Tutti conosciamo Maria Vittoria Stefani, la moglie del “Notaro Riccardo” e la sua passione filiale per Barga, la sua storia e la sua cultura. Una dedizione totale che nel gran tempo da lei vissuto e da vivere ha segnato importanti tappe della nostra comunità, solo pensando al positivo impegno per la difesa dell’ospedale di Barga nel 1969, alla disinteressata azione nella S.Vincenzo De Paul, istituzione oggi scomparsa con sede alla chiesa del SS.Crocifisso e dedicata allora, sino agli ultimi anni ’60, al soccorso delle famiglie di Barga meno abbienti; come al sostegno dato alla nascente Opera Barga. Oppure al pubblico ricordo affettuoso di tante figure che hanno segnato la vita sociale e culturale di Barga: mons. Lino Lombardi, l’artista dello sbalzo su metalli Vincenzo Gonnella, Giovanni Pascoli, Antonio Mordini, Cesare Biondi, ecc.
Di questa sua sincera passione per Barga ha all’attivo diversi libri, tra cui “Tre secoli di Storia Barghigiana” del 1987, “Barga Minuscola Repubblica Medievale e le sue Leggi” del 2003, dove pubblicò la sua traduzione del testo in latino dello Statuto di Barga del 1360, un’opera molto utile per capire quei capitoli, specialmente oggi che quella lingua è quasi del tutto abbandonata. Ma altre sono le pubblicazioni, come “Barga al suono delle Campane” del 2001, oppure “Voci della Vecchia Barga” del 1979, il libro di poesie “Orme sulla Sabbia” del 1981, per venire alle ultime fatiche culturali, come il significativo libricino “Barga Paese del Cuore” del 2010.
Oggi ci dedica “La Croce Lunga”, che è un giallo di 61 pagine ambientato in qualche a Barga, così almeno questa è l’aria che si respira nel leggerlo; come è chiaro il ruolo dell’autrice nelle vesti di una novella Signora in Giallo della fortunatissima serie televisiva di origine statunitense, una Jessica Fletcher alla barghigiana che riesce a risolvere un caso di omicidio che per altri poteva dirsi chiuso o molto difficile da risolvere.
LA CROCE LUNGA
La rozza croce di legno, rosa dal tempo e dalle intemperie, è piantata all’incrocio della via dell’Alpe. La chiamano “croce lunga” per le misure inconsuete delle assi che la compongono; la parte centrale, infatti, si alza al di sopra delle braccia assai più di quanto richiedano le normali proporzioni. Il legno consunto ha il colore della terra riarsa e sembra doversi frantumare e polverizzare da un momento all’altro.
La presenza della croce in quel luogo si collega ad un fatto avvenuto molto tempo fa, intorno al quale la fantasia superstiziosa di una generazione quasi del tutto scomparsa aveva intessuto e tramandato un racconto che avrebbe fatto la delizia di un regista di film dell’orrore.
La storia nei suoi orridi particolari era quasi dimenticata, ma gli abitanti del paese non amavano aggirarsi di notte nelle vicinanze del luogo e, se proprio erano costretti a farlo, cercavano di non essere soli; si sussurrava infatti, rabbrividendo, che nei dintorni si aggirava la Paura. In questo modo la gente, personificando i propri terrori, li rendeva più vivi e quasi palpabili.
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