Se ne è parlato poco, continua a non essere riportato da alcuni dei maggiori quotidiani italiani, ma oggi ci sarà. È la manifestazione che vedrà scendere in piazza Navona a Roma chiunque sia contrario al decreto di legge tristemente ribattezzato “legge bavaglio”.Al grido di “No al silenzio di Stato”, capitanati dall’Unione Nazionale Cronisti, editori, giornalisti e cittadini protesteranno pubblicamente contro il decreto che sta per dare un forte giro di vite alle intercettazioni mettendo a repentaglio non solo la libertà di stampa e dunque il diritto di sapere, ma anche lo svolgimento della Giustizia stessa.
Il testo, infatti, in fase di approvazione definitiva – se resterà tale, e pare che ce ne sia tutta la volontà da parte dei nostri legislatori – spazzerà via la possibilità di venire a conoscenza di quei pasticciacci brutti che vengono sgamati solo dopo un lungo lavoro di appostamento e intercettazioni.
Sembrerebbe, in prima battuta, che questa legge voglia proteggere la privacy, tra l’altro già ampiamente tutelata da leggi ad hoc, ma in profondità, sappiamo che non è così: è giusto non gossippare sulle vicende di qualcuno, ma è altrettanto giusto sapere cosa ha fatto per meritarsi l’attenzione degli inquirenti.
Dunque, in breve, ecco cosa accadrà.
Nessuna intercettazione, anche palesemente delittuosa, potrà essere pubblicata, né testualmente, ne per riassunto, fino al termine delle indagini preliminari, che di solito richiedono molto tempo. Ecco così, che quando il testo sarà pubblicabile sarà già “scaduto”, troppo passato perché faccia breccia nell’opinione pubblica.
Vietata la pubblicazione di tutto quello che riguarda “fatti e persone” estranee alle indagini e degli atti e delle intercettazioni destinate ad essere distrutte: insomma, vietato il senso critico del lettore. Leggeremo solo quello che la legge permette di essere scritto e non la “vicenda” nella sua totalità qualsiasi essa sia e con tutte le sfumature del caso, tanto per farcene un’idea.
Molto dissuasive anche le pene previste, in caso qualche testata più temeraria voglia comunque continuare ad informare: multa fino a 450mila euro per gli editori, multe o carcere (carcere!) per i giornalisti che non rispetteranno le regole, con il rischio di incorrere anche in una sospensione dalla professione.
E le intercettazioni vere e proprie?
Quelle si potranno ancora fare, ma solo per una durata massima di 75 giorni consecutivi, sperando che il soggetto sospettato vuoti il sacco con il compare proprio in quel lasso di tempo, altrimenti il pm dovrà chiedere una proroga ogni 72 ore finché, finalmente, non salterà fuori l’intenzione di compiere un reato o una prova di colpevolezza importante.
Avrete sicuramente sentito o letto sulle cronache giudiziarie quanto tempo questo lavoro d’intercettazione richiede. Mesi interi, a volte anni. Adesso, ogni tre giorni, servirà una nuova autorizzazione per continuare a tenere d’occhio il mariuolo.
Per rimanere coerente con il giro di vite, poi, il ddl prevede anche che, perché possa essere autorizzata un’intercettazione telefonica o visiva dovranno essere presentati “sufficienti indizi di reato” per i delitti di mafia e di terrorismo o “gravi indizi di reato” per tutti gli altri crimini, cioè, quello che esattamente si cerca di scoprire con le intercettazioni. Interessante, no?
Io cerco di ascoltare le tue telefonate per capire se sei colpevole di un qualche reato, ma verrò autorizzato ad ascoltarti solo se ho già scoperto se ci sono degli indizi: quelli che di solito vengono rilevati intercettando i sospettati. Meraviglioso.
Inoltre, le utenze dovranno appartenere ai soggetti indagati o dimostrare per gli altri che “sono a conoscenza dei fatti per cui si procede”, restringendo ancora di un bel po’ il raggio d’azione dei magistrati. Ad autorizzare il pm, per ogni richiesta o proroga, che dovrà far sottoscrivere dal procuratore capo, sarà il tribunale collegiale del capoluogo di distretto cui dovrà inviare ogni volta tutte le carte. Se poi un pm rilascia dichiarazioni sul processo o viene indagato per violazione del segreto, potrà essere sostituito, anche se non automaticamente. Vietate la pubblicazione dei nomi e delle foto dei magistrati per quanto riguarda i provvedimenti che gli sono affidati.
Chicca finale, se un religioso viene sottoposto ad indagini o arrestato, il pm dovrà avvertire il vescovo della diocesi da cui il prete dipende, o, nel caso di un vescovo o un abate verrà avvisata la segreteria di stato vaticana, tanto per dare un po’ di vantaggio e permettere di insabbiare tutto o maggior parte delle malefatte. (fonte: www.liberacritica.it)
Alla luce di questo riassunto è chiaro che – prescindendo dal diritto di cronaca, che ognuno di noi dovrebbe ritenere sacrosanto per non rimanere all’oscuro di ciò che accade intorno a noi – questa legge è una vera ghigliottina per le indagini e il fluire della giustizia che sarà molto più burocratizzata, impedita, ostacolata, limitata. Insomma, imbavagliata.
