Le Guide in Cammino dell’Associazione Italiana Guide Ambientali proseguono il loro viaggio verso il tacco dello stivale e proprio in questi giorni sono giunte a L’Aquila, la città devastata dal sisma del 6 aprile 2009. Una scossa inserita in un terrificante sciame sismico che ad evento concluso ci ha regalato un bilancio agghiacciante: “308 vittime, oltre 1500 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati” (fonte: “Terremoto dell’Aquila del 2009” – Wikipedia, l’enciclopedia libera).
Mentre Daniela e Luca raggiungevano L’Aquila in punta di piedi, chi scrive si arrovellava causa l’impossibilità di raggiungerli, ma questo conta davvero poco. Ciò che più conta è che lo slogan “le guide come testimonial” il 18 settembre 2012 ha riguardato una città che pare davvero lontana dai miracoli ricostruttivi di cui ebbe a parlare il Presidente del Consiglio dell’epoca. Per capire meglio lascio a loro la parola attingendo dal blog del progetto:
” L’emozione si sente, è la prima città lungo il cammino e la curiosità di vedere qual è realmente la situazione è forte. E, come spesso accade, la realtà supera la fantasia.
Per arrivare al posto dove alloggeremo dobbiamo attraversare il centro e ci mettiamo un’ora per capire come. Per due volte ci danno indicazioni sbagliate o meglio veniamo fermati dai militari perché siamo in zona rossa e non si può passare.
Scopriamo così che di aquilani in giro ce ne sono pochi, che gli stessi aquilani non sanno bene dove si può passare e dove no, che la città è (o meglio dovrebbe essere) un immenso cantiere.
In realtà di cantieri attivi ne vediamo pochi ma appesa ad ogni palazzo c’è la pubblicità di una società di ristrutturazioni. Prenotano i lavori e sembrano voler dire: qui è mio!
Incontriamo tanti operai, qualche militare, pochi turisti e pochissimi cittadini.
Nel pomeriggio il corso si anima e prende vita un tentativo di struscio. La gente si sofferma davanti ai pochi negozi aperti. Alcuni “controllano” lo stato di avanzamento lavori e vagano apparentemente senza meta per le poche strade aperte al transito “pedonale”.
Ai “quattro cantoni”, quello che scopriamo essere stato lo snodo cruciale della città, ci si avvicinano le persone che, con le lacrime agli occhi, ci raccontano la storia della LORO città e offrono consigli ed informazioni.
Nella piazza della cattedrale, quella dove si svolgeva il mercato, con lo slogan “Mettiamoci una pezza“, arredi urbani e elementi architettonici sono sati foderati con scampoli lavorati a maglia di tutti i colori e fogge. Una forma soft di protesta contro l’agonia del centro città. “
C’è davvero poco da aggiungere. Mi viene solo in mente che proprio in questi giorni ho raccontato ad alcuni britannici del terremoto della Garfagnana del 1920. L’ho fatto stando accanto a campanili che hanno perso la loro chiesa, dentro paesi che persero molte case e molti abitanti. Non c’è che da sperare che questo sia di buon auspicio per gli aquilani che “vagano apparentemente senza meta” nella loro città. Come mia nonna mi ha raccontato del terremoto del 1920, alcuni di loro racconteranno ai propri nipoti i giorni e gli anni terribili che hanno vissuto. Per i bambini del futuro sarà come una favola.
[Fotografia e testo riprodotto in corsivo tratti dal blog http://guideincammino2012.wordpress.com con l’autorizzazione degli autori]
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