FIGLI DELLE STELLEdi Lucio PellegriniItalia 2010 ———–Un portuale di Genova (Fabio Volo) è ospite del programma di La7 Niente di Personale per parlare della morte bianca di un suo collega; durante l’intervista viene zittito e umiliato dal ministro corrotto di turno (Fabrizio Rondolino). Deciso a risarcire la famiglia del collega deceduto, progetta il sequestro del politico con relativa richiesta di riscatto; nell’impresa sono coinvolti altri personaggi improbabili, quali un insegnante di educazione fisica precario (Pierfrancesco Favino), un inquietante ex galeotto (Paolo Sassanelli), un ideologo veterocomunista (Giuseppe Battiston), una giornalista ficcanaso (Claudia Pandolfi). Solo che al momento del sequestro uno sbaglio di persona fa prendere alla scalcinata banda, anziché il ministro, l’onorevole Stella (Giorgio Tirabassi) sfigato sottosegretario che tampinava il capo dicastero per un’udienza. Le farneticanti dichiarazioni dell’ideologo e la sua imbranataggine costringono la banda a lasciare Roma e proseguire la propria (dis)avventura in Valle d’Aosta, dove saranno coinvolti i condomini di un intero stabile, mentre il cerchio si stringe e anche all’interno del gruppo
nascono le prime tensioni.
Lucio Pellegrini (quello di E allora mambo) ci offre la storia di un sequestro anomalo, che fino a qualche anno fa poteva rientrare “all’ordine del giorno” ma che oggi, nonostante il clima pesante ed esasperato ne sia il pretesto (tutti i personaggi coinvolti si considerano in qualche modo vessati dalla logica di potere imperante), assume un tono quasi surreale. Surreale nei personaggi (ottimi Battiston, Favino e Volo, pessimi Pandolfi e Sassanelli) e nei luoghi, con lo spostamento in un casermone desolato immerso nella rarefatta atmosfera montana (una specie di Shining in salsa nazionale). E surreale la reazione degli inquilini del detto condominio, paradigmatici del comportamento comune oggi a tanta parte del popolino: pronti a solidarizzare coi sequestratori di fronte alla prospettiva del bottino, o a voltar loro le spalle ed applaudire al loro arresto, schiavi della logica del panem et circenses. Uno sguardo amaro e una storia indubbiamente originale per tanta parte del cinema italiano, ma la sceneggiatura scorre via con qualche intoppo poco chiaro, qualche gag incollata malamente (come Battiston che va a protestare dalla suora della scuola cattolica cui ha iscritto i propri figli perché fa dir loro le preghiere tutti i giorni), qualche sorriso e un accentuato senso di solidarietà solo per i due personaggi che più appaiono propri della realtà odierna (Favino e Volo). Sembra insomma un disordinato collage di tanti momenti e tante sensazioni diverse, affiancati casualmente sul filo di una storia comune. Buona la colonna sonora, con un inedito uso del Va’ pensiero verdiano.
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