Abbattere il rischio sismico. Questo lo scopo del progetto “Villa 1920” varato dai professionisti aderenti agli Stati Generali della Garfagnana Terre del Serchio. Un ambizioso piano che vede coinvolti tutti gli enti e i soggetti delle Terre del Serchio. Ventidue Comuni; due Unione dei Comuni; una provincia e ovviamente la Regione e i ministeri competenti. E sono proprio 22 sindaci, due presidenti delle Unioni, il presidente della Regione Toscana e quello della Provincia di Lucca, così come il Prefetto, il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, i vertici del Genio civile, fino ai Ministri competenti, in queste ore a ricevere il testo completo del progetto teso a costruire un tavolo comune, con lo scopo di esaminare e certificare tutte le costruzioni (pubbliche, civili e industriali) del territorio.
Lo scopo è quello di creare una mappa per poi studiare interventi atti ad attenuare e ridurre il rischio sismico in Garfagnana e valle del Serchio.
Un progetto ambizioso, aperto a commenti e interventi, che ora passa sulle scrivanie degli amministratori, con un unico obiettivo: tutelare i cittadini.
Progetto “Villa 1920”
Mettere in sicurezza le Terre del Serchio dal rischio sismico
Alla luce di quanto sta accadendo in Emilia Romagna, gli Stati Generali della Garfagnana Terre del Serchio hanno contattato alcuni esperti di edilizia e chiesto pareri tecnici per meglio affrontare un evento sismico. Dopo un lungo lavoro è stato varato questo progetto che chiamiamo “Villa 1920” per ricordare l’evento tellurico del secolo scorso (nella foto un’immagine dei danni provocati a Barga). Non si tratta di un saggio scientifico, né tantomeno di un progetto “chiuso”, ma di una idea che da ora diventa soggetto di tutti; pagine aperte agli interventi, gli usi e i suggerimenti comuni con il coinvolgimento di tutti a partire proprio dagli amministratori del territorio che possono modellare e adattare “Villa 1920” alle esigenze dei cittadini del nostro territorio.
Partendo dal presupposto che i terremoti non si possono prevedere e ricercando nella massima “i terremoti non uccidono, a farlo sono gli edifici che crollano”, un punto di partenza nelle nostre proposizioni, possiamo allo stato attuale pensare a tre tipi di fasi e azioni: di studio; di intervento; di qualità e certificazione.
Iniziamo proprio da quest’ultimo titolo. Molti ricordano che nel 1985 la Valle del Serchio fu teatro della prima grande esercitazione antisismica mai realizzata in Italia. Per alcuni giorni, dopo un primo evento, fu creato un laboratorio a cielo aperto creato per affrontare e gestire le emergenze. Si trattò di uno dei primi banchi di prova dell’attuale Protezione Civile, voluta da Zamberletti.
Ma fu anche esempio da seguire per proseguire il cammino nella prevenzione degli eventi sismici. A questo proposito è però doveroso affermare che quando si parla di prevenzione in questo ambito è bene ricordare, che si tratta in maniera più corretta di “riduzione dell’impatto e del danno sismico”.
Dunque è necessario iniziare a formulare teorie di lavoro che prevedano la fusione, non solo in termini letterari, dei due ambiti qui enunciati: certificazione e terremoto.
Sappiamo che in termini legislativi operativi l’Italia ha iniziato a disegnare le prime timide mappe del rischio solo dal 1927 e che è solamente dalla seconda metà degli anni ’70 che si è iniziato a parlare di sicurezza del territorio.
Una legge nazionale esiste dal 2003, ma già dai primi anni ’80 in zone ritenute sismiche si sono imposte costruzioni con norme antisismiche.
Dopo la tragedia della scuola di San Giuliano di Puglia – dove morirono 27 bambini e la loro insegnante – tutti gli edifici scolastici sono stati avviati ad una lenta ma progressiva ristrutturazione, così come la maggior parte degli edifici pubblici. Molto ancora rimane da gestire, ma i problemi che emergono oggi sono legati alle strutture private civili e industriali, che come abbiamo visto in Emilia hanno subito i maggiori danni.
E’ quindi necessario, in accordo con la Prefettura, gli enti dei territori (Regioni, Provincia, Comuni, Unioni dei Comuni), i Vigili del Fuoco e in sinergia con il Genio Civile, Protezione civile e gli ordini professionali di architetti, geometri e ingegneri, creare una struttura che possa immediatamente iniziare a censire tutte le costruzioni, con lo scopo di disegnare una mappa del rischio e dettare tempi di interventi primari e secondari.
