Fu Giorgio Spini che iniziò a chiamarle ‘Le Valli Valdesi della Toscana’, come le ben più grandi, sia per estensione che per popolazione, valli piemontesi.
Il professor Spini vi trovò rifugio nel periodo della guerra, e successivamente, nel dopoguerra, furono molti i suoi soggiorni estivi col figlio Valdo e tutta la sua famiglia.
Renaio, Tiglio e Piastroso sono oggi rispettivamente le frazioni montane dei comuni di Barga e Coreglia Antelminelli, divise dai torrenti Ania, Loppora e Corsonna dall’altro lato. Erano i centri più importanti dove vivevano molte famiglie valdesi.
La presenza documentata lungo queste valli risale al 1879. In quell’anno alcune famiglie, soprattutto di figurinai di origine lucchese, di ritorno dalla Francia decisero di stabilirsi su queste montagne.
A seguire anche altre famiglie di emigranti di ritorno dal Regno Unito, in particolar modo dalle miniere del Galles, si stabilirono fra queste montagne.
In entrambi i casi tutti questi nuclei familiari erano entrati in contatto con la realtà protestante di quelle terre e decisero di seguirne le orme anche una volta giunti a casa propria.
Tutta la montagna alle spalle di Barga contava decine e decine di famiglie appartenenti alla Chiesa Evangelica Valdese. Nei primi anni del ‘900 i suoi esponenti appartenevano ad un ristretto nucleo medio-borghese, fatto di piccoli commercianti ed intellettuali, che si ritrovavano in località Il Fondamento, presso l’abitazione messa a disposizione della Sig.ra Diversi. Il massimo splendore della comunità valdese risale al periodo fra le due guerre mondiali, dove si arrivò a contare qualche centinaio di praticanti. Ecco alcune frazioni col numero dei fedeli valdesi (fonte: Archivio Storico Valdese di Torre Pellice, Torino) Renaio: 7 (qui si trova anche il cimitero). Attoia: 17 Piazzana: 14 Piereta: 6. Bebbio: 4
Nonostante ciò non fu mai aperta una vera e propria chiesa dove i fedeli potessero andare a seguire il culto, e mai fu affidato alla comunità di Barga un pastore che rimanesse in maniera stabile.
I fedeli si ritrovavano in abitazioni messe a disposizione da privati cittadini, ed il pastore giungeva da Lucca, Pisa o Livorno, città in cui si trovavano le Chiese Valdesi più vicine.
Nel dopoguerra tutta la comunità protestante pagò per il generale spopolamento delle zone di montagna. Piano piano la locale comunità valdese si assottigliò sempre più a causa dell’emigrazione da un lato, e a causa dei matrimoni misti dall’altro.
Nonostante ciò due centri rimasero importanti per i valdesi della zona e non solo. A Renaio il ristorante di Enrico Marchi, detto il Mostrico, che univa la militanza comunista alla fede protestante, ed a Piastroso il ristorante Santi. Furono loro che iniziarono a raccogliere quello che rimaneva dell’esperienza valdese nelle valli, e a fungere da importanti e frequentati luoghi di ritrovo.
La montagna nel corso dei secoli è diventata come una sorta di sinonimo per la Chiesa Valdese. La ragione di ciò me la spiega il Professor Domenico Maselli, pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Lucca e figura di riferimento della comunità della zona. ‘Il motivo di tale diffusione nelle zone montuose – sostiene Maselli – è dovuta alla Pace di Cavour, del 1561, che può essere considerato il primo esempio di libertà religiosa in Europa. L’accordo fu stipulato fra i rappresentanti valdesi e i rappresentati del regno sabaudo. In realtà, questo accordo non faceva altro che tollerare la religione valdese nelle zone di montagna, infatti al di sopra dei 700 metri d’altitudine i valdesi erano ‘liberi’ di professare la loro religione’.
Maselli già docente di storia del Cristianesimo, storia Medievale e storia delle Religioni presso l’Università di Firenze, già presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, ed oggi pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Lucca, è profondo conoscitore della realtà della zona e storico frequentatore delle ‘valli’ rimane da tutti considerato un punto fermo per la locale comunità valdese, ridotta oggi, a pochi fedeli che si contano sulle dita di una mano.
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