Per noi di oggi parlare di un servizio pubblico di un qualsiasi Comune senza compenso fisso per una carica elettiva di un certo livello è una cosa fuori dal mondo, eppure in antico, almeno nel sec. XVI, per la Podesteria fiorentina Barga era una norma statutaria che si tramandava in qualche misura dai tempi precedenti.
Infatti, già nello Statuto di Barga del 1360 chi fosse stato eletto Console, la massima carica del Comune di Barga che giurava sui sacri vangeli al pari del Podestà inviato da Firenze, non aveva alcun compenso fisso se non il terzo delle non quantificabili multe inflitte secondo lo statuto stesso, però da dividere con gli altri colleghi consoli, in tutto sei, ossia due per ogni porta del Castello: Porta Reale o Mancianella; di Borgo; Macchiaia o Latria.
L’altro terzo delle multe andava ai Guardiani o Custodi delle cose e dei beni dei barghigiani, anche qui sei per le tre porte del Castello, poi appellati con il tempo a seguire Capitani di Parte Guelfa e Difensori, quest’ultimi nel numero di tre per le tre porte. L’ultimo terzo delle multe andava al Comune.
Il Generale Consiglio della Terra di Barga si completava con 15 consiglieri per un totale di trenta persone.
Per non pregiudicare al Comune l’entrate delle multe, secondo lo Statuto, alla loro spartizione non doveva e non poteva a nessun titolo avere parte il podestà inviato da Firenze, né altro incaricato in tali uffici pubblici, così come recita il capitolo XXXVI del libro secondo dello stesso Statuto:
“SPETTANZA DELLE MULTE: parimenti che il Podestà di Barga non possa in ragione del suo ufficio di Podesteria avere parte alcuna delle multe comminate, sia le multe sia parte, in nessun modo o diritto, né in base al suo ufficio, né extra ufficio; ma tutte le multe siano del Comune e dei Consoli e dei Guardiani, in tutti i casi come è dichiarato nello Statuto (n.d.r. -cioè un terzo per ognuno). E il contrario, non opponendosi altro capitolo o consiglio in atto, non abbia valore per questo capitolo, né sia di pregiudizio od ostacolo”.
Il Podestà aveva e mantenne con il tempo un suo ottimo salario a spese della Podesteria di Barga e se anche i tempi passeranno la norma riguardante i Consoli e i Capitani, come tutti sino ai Consiglieri, vediamo che non cambierà, anzi, nella seconda parte del sec. XVI i documenti ci indicano che le due massime cariche del Comune -Consoli e Capitani- non avevano più parte neppure alle multe, quindi il loro incarico oltre ad essere obbligatorio, salvo malattie, impossibilità ad esercitare perché fuori di Barga per motivi professionali, oppure perché arruolati nella Banda di Barga -non musicale bensì l’esercito- era da considerarsi secondo il vigente Statuto di Barga prestazione gratuita.
Nello scorcio finale del sec. XVI tale stato delle cose mise in crisi il sistema amministrativo del Comune, ma non per via della gratuità della prestazione o meglio, non del tutto per l’assenza di una gratificazione, nel senso che l’imposto e gratuito obbligo ad esercitare l’incarico concorse a far sì, a causa del rifiuto di più persone, che i nomi estratti dalle borse delle cariche si dovessero rivedere più volte in Consiglio; ma vediamo il perché nel suo complesso.
Infatti, le persone che rifiutavano l’incarico dichiaravano il loro motivo, poi scritto a fianco del loro nome, cosicché possiamo renderci conto che alcuni erano fuori di Barga, come per esempio Messer Pietro Angeli, appellato nei libri del Comune come Humanista o Lettore a Pisa, cioè professore universitario e come tale giustificato dall’esercizio dell’incarico. Altri dichiaravano essere tanto malati o per l’età o altre cause da non potersi muovere da casa. Si ricorda che diversi dovevano venire a Barga da fuori, cioè dal contado. Comunque il maggior rifiuto veniva dai soldati, i quali per lo Statuto potevano essere esentati dagli incarichi amministrativi. In tali frangenti è facile arguire che i più accettassero l’incarico forzatamente e solo chi fosse stato animato da un lodevole senso civico lo accettasse senza ribattere alcunché anche a fronte di un possibile rifiuto, oppure chi era animato da qualche interesse particolare, quest’ultimo caso in barba anche al giuramento di assoluta imparzialità fatto sui sacri vangeli. I tempi della vita con le sue passioni scorrevano allora come oggi.
I rifiuti all’incarico costringevano il Comune, onde rendere completo il Generale Consiglio, a ricorrere al solito giro di persone per gli incarichi.