Questa la possiamo definire fase di studio del progetto “Villa 1920”.
RISCHIO BUROCRATICO
Il primo rischio in questa fase che emerge è quello burocratico. Come si può osservare la presenza di molti soggetti genera gradini da superare che possono creare ostacolo alla creazione del soggetto preposto alle indagini. E’ bene quindi, dopo una prima fase di coordinamento generale, stabilire che siano i comuni e gli uffici tecnici a disegnare in concorso con gli altri soggetti la mappa del rischio. Dovranno essere registrati, visionati e censiti tutti gli edifici privati civili e tutte le strutture industriali, applicando le ultime misurazioni statiche al fine di creare fasce di intervento.
E’ importante ricordare che negli ultimi anni molto si è fatto per prevenire il rischio e che il prezioso lavoro degli uffici tecnici dei comuni in concerto con Genio civile e Vigili del Fuoco, ha permesso già di mettere in cantiere in maniera embrionale questa idea che proponiamo.
CERTIFICAZIONI
Ovviamente il rigore scientifico deve seguire di pari passo quello della “qualità e certificazione”.
Ogni struttura riceverà un colore. Rosso per quelle con criticità avanzate (nella nostra valle sono una minoranza, ma ci sono); gialle per le strutture che hanno bisogno di interventi; verdi per quelle ritenute idonee e certificate.
Tutti i risultati dovranno essere resi pubblici in maniera da creare una mappa aperta ai cittadini. Nessuno dovrà correre il rischio di vivere all’interno di edifici ritenuti pericolosi perché al centro del progetto ci devono essere soprattutto i cittadini.
Questa fase di censimento come vedremo dovrà avere i costi coperti dall’insieme di tutti i soggetti e gli enti partecipati al progetto.
RIDUZIONE DEL DANNO
A questo punto si apre la fase più delicata del piano”Villa 1920″: ovvero la ricerca di riduzione del danno e prodursi in azioni immediate ed efficaci per andare incontro ai cittadini che, vivendo in edifici classificati con codice rosso, non hanno le possibilità economiche per mettere in sicurezza la propria abitazione.
Anche questa fase deve essere gestita a livello comunale in maniera trasparente. Tutti i proprietari di edifici classificati con codice rosso, che vivono in condizioni tali da non permettersi lavori, riceveranno assistenza da parte delle amministrazioni. Le commissioni detteranno per tutti questi edifici i punti di intervento primario (solaio, tetto, mura portanti, stabilità generale, etc.) e una bozza di preventivo di spesa per l’adeguamento.
Tutti gli edifici “rossi” dovranno essere sgombrati immediatamente. I proprietari nella condizione economica di procedere con lavori antisismici dovranno adeguare gli edifici entro un periodo stabilito. L’impegno tra le parti è che nessun Comune potrà esigere Imu da abitazioni ritenute pericolose. Questo passaggio è teso a legare in maniera salda e indissolubile gli amministratori ai propri cittadini con un patto di solidarietà civica.
Terminata la classificazione, censiti gli edifici, stabiliti gli interventi e redatta la lista con i preventivi di spesa massima, si apre la fase della ricerca dei fondi per la messa in sicurezza del territorio.
FINANZIAMENTI
Entra dunque in gioco necessariamente per “Villa 1920” l’impegno politico e la ricerca di finanziamenti da utilizzare per questo specifico scopo. La spesa per la prevenzione è il miglior investimento per i cittadini della valle.
Il primo passo è quello di aprire una linea di credito con banche del territorio e definire accordi su mutui e prestiti a tasso agevolato. Questo soprattutto per aiutare chi ha possibilità economiche e impieghi stabili, ma è carente di liquidità.
Stabilendo che sono a carico degli enti del territorio e della commissione le spese di certificazione e progettazione degli interventi antisismici, redatti dai membri degli ordini professionali (architetti, ingegneri, geometri), rimane chiaro che i cittadini non dovranno pagare alcuna parcella professionale.
Inoltre quando le imprese edili verranno chiamate a svolgere gli interventi per gli adeguamenti sugli edifici, la parte di spesa destinata alla sicurezza dei cantieri dovrà essere a carico di Provincia e Regione.
Ogni Comune dovrà essere in grado di evitare sprechi, ma soprattutto dovrà lavorare nella massima trasparenza possibile.
Tutto dovrebbe poi essere gestito cercando di usare tecnici e imprese del territorio (passaggio questo comunque non vincolante). Questo per far ricadere ricchezza sul territorio stesso, ma anche per certificare e personalizzare gli interventi.
