“Ecco come muore un uomo”. Sono le ultime parole pronunciate al telefono da un quarantenne alla sua ex ragazza prima di suicidarsi. E’ accaduto nei giorni scorsi a Padova: così un uomo ha messo fine alla sua vita in diretta. La donna, trentaduenne, lo aveva già denunciato per molestie.
Il 29 settembre scorso Veronica, trentaquattro anni, viene uccisa a coltellate dal suo vicino di casa. Succede a Cinisello Balsamo, nell’hinterland milanese. I due erano stati amanti, poi la rottura, le molestie e la denuncia, successivamente ritirata.
Sono in continua crescita gli episodi di stalking che ogni giorno si guadagnano l’attenzione delle cronache. Secondo l’Osservatorio nazionale sullo stalking il fenomeno riguarda un italiano su cinque. L’80% delle vittime è donna, mentre le richieste di aiuto da parte degli uomini sono passate dal 10 al 25%. Ma chi è lo stalker? E’ un conoscente o un ex fidanzato che agisce solitamente a seguito dell’interruzione di una relazione affettiva. Talvolta può anche essere uno sconosciuto in cui ci si è imbattuti per caso: in questi casi può trattarsi di relazioni parzialmente o totalmente immaginate ed è plausibile ipotizzare un grave disturbo psicopatologico.
Il molestatore è guidato inizialmente dalla volontà di ristabilire una relazione interrotta o di vendicarsi di un torto, poco importa se realmente subito o presunto. L’interruzione di una storia d’amore rappresenta talvolta l’inizio di un lungo cammino segnato da ansia, paura e angoscia. Telefonate, sms, minacce, e-mail indesiderate e insistenti che proseguono anche a seguito di esplicite richieste di smettere sono i primi accenni ad una condotta che, se protratta per lungo tempo, potrebbe rientrare in quella che viene definita la ‘sindrome del molestatore assillante’. Il passo successivo è fatto di appostamenti, pedinamenti, intrusioni nella propria vita privata o al lavoro fino anche alla violenza fisica e talvolta all’omicidio.
Si tratta di condotte persecutorie che hanno forti ripercussioni sulla vita della vittima. Ansia, paura e allerta diventano una costante, una sensazione di precarietà della propria vita e di insicurezza. Nei casi in cui le molestie cessano e le minacce non vengono portate a termine non si è comunque certi che sia tutto finito. Ci si sente controllati, spaventati, stanchi, in gabbia. Spesso si possono presentare disturbi del sonno, depressione o attacchi di panico in un quadro sintomatologico che, nei casi più gravi, può sfociare in un disturbo post-traumatico da stress. Come difendersi? E’ possibile parlare di stalking quando i tentativi inappropriati di mettersi in contatto con la vittima si protraggono per oltre due settimane provocando ansia e paura. E’ importante in questo caso seguire alcuni comportamenti che ci mettano in sicurezza e dissuadano il molestatore.
Ecco qualche suggerimento:
– riconoscere la situazione di abuso;
– cercare l’aiuto delle autorità giudiziarie e delle associazioni presenti sul territorio;
– spiegare in modo chiaro all’altra persona che non si desidera alcun contatto;
– evitare, successivamente, ogni tipo di comunicazione con il presunto stalker anche soltanto per ripetergli/le di smetterla. Qualunque reazione o attenzione potrebbe funzionare come rinforzo per i comportamenti successivi, aumentando la frequenza dei tentativi di contatto e di minaccia: occorre assolutamente, quindi, non rispondere a telefonate, sms, e-mail;
– tenere un diario su cui annotare tutti i tentativi di contatto da parte del molestatore: episodio, ora, giorno, luogo. E’ necessario in questo caso essere il più precisi possibile, indicando ogni particolare;
– registrare, se possibile, gli sms, le mail e conservare ogni elemento utile (lettere, regali, ecc.) in previsione di una denuncia. Sia il diario sia le registrazioni e tutti gli altri elementi conservati potranno essere utili inoltre per avallare la credibilità della vittima di fronte alle autorità;
– evitare di cambiare numero di cellulare. E’ preferibile escludere la suoneria o munirsi di una seconda linea per limitare il disturbo, riducendo progressivamente l’utilizzo del numero conosciuto dallo stalker;
– mettere al corrente colleghi di lavoro, amici e familiari della situazione di stalking e dar loro il maggior numero di informazioni possibile sul molestatore in modo che possano chiamare le forze dell’ordine nei casi sospetti. Tenerli informati, inoltre, dei propri spostamenti;
– cambiare spesso abitudini di vita come il tragitto casa-lavoro e l’orario di rientro;
– tenere a portata di mano un telefono cellulare attivando la funzione delle chiamate rapide;
– evitare di parcheggiare in strade isolate o poco illuminate;
– infine, rendere sicura la propria casa con sistemi di allarme adeguati.
Il fenomeno dello stalking incide profondamente sulle abitudini di vita della vittima e richiede un enorme dispendio di risorse psicologiche. E’ utile, quindi, non sottovalutarlo e chiedere aiuto alle persone vicine e alle associazioni presenti sul territorio (solo a titolo di esempio: www.stalking.it, www.doppiadifesa.it, www.cerchidacqua.org).
Articolo di Dario De Gennaro pubblicvato sul sitodella Fondazione Umberto Veronesi source
Lascia un commento