Il numero totale degli incidenti sul lavoro negli ultimi anni appare in generale calo. Lo evidenzia il settore della Prevenzione e Sicurezza nei luoghi di lavoro (Dipartimento della Prevenzione dell’Azienda USL 2), che rende noti i dati 2009 confrontati con quelli degli anni precedenti.In particolare nel 2009 gli infortuni sono stati 2.723 (2.040 nella piana di Lucca e 683 in Valle del Serchio) contro i 3.012 dell’anno precedente (2.261 nella piana e 751 nella Valle), anche se aumenta la percentuale di quelli gravi, cioè con prognosi maggiore di 20 giorni (13,33% contro 11,89% del 2008). Nel 2009 si è registrato un solo incidente mortale, in edilizia. Nel 2008 l’unico decesso si era verificato in selvicoltura.E’ legittimo chiedersi quanto il fenomeno del calo di infortuni, che prosegue con continuità dal 2004 – quando se ne registravano in totale oltre 4.000 – possa
essere dovuto ad una diminuzione delle notifiche legata alle dinamiche del mercato del lavoro (maggior numero di lavoratori precari). Inoltre la rilevazione, basata sui certificati del Pronto Soccorso e sulle denunce di infortunio trasmesse dall’Inail, non è esaustiva in quanto entrambe queste fonti non sono in grado di rilevare tutti gli infortuni che avvengono nel nostro territorio. Questo problema non è risolvibile a livello locale ma sono in atto iniziative regionali sul flusso in tempo reale dei dati relativi agli infortuni.La fonte più completa, cioè i dati INAIL ISPESL Regioni, è aggiornata al 2007, ma permette confronti interessanti con il dato toscano e negli anni. Da questa si possono desumere le tabelle che seguono.
In particolare sul territorio dell’Azienda USL 2 si sta riducendo la forbice del tasso standardizzato (totale infortuni rapportato al numero di lavoratori ed alla tipologia produttiva) rispetto al dato regionale, che è tuttora leggermente inferiore rispetto a quello di Lucca. Per quanto riguarda gli infortuni più gravi (quelli con esiti permanenti ed i mortali), il dato della USL 2 è migliore e tende ulteriormente a migliorare rispetto a quello toscano. Ciò è probabilmente legato anche alle scelte dell’Azienda sanitaria lucchese, che ha cercato di privilegiare l’intervento sulle cause di infortuni gravi e mortali rispetto all’intervento diffuso.Il settore maggiormente colpito da infortuni mortali fino al 2005 risulta essere l’edilizia, con la prevalenza della modalità per caduta dall’alto. Dal 2006, tuttavia, già 2 infortuni mortali sul lavoro si sono verificati in selvicoltura. Un altro infortunio mortale in selvicoltura ed uno in agricoltura non sono classificabili come infortuni sul lavoro, pur avendo dinamiche analoghe agli infortuni in occasione di lavoro.Dal 2002 non si verificano infortuni mortali per ribaltamento dei carrelli, che viceversa erano frequenti negli anni precedenti. Su questa problematica è stata infatti effettuata una specifica campagna di prevenzione.Da un esame delle modalità di accadimento degli infortuni più gravi, che sono stati sottoposti ad inchiesta è possibile evidenziare alcuni punti.Prima di tutto, la caduta dall’alto è una frequente causa di infortuni gravi, oltre che mortali, in edilizia e fra le più frequenti anche negli altri comparti. Particolarmente pericolosi sono risultati essere gli interventi edili, ma anche di manutenzione non edile, sulle coperture a rischio di sfondamento.Il settore industriale lucchese negli ultimi anni ha attuato molti interventi, specie nel comparto cartario, in cui l’impiego convergente dell’attività di assistenza, con i vari protocolli di sicurezza concordati con le parti sociali e dell’attività di vigilanza hanno fornito un buon contributo al miglioramento della sicurezza delle macchine e della movimentazione. Si è così assistito alla scomparsa, negli ultimi anni, di infortuni mortali, solo 5-6 anni fa molto comuni, provocati da mancanza di sicurezza delle macchine per la carta, e da ribaltamenti dei carrelli elevatori. L’afferramento da parte di rulli si ripete tuttavia, anche se generalmente con conseguenze più lievi, in alcuni infortuni sottoposti ad inchiesta nel comparto cartario che, ancorché poco numerosi sono potenzialmente molto gravi. Nel 2007 tale dinamica ha causato due infortuni con gravi amputazioni. Su questo argomento sono reperibili specifiche indicazioni sul sito web del Dipartimento della Prevenzione.Tuttavia viene segnalato da numerosi Rappresentanti dei Lavoratori un preoccupante aumento dei ritmi di lavoro che, specie quando si coniuga con la tendenza all’adempimento formale degli obblighi di legge, rischia di riportare il rischio infortunistico a livelli elevati.In questo ambito resta critica talvolta la situazione dell’igiene del lavoro sia per la difficoltà di adattamento di alcune macchine ed impianti che non sono stati progettati per un’adeguata protezione da polveri e rumore, sia per lo sviluppo tumultuoso che ha avuto il settore, con