“Eh … vi manca ancora tanto! Dovete salire in cima, poi scendere nella valle, poi risalire e girare tutto intorno … almeno tre ore!”: è questo l’incoraggiamento che Daniela Pesce e Luca Berchicci, coordinatori AIGAE, ricevono lungo il Cammino di San Francesco nella tappa che li conduce alla Romita di Cesi, un eremo situato a 800 metri di altezza sul Monte di Torre Maggiore, nel cuore dell’Umbria.
” La Romita” – scrivono i nostri sul blog di Guide in Cammino – “immersa nella splendida lecceta pura, ci è apparsa come un oasi dorata! E’ bellissima: un villaggio in pietra ristrutturato grazie alla ferrea volontà di Frà Bernardino, dove si respira il vero spirito francescano; cellette pulite e semplicissime dove dormire, senza corrente elettrica; acqua da prendere con i secchi, che aiutano nella pratica della moderazione dello spreco; canti, condivisione di cibo (dell’orto) e lavoro, preghiere nella piccola cappella con le campane suonate ancora a mano, che quando suonano vengono accompagnate dagli ululati dei tre cani abitanti fissi della Romita assieme a Frà Bernardino e Fabio. La dimostrazione che una vita diversa è possibile”.
Mi permetto di aggiungere che già il cammino dimostra che una vita diversa è possibile, che i molti fronzoli della nostra esistenza moderna possono ridursi a pochi (leggeri ed essenziali) oggetti che ci assicurano le condizioni per mantenere il corpo in buone condizioni esaltando le capacità della mente di vagare tra i pensieri che ci sono più cari. In un certo senso, come ben sapevano i pellegrini di un tempo (ma anche quelli di oggi), il cammino ci apre nuovi spazi per quella che molti chiamano spiritualità.
E l’essenziale che fa bene al cuore, durante il cammino si scopre nei modi più di versi, come quando sono i fichi raccolti dalle piante in cammino a dare a Daniela e Luca le forze necessarie a mettersi in movimento di prima mattina “privi di colazione perché al santuario di Greccio non la offrono e a Greccio paese l’unico bar aperto non aveva nulla!”. Sorprese di un’Italia che sa sempre farsi amare ed odiare, un’Italia senza vie di mezzo che nella lentezza del cammino mostra i suoi più piccoli (non sempre graditi) dettagli.
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