Una sconfinata giovinezza

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UNA SCONFINATA GIOVINEZZAdi Pupi AvatiItalia 2010 ———–“Come si dice quando uno interviene tra due che parlano?” chiede Lino a Chicca; “Si intromette” risponde pronta lei. Chicca (Francesca Neri), docente universitaria, e Lino (Fabrizio Bentivoglio), affermato opinionista e giornalista sportivo, sono sposati da tempi lontanissimi. Antropologicamente distanti (lei viene da una larga e insopportabile famiglia alto borghese, lui è cresciuto da orfano sull’Appennino bolognese), non hanno mai avuto figli e questo non ha fatto altro che cementare la loro già solida unione. La domanda iniziale non è che la spia di tempi peggiori: a strisciare tra i due e minacciarne il decennale sodalizio si presenta una malattia; un morbo in grado di annichilire ogni resistenza e sconvolgere ogni gesto: l’Alzheimer. All’invito di parenti e amici di lasciare il marito in mano a chi sappia meglio prendersene cura, Chicca contrappone la propria caparbia scelta di rimanergli a fianco, subendo così sulla pelle il degenerare della malattia, tra percosse e giochi di quello che ormai è diventato come un suo bambino, perso nei ricordi color seppia della propria giovinezza.La malattia si insinua anche negli ambienti più insospettabili, in questo caso un elegante appartamento dei Parioli, una famiglia agiata di evidenti tendenze conservatrici fatta di preti e medici, in cui il protagonista Lino, orfano dei
genitori dopo un incidente automobilistico (note di sapore autobiografico avatiano) e cresciuto con gli zii nei casolari montani di Sasso Marconi, è sempre stato visto come un outsider, un personaggio fuori dalle righe e da tale ambiente. E il morbo conferma e accresce il suo isolamento: ad esclusione della moglie, tutti i familiari e i colleghi, sordi ed estranei ad una malattia della quale sono ben poco a conoscenza, lo abbandonano nel suo limbo, non ancora morto ma praticamente assente, avulso dalla realtà. Ed è straordinario Bentivoglio a dar vita nei vari stadi del male ad un personaggio che sembra a lui cucito addosso; da celebre, ironico e riconosciuto giornalista a bambinone solo: sconcertato e inconsapevole, disperato e aggressivo, vulnerabile e bisognoso. Bisognoso di cure non mediche, ma delle cure della sua Chicca (brava anche la Neri) che entra nel passato del marito in punta di piedi, alla ricerca decisa di una via che le permetta di continuare a comunicare con l’uomo che ama.
Avati sfoga gli abituali temi della sua filmografia nei flash back (e nel finale, al limite del metaforico), mentre affronta con misura, cuore e sincerità gli strazianti momenti d’ascesa della malattia; sinceramente non si comprende come a questo film se ne siano preferiti altri in sede veneziana.
Piccoli ruoli per alcuni evergreen del cinema italiano: Lino Capolicchio, Gianni Cavina, Serena Grandi, Erika Blanc e il recentemente scomparso Vincenzo Crocitti.

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