Per quanto riguarda i soldati della Banda di Barga, più di trecento, va detto che sul finire del sec. XVI erano fortemente impegnati in campagne militari -probabilmente non tutti insieme- specialmente nella salvaguardia delle coste del Granducato dal pericolo dei Turchi, così come venivano appellati anche i pirati del Maghreb che solcavano con le loro galere il mediterraneo, attuando sbarchi a sorpresa. Nella difesa delle coste la Banda di Barga era molto ricercata per la sua assoluta fedeltà ai granduchi e lodata per le sue azioni, così come si evince da varie pubblicazioni che trattano dell’argomento. Altro utilizzo di uomini della Banda di Barga era nel ruolo di marinai sulle galere granducali impegnate a contrastare la pirateria nel mediterraneo, molto dannosa, anzi, un vero e proprio cancro per i commerci marittimi. Qualcosa di particolare su questo argomento ve la racconterò in futuro.
Ovviamente se all’incarico di Console avesse fatto seguito un lauto compenso, così come oggi spetta alle maggiori cariche amministrative, è facile pensare che non solo i soldati avrebbero accettato ma anche i malati sarebbero tornati sani in poco tempo, anzi, se fossero stati totalmente inabili e non solo momentaneamente, avrebbero allegato documento medico della loro possibile sanità da lì a breve.
Comunque il Comune ebbe la sua pensata per cercare di risolvere il problema, consistente non nell’idea di un salario ma comunque di regalare ai Consoli in uscita, su cui aveva gravato il maggior peso della gratuita conduzione amministrativa della podesteria, un piatto di stagno di circa 400 grammi con sopra impressa l’Arme di Barga.
In pratica il Comune capisce, e per esso il Podestà, che per smuovere le coscienze e la partecipazione alla conduzione della cosa pubblica, anche con il fine di una maggiore democraticità, occorreva chiarire a tutti che si era fatto largo il detto: neanche il cane muove la coda per niente, nel senso che i rifiuti era chiaro muovessero dal fatto che il consolato prevedeva decisioni impegnative e di particolare peso emotivo, simili alle attuali responsabilità dei sindaci, quindi in qualche modo da remunerarsi e la questione si farà chiara nella delibera che riporteremo a seguire. Teniamo conto però anche dell’inverso, ossia, che coloro su cui gravava tutto il peso dei consolati, con la plausibile scusa del gravoso impegno, avessero capito che era il momento buono per una richiesta di indennizzo, allegando a questa l’evidenza dei troppi rifiuti dei soldati.
Si ricorda che il Podestà decideva del civile e del criminale, sovrintendeva alla politica della podesteria e altro, come gli spettava la convocazione dei Consoli per l’Ordine del Giorno da trattarsi il giorno successivo nel Pubblico e Generale Consiglio della Terra. Senz’altro vi metteva bocca per le priorità o le cose da inserirvi, però la decisione finale spettava per voto ai Consoli, che deliberavano a maggioranza relativa: quattro su sei. Cosicché è pensabile che con piacere deliberassero il punto da inserire all’Ordine del Giorno del Consiglio riguardante il regalo del piatto che avrebbe investito anche loro stessi, un atto senz’altro richiesto al Podestà che probabilmente accettò se ne discutesse anche per porre fine ai troppi rifiuti, forse in ciò illuminato, come detto, anche dalla constatazione di una scarsa democraticità nella direzione della cosa pubblica. Cioè a dire: barghigiani svegliatevi perché siete destinati ad essere governati dalle solite persone delle solite famiglie, mentre per il vostro Statuto, avete la possibilità di una più larga partecipazione alla cosa pubblica. Esortazione diretta specialmente ai soldati che erano in gran numero inseriti nelle borse degli incarichi, tra cui quella del consolato: voi che vi appellate all’esenzione, animo, quando sarete estratti per il consolato o altro ufficio, se inattivi, accettate.
Tra le altre cose da dirsi sulla figura dei Consoli ricordiamo che era di loro competenza emettere in Consiglio il partito per il voto, ovviamente basato su un loro documento frutto della precedente discussione.
Va detto ancora che in questo tempo, siamo nel 1584, i Consoli e i Capitani, come già accennato, restavano in carica tre mesi, mentre tutti gli altri del Consiglio sei mesi.
Ma vediamo cosa recita la delibera comunale che parla del regalo del piatto ai Consoli per invogliarli all’incarico:
“Pubblico e Generale Consiglio della Terra di Barga del 6 maggio 1584.
Sopra il salario ai Consoli.
