A Castelvecchio c’è un luogo magico dove all’imbrunire elfi, folletti e fatine, lasciando nelle loro case fatiche e preoccupazioni, si danno appuntamento per compiere piccoli capolavori di pasticceria.
Ognuno ha il proprio ruolo che svolge con impegno e cura. C’è chi spiana la pasta frolla, chi la ritaglia con le formine, chi pinzetta, chi decora, chi aggiunge il marzapane. La ninfa dell’acqua, vola qua e là con la sua brocca, per dissetare chi ne ha bisogno.
I gesti sono antichi, tramandati da generazione in generazione, i più esperti mettono a disposizione la loro esperienza, consigliando e suggerendo, in modo che tutti diano il massimo per un ottimo risultato. Lavorano di gran lena, i gomiti si sfiorano, le teste vicine. I folletti distribuiscono diligentemente i biscotti sulle teglie. Le fatine indossano graziosi grembiulini di pizzo e cuffiette bianche e verdi. La pulizia regna sovrana.
A metà serata appare il mastro fornaio che dopo aver preparato il forno, procede alla cottura.
La prima teglia da cuocere è sempre quella con i biscottini appena abbozzati ma già con tutto il necessario per l’assaggio e l’approvazione del sapore. E’ il momento più atteso, si spande nell’aria un profumo inconfondibile e buonissimo. Uno dei profumi della memoria, uno dei profumi del Natale, come quando la mamma preparava i “befanini” e tutta la famiglia raccolta nella calda cucina, era impegnata ad aiutarla.
I bambini più piccoli con i visetti infarinati, in punta di piedi per raggiungere il tavolo, improvvisavano pupazzi con la pasta avanzata o mettevano un piccolo segno di riconoscimento sul biscotto per poterlo individuare dopo la cottura, molto ambito era il mestolo di legno sul quale c’era sempre un po’ di marzapane rimasto da leccare.
Man mano che cuoricini, coniglietti, stelle comete prendono forma e l’operare si avvia alla conclusione, l’ atmosfera si fa più rilassata e l’allegria si diffonde. C’è armonia nel loro agire, c’è il piacere di stare insieme, un po’ come ritrovarsi a “veglio”.
Non lo fanno però per questo. Il loro scopo principale è quello di portare un piccolo ma concreto aiuto a chi veramente necessità, un contributo carico di solidarietà.
Questi befanini, non sono solo fatti di farina e zucchero, portano con sé un messaggio di pace di fratellanza, hanno lo spirito delle cose buone fatte con il cuore. Non a caso la formina prediletta è la rondine che con amore e dedizione porta “la garrula cena ai suoi rondinini” e sì… è proprio il caso di citare… “piccolo il mio, grande il nostro”.
(articolo di C.B.)
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