il conseguente affollamento di impianti negli spazi preesistenti nonché con i conseguenti aumenti dei ritmi di lavoro.Il piano mirato sulla sicurezza della movimentazione meccanica ha evidenziato delle criticità in questa attività trasversale a tutti i settori produttivi, proponendo peraltro alcune soluzioni a livello locale di cui sarebbe utile un’ulteriore diffusione.In particolare l’installazione di chiusure laterali sui carrelli elevatori (sportelli o body-guard) ha permesso di evitare alcuni infortuni gravi o mortali per schiacciamento del conducente sotto le strutture del carrello. Tale soluzione è stata adottata dalle aziende in seguito ad una specifica campagna di vigilanza dell’Azienda USL 2, che non si è accontentata dell’installazione di cinture di sicurezza, giudicate troppo facilmente eludibili e poco accette ai lavoratori.I contenuti minimi della formazione del carrellista sono stati concordati con le parti sociali e raramente oggi si trovano al lavoro carrellisti privi di formazione. Una criticità è rappresentata ancora dai rischi legati alla mancanza di visibilità anteriore dai carrelli elevatori che trasportano carichi ingombranti. In questi casi buona parte dei libretti di istruzione del carrello indicano come corretta la progressione in retromarcia; questo non garantisce una buona visibilità ed obbliga ad una postura scorretta, creando rischi notevoli nel caso che siano necessari spostamenti di varie centinaia di metri per buona parte del turno lavorativo. Su questo argomento l’Azienda USL 2 si è fortemente impegnata nella ricerca di soluzioni, presentate in alcuni incontri e pubblicazioni. Nel 2008 è poi iniziata in alcune ditte presenti sul territorio lucchese la sperimentazione di soluzioni, tuttavia ancora parziali.Nel settore edile – in cui dato l’elevato turnover di aziende è difficile stabilizzare risultati di prevenzione – si comincia ad assistere ad un miglioramento delle condizioni di sicurezza, anche se molto c’è ancora da fare. L’elevato ricorso in questo settore al lavoro nero, ma anche alla frammentazione delle aziende, rende i lavoratori particolarmente “vulnerabili” e quindi esposti al rischio infortunistico. In aggiunta alla comune attività di vigilanza, per elevare stabilmente il livello di sicurezza del comparto sono state messe in atto molte iniziative, come la formazione, sensibilizzazione e vigilanza sui professionisti e la formazione in cantiere. In edilizia risulta inoltre che siano frequentemente sottovalutati i rischi di natura igienistica. Nel 2008 è emerso con drammaticità (5 intossicati e 30 esposti) il problema della sverniciatura di infissi antichi, che venivano rivestiti con vernici al piombo.Nel settore estrattivo, oltre ai tradizionali rischi legati alla stabilità dei fronti ed alle cadute dall’alto, si va aggiungendo il rischio legato all’eccessivo sfruttamento dei bacini e dei ravaneti, anche grazie all’enorme modernizzazione delle attrezzature, che comporta un aumento dei ritmi di lavoro con conseguente minor rispetto delle cautele.Un’altra problematica che richiede particolare attenzione è il mutamento del mercato del lavoro, con conseguente aumento del lavoro temporaneo specie per i giovani. Questo quadro richiede la messa in atto di specifiche azioni volte a limitarne gli effetti negativi sull’igiene e sicurezza del lavoro. MALATTIE PROFESSIONALI
Malattia Professionale | N° referti pervenuti nel 2005 | N° referti pervenuti nel 2006 | N° referti pervenuti nel 2007 | N. referti pervenuti nel 2008 | N. referti pervenuti nel 2009 |
Ipoacusia da rumore | 76 | 91 | 76 | 68 | 42 |
Malattie osteoarticolari e tendinee | 79 | 109 | 144 | 252 | 293 |
Broncopneumopatie e mal. vie aeree sup. | 38 | 22 | 28 | 10 | 11- |
Neoplasie | 7 | 8 | 10 | 6 | 8 |
Mal. Cutanee | 4 | 4 | 2 | 3 | 4 |
S. di Reynaud | 8 | 14 | 15 | 19 | 17 |
Intossicazioni professionali | – | 1 | – | 5 | – |
Patologia oculare | 1 | – | |||
Sindromi da disadattamento lavorativo | 2 | ||||
Varici arti inferiori | 2 | ||||
TOTALE | 212 | 249 | 276 | 364 | 379 |
Per quanto riguarda le patologie professionali, negli ultimi anni sono costantemente in aumento le denunce di malattie osteoarticolari, probabilmente anche in seguito a modifica del sistema assicurativo, che, permettendone una maggiore indennizabilità rispetto al passato, ne aumenta l’emersione. Si tratta soprattutto di malattie del rachide in seguito ad esposizione a movimentazione manuale di carichi o a vibrazioni a tutto il corpo (es. conducenti di mezzi di trasporto). Una discreta quota è rappresentata anche da patologie dell’arto superiore in seguito all’esposizione a vibrazioni o a movimenti ripetitivi.Va notato che iniziano ad arrivare denunce di malattia professionale per sindromi da disadattamento lavorativo, una patologia che comincia ad essere conosciuta e studiata da pochi anni.
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