Ecco perché oggi a Roma e in altre città d’Italia si manifesta: perché non vengano spente le luci sui fatti di cronaca del nostro paese, che, piacciono o no, hanno l’obbligo di essere raccontati perché ogni cittadino ha il diritto di saperli e di elaborarli secondo il proprio sentire. Insomma: che ci dicano tutto, poi ognuno di noi provvederà a farsi un’idea in merito.
Rischiamo però che presto non sia più così, cioè che ci venga detto solo quello che può filtrare legalmente dalle maglie strettissime di questo ddl, cioè poco e niente.
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LUTI GIUSEPPE
2 Luglio 2010 alle 0:52
no al silenzio di stato sui media. tutti.
cara Maria Elena, te sei giovane, ma hai già capito che aria tira in questa società, che molti, e con enfasi, dicono “moderna”. Perchè in questo modo limitano tua professionalità di portatrice di notizie (giornalista), conprovvedimenti di questo tipo si sta tornando all’indietro, stiamo tornando a quella fase della nostra storia che ci porta a vedereil ritorno del fascismo (ma ora non lo chiamano più così). Ma io che non sono più giovane, in un certo senso mi stò confondendo sempre di più, come si sta confondendo sempre di più l’opinione pubblica intelligente e aperta al dialogo (per carità : sarà molto difficile che io rinneghi la mia convinzione politica e sulla politica attuale), perchè sembra che il più grande e accreditato difensore della costituzione, così come era stata concepita, e che secondo me dovrebbe restare, siaGianfranco Fini, il Presidente della Camera dei Deputati.E, seguendo le recenti cronache della politica italiana, Fini, mi sembra l’unico esponente “progressista della maggioranza che sostiene il governo nazionale”, gli altri, che lo appoggiavano, hanno preferito arrufianarsi, rinnegando, nel momento più importante per la democrazia degli ultimi mesi, di essere suoi sostenitori.Ma così va la politica, nazionale e anche locale.La storia (quella grande e anche e soprattutto quella piccola, ci insegna molte cose di cui dovremmo fare tesoro, la cupidigia umana annulla tutti questi insegnamenti che invece dovremmo seguire, direi come le bestie che seguono per filo e per segno gli istinti atti a farli sopravvivere al meglio, non a farequalcosa che danneggia la loro specie.La negazione della libertà di stampa, di opinione, di frequentare letture le più disparate, di vedere le televisioni dialtri paesi, la libertà di indagare sulle malefatte dei politici, sulle collusioni con la malavita (organizzata o meno), sapere perchè certi giornalisti/e non fanno più parte della televisione del servizio pubblico e vengono sostituiti con personaggi più manovrabili, questa è libertà di informazione, che va difesa.Ne va della nostra stessa libertà. Quella di tutti i giorni.Divagazione e osservazione sulla “politica locale”. Gli “pseudo” ospedali (o mezzi ospedali di Barga e Castelnuovo) sono in procinto di chiudere per il deleterio, oscurantista, decadentista e insulsamente rivaleggiante campanilismo tra le nostre comunità, che invece di essere unite, fanno a lotta per rubarsi i finanziamenti regionali (e vantandosene), con la regione da contentini a tutti e due (spendendo i soldi di noi contribuenti), ma che poi chiuderà nel giro di qualche anno, proprio perchè, sempre per ragioni becere e campanilistiche ognuno vuole tirare l’acqua al suo mulino, dimenticando che è la nostra cura e la cura della nostra salute, che è molto, ma molto più importante delle spinte retrograde del campanilismo tra noi poveri derelitti che vogliamo salvare solo e soltanto in nostro insignificante orticello. Terra-terra, per ogni problema di salute, anche solo un pò più rilevante del solito, si va da una altra parte a farsi curare e/o operare. Ci stiamo facendo un grande servizio!C’è un grande problema di libertà, in tutti i sensi, e noi a Barga,(forse e anche perchè io non so stare zitto sulle difficoltà che incontra il mondo degli alberi in questa accezione di moderna società, dove si permette per interessi di pochi difare scempio di alberi nel Piangrande) magari ci si appassiona a questo problema.Ma in confronto alla perdita di esprimere e liberamente la nostra opinione, diperdere la possibilità di conoscere quanto succede intorno a noi, in politica e dintorni, con annessi e connessi e malefatte;forse questo è più importante da far sapere alla opinione pubblica barghigiana, di tutta la Valle del Serchio da Minucciano fino Valdottavo, che le diatribe sul Piangrande, il senso unico o doppio, e gli alberi.Mi voglio augurare che tu possa sempre esprimermerti nella tua professione senza limitazioni di sorta, e soprattutto che tu possa dire tutto ciò che vuoi e puoi senza limitazioni dettate da leggi fatte “ad personam” .Luti Giuseppe- 01 luglio 2010. P.S. – La libertà di parola, di opinione, sciopero, di contestazione civile e tutto quello che concerne la parola “LIBERTA'” in senso lato è per me la cosa più importante nella vita.Quindi e comunque non rinuncerò mai a difendere gli alberi del Piangrande, di Canteo e di tutti gli alberi di Barga da speculazioni e giustificazioni che non hanno vero e propio fondamento.Mi fa molto rammarico che le forze politiche ci amministranonon abbiano pensato a un consiglio comunale per discutere di questo importante abuso sulla libertà.Povero Piero Ostellino. Anche il Corriere della Sera si allinea.Sic.