Abbiamo incontrato il Sig. Francesco Angeli, cittadino residente nel comune di Vagli Sotto, il quale ritiene di dover portare all’opinione pubblica un problema riguardante la gestione dei livelli del lago di Vagli. Angeli ci tiene a sottolineare che pone come cittadino alcune domande senza voler creare allarmismi o polemiche. La questione del Lago di Vagli è seria e su questa andrebbe condotto un confronto serio e costruttivo.
Angeli, che cosa succede?
Ho appreso in questi giorni tramite l’ordine del giorno del Consiglio Comunale di Vagli Sotto che Enel ha intenzione di riportare il lago di Vagli Sotto al massimo invaso. Questa notizia genera in me, ma posso immaginare anche in molte altre persone, alcune preoccupazioni.
In cosa consistono queste preoccupazioni?
Il fatto stesso che l’invaso del lago di Vagli sia stato mantenuto, dopo la tragedia della diga del Vajont dell’ottobre del 1963, ad una quota di sicurezza fino ad i giorni nostri è di per sé chiaramente sintomatico. Enel, successivamente, in più occasioni ha provato poi a richiedere l’autorizzazione agli organi competenti di portare il bacino al massimo invaso ma, di volta in volta gli sono state richieste una serie di garanzie ed una serie di lavori necessari a migliorare la stabilità delle sponde e del vecchio abitato di Vagli Sotto. In ogni modo l’autorizzazione fino ad oggi non è mai stata concessa. Oggi, di fronte a questa frettolosa decisione, dico NO, ma un NO motivato, al completo rinvaso del lago partendo dal fatto che la diga di Vagli con i suoi dichiarati 35 milioni di mc. di acqua, è un po’ come le centrali nucleari di prima generazione (sicuramente è una diga di prima generazione costruita nel 1947), quindi penso che sia determinante approfondire gli studi ed aumentare i livelli di sicurezza, per i quali ritengo che tutti gli abitanti di Vagli e della Garfagnana, siano favorevoli. I cittadini vogliono essere messi a conoscenza di cosa sta accadendo.
Angeli, ma così non si rischia di portare il panico tra i garfagnini?
Non voglio fare ne creare facili allarmismi, ma anche in questo settore diversi drammi ci sono stati, tutti ricordiamo l’ultimo del dicembre del 2010 ad Arezzo. Ascoltando e leggendo con il senno del poi, la storia ci dice che anche nel tragico evento del Vajont quando la frana del monte Toc precipitò nel bacino, vari segnali premonitori erano rimasti inascoltati, drammi come quello di Longarone per quanto possibile devono essere scongiurati e noi cittadini vogliamo contribuire ad evitare che si ripetano. I problemi che vorrei che le varie autorità chiariscano sono di due tipi: legati alla sicurezza a valle ed a monte della diga stessa.
In questa prima fase voglio però semplicemente prendere in considerazione solo i problemi e le garanzie che pretendiamo per una sicurezza delle persone e beni poste a monte della diga, non per egoismo nei confronti di coloro che abitano a valle, ma per una questione di spazi. Già negli anni ’70-’80 Enel aveva avanzato la richiesta di sopraelevazione dell’invaso, un movimento di iniziativa popolare “Il paese che deve rivivere” riuscì ad ottenere la realizzazione di diverse opere, lavori di consolidamento e sommarie garanzie e credo che da quel punto si debba ripartire. Anche se ENEL ha già ottenuto o è in dirittura di ottenere (non c’è dato di sapere) autorizzazione al massimo rinvaso del lago da parte del competente Ministero, ciò non ci deve soddisfare quale garanzia per la nostra tutela. Per poter inaugurare una nuova discussione e riaprire un tavolo partiamo da alcuni problemi pratici. Nei periodi in cui il lago aveva il massimo invaso i problemi strutturali all’abitato di Vagli Sotto erano all’ordine del giorno, tanto è vero che diversi fabbricati furono evacuati, molti demoliti a partire dalla sede Comunale e moltissimi subirono lesioni. Allo stato attuale dopo decenni di gestione del lago a quota di sicurezza più nessun fabbricato è stato evacuato, nessuno è stato demolito e nessun danno è stato riscontrato. Per quanto sopra mi sembra evidente che i danni all’abitato di Vagli Sotto furono creati dall’esercizio dall’invaso del lago a livello massimo.
Cosa propone di fare?
Prima di tutto bloccare qualsiasi tipo di autorizzazione. Quindi metter mano immediatamente ai lavori strutturali quali la “frana sul Rigolaccio”, che non è certamente stabilizzata e potrebbe diventare rischiosa se l’invaso venisse rialzato. Poi con tecnici specializzati di enti differenti, si deve fare una “foto” della situazione attuale dei beni e nel caso in cui si creano lesioni o danneggiamenti debba esserci un ripristino ed un riconoscimento del danno quasi in modo automatico da parte di Enel.
Cosa ne sappiamo oggi dei continui smottamenti, erosioni e micro-erosioni che si verificano lungo le rive del lago?
Voglio ricordare che circa 8 anni fa l’amministrazione comunale dell’epoca, dopo aver fatto analizzare i dati relativi alle misure effettuate dal Enel da un geologo di fiducia, li consegnò all’ingegner Nardi (Autorità di Bacino Serchio); lo stesso pare avesse concesso un primo finanziamento al Comune di Vagli necessario per intervenire sulla sponda del lago in prossimità del cimitero. Sono stati fatti questi lavori? Dal punto di vista geologico, vedendo anche le cartografie che l’autorità di Bacino del Fiume Serchio ha eseguito, mi sembra che anche altre zone soffrano di cattiva salute. In modo particolare l’abitato del Bivio, dove negli anni ’60 vennero spostati quasi tutti gli abitanti del centro Storico di Vagli Sotto. Questi sono solo alcuni motivi per cui è importante ottenere le necessarie garanzie da Enel ed autorità di bacino. In questa operazione sarà altresì necessario coinvolgere anche l’amministrazione Regionale e Comunale (ma non solo perché la questione riguarda buona parte della Garfagnana) in quanto il bacino serve anche quale polmone di regolazione delle acque del fiume Serchio.
Voglio infine ricordare che il lago è stato svuotato l’ultima volta 1994, saranno necessari lavori di manutenzione alle parti dinamiche della diga dopo17 anni?
(Intervista di Marco Giannasi)
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