Barga jazz 2001. Tempo di bilanci. Non appena conclusa la manifestazione, abbiamo incontrato il direttore artistico Alessandro Rizzardi. Con lui abbiamo fatto il punto della situazione e soprattutto effettuato un’approfondita radiografia del festival.
Dunque, Alessandro, soddisfatti?
“E’ stata una bella edizione, nove serate importanti con delle belle sorprese, con delle scoperte e delle conferme.
Bargajazz quest’anno ha dovuto ulteriormente fare i conti con la crisi economica che sta penalizzando non poco il settore. Da due anni ci manca un importante finanziamento ministeriale che ci ha causato non poche difficoltà finanziarie, nonostante l’aiuto che non è mancato da altri enti a cominciare da Regione, Provincia di Lucca e Comune di Barga. Difficile andare avanti sulla strada percorsa fino a due anni orsono.
E’ per questo che quest’anno abbiamo fatto di necessità virtù, cercando di ridurre i costi: il progetto “The italian songbook” che ha sostituito la star del jazz che ogni anno ospitavamo al festival è andato davvero bene ed ha portato nuove ricchezze alla manifestazione”.
Si parlava di conferme. Quali in particolare?
“L’orchestra di Barga Jazz, la qualità di questo gruppo che come ogni anno in poco tempo è riuscito a mettere in piedi uno spettacolo inedito, eseguendo al meglio arrangiamenti e composizioni originali. Per fare questo ci vuole un’orchestra di alto livello ed un direttore che fa un lavoro unico: Bruno Tommaso. Lui è la punta di diamante di una delle caratteristiche di Barga Jazz,: la presenza di artisti di altissimo spessore culturale.
La conferma sta anche nell’originalità di Barga Jazz, la cosa che ci distingue da 20 e più anni. Qui non si esibiscono solo artisti più o meno noti. Qui si fa una vera e propria produzione: si fanno le prove, si “monta” uno spettacolo con gli arrangiamenti e le composizioni del concorso e si costruisce tutto il progetto. Qui si crea, unico esempio in Italia, in tutto e per tutto qualcosa di nuovo e soprattutto si fa crescere la musica jazz”.
Tra le scoperte?
“Tra le scoperte del Barga jazz Festival, Emma e gli Aristodemo’s che è un gruppo che ha delle qualità notevoli. Una formazione tutta locale che ha dato tanto al successo di questa edizione.
Tra le altre, i gruppi emergenti che hanno preso parte alla finale del “Contest“. Ci tengo a sottolineare che l’originalità di questo festival è anche quella di proporre prodotti nuovi. Questa è una manifestazione che investe sui giovani, con il concorso che serve a fare emergere nuovi artisti ai quali viene concessa una vetrina., ma anche a dare spazio a progetti nuovi e originali come il progetto presentato da giovane sassofonista Luca Bellotti e quello originalissimo di Marco Cattani “le città della memoria” che ha aperto il festival di quest’anno con ospite Gabriele Mirabassi.
Insomma, il festival continua ad investire sui grandi nomi come gli ospiti speciali di quest’anno, i Quintorigo o Barbara Casini, ma anche sui giovani e sulle cose buone che esprime il nostro territorio.
In tutto questo si inserisce la validità e l’opportunità del concorso di arrangiamento e composizione. Uno sprone a comporre, a sviluppare la produzione di buona musica jazz dando a tutti i partecipanti la non sempre facile opportunità di vedere eseguiti i propri lavori da un’orchestra di altissimo livello. Al di là di chi vince o di chi perde, per tutti i concorrenti giunti fino a Barga è stata questa la grande vittoria”.
Due parole su BargaINjazz…
“E’ una giornata speciale all’insegna del divertimento ma che ha anche un’importante funzione didattica di avvicinare la gente al jazz e di far sentire che la musica jazz non è una cosa per forza di cose noiosa e solo per intenditori, ma anche divertente e coinvolgente. Anche quest’anno, visto la grande partecipazione gente direi che ci siamo riusciti”.
Quest’anno anche le novità del Jazz for dinner, le cene in jazz a Villa Moorings…
“Jazz for dinner, oltre a enojazz, sono il frutto di una collaborazione con Scacciaguai e Villa Moorings. E’ la prima volta che succede: finalmente anche le attività economiche del posto hanno visto l’opportunità di investire su Barga Jazz, sul festival e quindi su Barga come meta di un turismo culturale. Un certo tipo di turismo è sicuramente legato a Bargajazz ed è quel turismo che fa del bene a Barga. Chi ha investito su Barga Jazz ha creduto in questo e alla fine è stata una esperienza positiva, c’è stata una grande affluenza di pubblico e le due proposte hanno aggiunto ricchezza al tutto. Senza dubbio sarà un esperimento da ripetere per gli anni a venire con un coinvolgimento sempre maggiore delle realtà economiche, senza per questo snaturare il valore culturale del festival, ma creando altri momenti di musica ed intrattenimento collaterali”.
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