Lo scopo è quello di creare una condivisione di intenti morale, tale che nessuno potrà in alcun momento compiere gesti atti a minare la sicurezza o sprecare denaro pubblico e dei cittadini.
Infine si dovrà fare pressione sul governo centrale e sull’Unione europea affinché invii le risorse necessarie a completare i lavori. Deputati e senatori dei territori coinvolti lavoreranno a questo comune scopo.
A questo punto abbiamo fatto una previsione di spesa con un calcolo di massima molto elastico, ma secondo alcuni prossimo alla realtà. Considerando che: le Terre del Serchio sono racchiuse in 22 Comuni e che vi abitano circa 50.000 abitanti; che dagli anni ’80 le abitazioni nuove vengono costruite con criteri antisismici; che le ristrutturazioni hanno seguito gli stessi criteri; possiamo ipotizzare in circa 1.000 gli edifici bisognosi di interventi. Se per ogni edificio l’adeguamento avrà un costo medio – a prezzi calmierati – di 90.000 euro si può stabilire in 90 milioni il costo degli interventi per la primaria messa in sicurezza degli edifici civili privati.
Una cifra (ribadiamo dettata da un semplice calcolo di probabilità) tutto sommato ben gestibile con mutui per ristrutturazioni agevolati presso banche del territorio; finanziamenti pubblici; riserve di privati in condizioni economiche tali da intervenire direttamente sugli immobili.
Riassumiamo e fissiamo gli impegni del progetto “Villa 1920”.
Creazione della commissione
1 – Invitare intorno ad un tavolo il Prefetto, gli enti del territorio, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile, il Genio Civile e gli ordini professionali per creare una commissione di intervento atta a indagare tutti gli edifici civili e industriali del territorio.
Mappatura
2 – Ogni Comune avrà una sottocommissione con i soggetti componenti il tavolo di lavoro. Lo scopo è quello di procedere celermente alla mappatura del territorio. I risultati saranno poi resi pubblici. I costi delle perizie saranno a carico degli enti che compongono il progetto e stabiliti da una tariffario concordato con gli ordini.
Interventi urgenti
3 – Tutti gli edifici in fascia rossa dovranno essere evacuati. I proprietari dovranno poi certificare o meno la possibilità di mettere mano ai lavori. Chi non potrà avrà il sostegno della Commissione e comunque sarà ospitato dalle amministrazioni in edifici idonei e sicuri.
Spesa e diritti dei cittadini
4 – L’ultimo atto delle Commissioni sarà quello di redarre un elenco dei preventivi di spesa per ogni intervento di messa in sicurezza. Ogni Comune compilerà una lista di edifici in fascia rossa e si muoverà di concerto con le istituzioni per il reperimento dei finanziamenti per coloro che non sono in grado di procedere (pensionati sotto i 1000 euro, disoccupati, precari, etc.). Nessun cittadino dovrà essere abbandonato.
Certificazione delle tariffe professionali
5 – Le spese dei professionisti componenti le Commissioni saranno saldate dagli enti del territorio. Il tariffario sarà concordato preventivamente con i differenti ordini professionali al fine di evitare eccessi.
Imprese del territorio e prezzi calmierati
6- Per i lavori saranno utilizzate imprese del territorio (ma questo passaggio non è vincolante) che con prezzi calmierati (anche in questo caso si applicherà la regola della trasparenza) dovranno fornire materiali e intervenire sugli edifici.
Trasparenza e professionalità
5 – Ogni passaggio dovrà essere certificato, firmato, datato e reso pubblico. Tutti dovranno sapere
dove si interviene, quando lo si fa, a quali costi e come lo si realizzano gli interventi.
Fascia rossa e fascia gialla
6 – Contestualmente al lavoro degli stabili in fascia rossa sarà gestito il fascicolo contenenti quelli in fascia gialla.
Infine una nota di chiusura. Se tutti i soggetti coinvolti – dalle più alte cariche dello Stato al muratore, passando dai tecnici, i politici, gli amministratori del territorio, i proprietari degli edifici, i fornitori dei materiali – saranno uniti dall’intento morale e professionale di perseguire il bene del territorio, lavorando in trasparenza, con la massima professionalità possibile, il progetto “Villa 1920” potrà fornire in pochi mesi immediati risultati.
Tutto facendo semplicemente prevenzione e creando un modello che potrebbe essere esportato in altri territori che convivono con emergenze simili.
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