Item, sopra la proposta circa il salario da darsi per lo advenire alli Consoli. Atteso come per lo statuto della detta Terra et Potesteria di Barga, libro primo Rubrica X, si dispone che li Consoli di detta Terra et Potesteria debbino esercitar tal offitio senza salario o premio alcuno et veduto come a tali Consoli tocca tutto il peso del governo di detta Terra et Potesteria con molti fastidii et disagi per il che con difficultà si trova chi voglia esercitar tal offitio essendo maxime la maggior parte delli huomini di questa Terra et Potesteria soldati, a quali per li loro privilegi è concesso il poter rifiutare quando son tratti senza alcuno preiuditio, tal che tale offito de Consoli è ridotto a pochi, onde parendo che ogni fatica meriti premio et per allettare tali soldati che, tirati dalla avidità di quel poco di utile, habbino a accettare et esercitar l’offitio del consolato, fu per il Pubblico et Generale Consiglio della detta Terra et Potesteria di Barga, alla presentia del presente Magnifico Sig. Podestà come di sopra adunato per loro legittimo partito per fave 26 nere per il sì, 3 bianche per il no et una absente non obstanti, statuito ordinato che tale ordinatione et deliberatione habbia forza di statuto da osservarsi in perpetuo ogni volta sarà approvato secondo li ordini della città di Firenze.
Che li sei Consoli della Terra et Potesteria di Barga che per lo advenire saranno et quelli che di presente sono in offitio, finito il loro offitio de tre mesi, debbino il primo dì del mese di luglio che sarà l’entrata de nuovi Consoli adunarsi insieme li Consoli nuovi et vecchi al suono della campana nel palazzo del Sig. Podestà et nella Cancelleria solita per informare li nuovi Consoli di quanto alla giornata occorra in benefitio del Pubblico et debbino in tal matina li sei Consoli che saranno, finito il loro offitio, ricevere per salario et ricognitione delle loro fatiche un piatto di stagno di peso di Libbre una et once sei per ciascuno, segnato con l’arme della Comunità da presentarsi loro per il Camerlingo di detta Terra et Podesteria che per li tempi sarà. Et così si vada seguitando di fare tale adunatione ogni tre mesi, cioè il primo di ottobre, il primo di gennaio et il primo di aprile di ciascuno anno, ne quali giorni detto Camerlingo debbi presentare li detti piatti di stagno a quelli Consoli di stagno a quelli Consoli che haranno finito l’offitio come detto, volendo che quelli Consoli tanto vecchi quanto nuovi che mancheranno di presentarsi in tale giorno al suono della campana caschino in pena della perdita del piatto di stagno, salvo sempre ogni giusto impedimento a dichiaratione del Magnifico Sig. Podestà che per li tempi sarà a Barga et questo non obstante il detto Statuto Rubrica X, il quale in questa parte cassorno et annullorno in tutto et per tutto, in ogni meglio modo alla presentia di Giovanni di Piero da Barberino di Mugello et Francesco di Antonio di Nerlo da Barga testi”.
I testimoni erano rispettivamente il cancelliere e uno dei due messi del Podestà.
La delibera non riporta il voto del Consiglio, segno evidente che si trattava di una proposta del Podestà, cioè al di sopra dello stesso Consiglio della Podesteria e Terra di Barga che, geograficamente parlando, aveva l’attuale estensione del Comune di Barga compresa Sommocolonia, che dal 1550 aveva perso la sua natura di Comune a seguito della sua opposizione nel 1528-30 alla Signoria dei Medici perché -alla testa l’eroico capitan Galletto- fu favorevole all’idea di una Firenze repubblicana.
Ovviamente la delibera del piatto per entrare nella sua effettiva operatività aveva bisogno dell’approvazione dei Magnifici Signori Nove della Giurisdizione e Dominio Fiorentino, l’organo soprintendente le podesterie, ma a Firenze il deliberato barghigiano del dono del piatto ai Consoli non riscosse l’approvazione e il cancelliere di Barga a fianco della stessa delibera dovette aggiungere: “Non fu confermato”. Cosicché si continuò nel solito modo operandi, con i rifiuti, le sostituzioni e il servizio gratis.
Al di là del merito della cosa esposta -che ha pur sempre i suoi riflessi nell’attualità- il rifiuto da parte di Firenze del deliberato della Podesteria di Barga fu in un certo senso una sorta di disgrazia per noi moderni, in quanto, se ci fosse pervenuta memoria visiva di uno di quei pensati piatti di stagno con l’arme di Barga, avremmo oggi un documento inoppugnabile circa il vero stemma di Barga nel sec. XVI, la cui natura è solamente indotta dalla visione di un occasionale e libero disegno effettuato nel 1532 da un cancelliere su di un libro delle delibere, oppure dalla sua raffigurazione nella banderuola dei venti che sta sul campanile del Duomo della cinquecentesca Barga tra i Santi Rocco, Giuseppe e Arsenio, il quadro di autore anonimo ancora custodito nel nostro Duomo.
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