sbagliata, che crea un disequilibrio profondo in Toscana e che penalizza fortemente alcune aree della regione ed in modo particolare Lucca, unico caso in Italia di accorpamento di 4 Enti. Il governo si è assunto una grave responsabilità, condivisa anche dal governatore Enrico Rossi”.
“Una mappa sballata – spiega il parlamentare – che concede l’autonomia ad Arezzo e poi crea una maxi area a nord della regione, mettendo insieme Livorno, Pisa, Lucca e Massa-Carrara. Un carrozzone che sarà ingestibile ma che ottiene un primo risultato politico. Uno degli effetti di questo provvedimento è infatti quello di omogeneizzare una realtà fieramente autonoma come quella di Lucca, stracciando la sua vocazione storica e le sue specificità. Temo che la decisione del governo – prosegue Marcucci – sia stata fortemente influenzata dal pronunciamento della Regione Toscana, l’accorpamento di 4 province è stato perseguito soltanto in questo caso (ed in Friuli ma in una regione a statuto speciale). Il decreto ora dovrà arrivare in aula, se sarà modificabile mi batterò per correggere tali storture, soprattutto contrastando la chiusura degli uffici periferici dello Stato, con il rischio reale di arrecare un gravissimo disagio ai cittadini. Se sarà messa la fiducia invece – conclude il parlamentare -annuncio fin da ora il mio voto contrario”.
“L’aver scongiurato l’ipotesi della maxi-provincia che avrebbe portato il capoluogo a Prato è un risultato. Sono convinta che Lucca, seconda realtà produttiva dell’intera Toscana, abbia tutte le carte in regola per ottenere il ruolo di spicco che le spetta nell’assetto che emerge dal decreto legge di riordino delle province: dovremo chiederlo con forza nelle sedi adeguate. Ora è indispensabile intervenire sulla governance”. Lo dice invece l’onorevole Raffaella Mariani (Pd).
“In queste ultime ore le ipotesi che si sono rincorse hanno riguardato esclusivamente la composizione dell’Area metropolitana e l’eventuale inclusione in essa dei territori provinciali di Prato e Pistoia – affrema – La scelta del Governo di applicare un’unica deroga in tutto il territorio regionale deve essere valutata e discussa in considerazione delle funzioni attribuite alle nuove province e ai comuni che le compongono, oltre che in relazione ai capoluoghi. Altro fatto non trascurabile è la scelta di sopprimere le giunte provinciali ed indicare presidente e consiglio come organi di riferimento”.
“La discussione dovrà tenere conto della complessiva riorganizzazione della nostra regione: oltre al risparmio deve infatti essere assicurata l’efficienza dei nuovi organismi, evitando dannose confusioni. Il tempo che seguirà andrà speso per salvaguardare la situazione dei lavoratori della Provincia e con la massima attenzione verso le esigenze dei cittadini e delle imprese”.
“Rimaniamo comunque in attesa di poter conferire col Ministro Patroni Griffi, come chiesto nella lettera inviatagli pochi giorni fa” conclude Mariani.
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