Ristabilire l’onore ed il giusto ruolo di Barga e di tutti gli altri comuni della Media Valle del Serchio. E’ un po’ questo il senso della discussione che si è aperta venerdì sera nel consiglio comunale di Barga sollecitata da Giuliano Guidi del gruppo di opposizione “Per Barga e i suoi paesi”. Motivo del contendere, la medaglia d’oro al merito civile ai 16 Comuni della Garfagnana che il prossimo 25 aprile il Presidente Napolitano consegnerà al Quirinale al sindaco di Castelnuovo. Il riconoscimento è stato deciso, lo ricordiamo, con la seguente motivazione: ‘Trascinato nel vortice di una guerra crudele e devastante il popolo della Garfagnana con animo indomito sopporto’ fame, distruzioni, rastrellamenti, massacri, deportazioni, razzie ed ogni tipo di violenza, nei lunghi mesi dal settembre 1943 all’aprile 1945, tenendo testa alla ferocia dell’occupazione nazifascista, animato dall’ideale della libertà e dell’amor di patria, contribuendo così con le sue numerose vittime, i suoi immensi sacrifici al riscatto della Liberazione, affinché i propri figli vivessero in una società nuova, giusta e libera”.Guidi, rammentando questa motivazione, ha chiesto al sindaco Bonini perché Barga, Coreglia, Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano non devono
essere inclusi in questo riconoscimento. Perché è stata esclusa tutta una fetta importante di territorio della Valle del Serchio dove pure non sono mancati atti di eroismo, fucilazioni, deportazioni, morte e distruzione? A Sommocolonia, ha ricordato Guidi, si è combattuto la battaglia più importante che si è svolta sul fronte tirrenico e qui persero la vita nella difesa del paese tanti partigiani e molti civili. Il territorio di Barga ha avuto il più alto numero di distruzioni di edifici civili (nella foto le devastazioni dei bombardamenti a Barga); in Val Fegana, a Bacchionero, nel comune di Coreglia a Bagni di Lucca non sono mancate fucilazioni di civili. A Borgo a Mozzano furono rastrellati civili per costruire le fortificazioni della linea Gotica. A Bagni di Lucca era presem te uno dei comandi della XI zona patrioti del comandante Pippo.
Guidi ha anche stigmatizzato la scarsa attenzione venuta ad un territorio che è stato determinante nella Resistenza, da parte del presidente dell’Istituto Storico Lucchese della Resistenza, Ilio Giannecchini. Colui che ha sostenuto in prima persona la causa della Medaglia d’oro ai comuni della Garfagnana.
Il sindaco Bonini,sottolineando di apprezzare il giusto riconoscimento che spetta alla Garfagnana, ha condiviso comunque le idee di Guidi: “Il riconoscimento che verrà assegnato è sacrosanto, ma incompleto, perché manca tutta una realtà che ha avuto un ruolo importante nella Resistenza ed in quegli anni terribili – ha detto –”. Bonini aveva richiesto con una propria lettera un intervento congiunto di tutti i comuni interessati scrivendo al Presidente della Comunità Montana, Nicola Boggi e dall’ente montano, come ha detto in consiglio, partirà lunedì una lettera scritta a nome di tutti i comuni della Media Valle ed indirizzata al Presidente della Repubblica Napolitano, in cui si chiederà di dare un giusto riconoscimento all’intero territorio della Valle del Serchio.
E’ polemica sulla medaglia d’oro al valor civile alla Garfagnana per la resistenza. La Media Valle tagliata fuori
- 6 di L.Galeotti
pier giuliano cecchi
17 Aprile 2010 alle 18:29
L’onore e di tutta la Valle!
Credo sia sacrosantamente giusto quanto ha evidenziato in seno al Consiglio comunale di Barga il consigliere Guidi.Condivido ancora le parole espresse dal Sindaco Bonini e pensando alle sofferenze patite da Sommocolonia, da Barga e tutto il restante territorio, che potremmo definire l’altro pezzo di Garfagnana, mi auguro che da parte dello Stato si provveda.
ex partigiano
20 Aprile 2010 alle 18:33
medaglia d’oro alla garfagnana
un plauso veramente di cuore al consigliere Guidi che ha sollevato il problema.Chi ha fatto la resistenza non può dimenticare il sacrificio di molti.anche l’opposizione a volte serve a spronare questo centro-sinistra ormai insensibile.
Nicola
24 Aprile 2010 alle 12:08
ormai è tardi
Bisognava pensarci prima… e poi pare che l’argomento non interessi a nessuno, a parte pochi
Maria Marchetti Lupi
3 Maggio 2010 alle 22:15
107 morti (I parte)
Nel libro “La guerra a Barga”, che Bruno Sereni scrisse nel 1968 a quattro mani con la moglie, la mia indimenticabile maestra Maria detta Lily, sono elencati 107 nomi di persone che hanno perso la vita durante la guerra e nel periodo immediatamente successivo a seguito esplosioni di mine sparse su tutto il nostro territorio. Fra questa impressionante e fredda teoria di nomi, ne voglio ricordare alcuni per la drammaticita’ della loro fine e per il segno indelebile che la loro morte ha lasciato nella vita dei propri familiari, che ho conosciuto direttamente ed indirettamente. A Paroli una cannonata uccise 6 persone della famiglia Pellegrini e Martinelli, lasciando orfano Silvano, marito della Marietta Focacci.Nel primo cannoneggiamento che colpì Barga Vecchia l’11 ottobre del ’44, oltre a morire la giovanne Isabella, sorella ventiseienne della Maria della bottega di sotto piazza, morì al Crocifisso la mamma della Marina di Gragno, che vittima di un infarto provocato dall’enorme spavento, rimase senza vita seduta su uno scalino della salita: la Marina mi raccontava che dovettero portare le bare dei tre morti nottetempo in Sigliari per non essere colpiti dai cecchini, senza funerale, e che lei, sebbene rassicurata dal becchino, ha sempre avuto il dubbio di pregare su una tomba sbagliata (dubbio fugato anni dopo dal ritrovamento del fermaglio per capelli in occasione della riesumazione della mamma).Nel cimitero di Tiglio Alto e’ voluto tornare da morto il Lido Giovannetti, mio vicino di casa e marito della Norma, per riunirsi finalmente con i tre fratelli di 8, 12 e 18 anni che morirono tutti insieme per lo scoppio di una mina il 3 luglio 1945 (e con loro un altro bimbo di 10 anni).
Maria Marchetti Lupi
3 Maggio 2010 alle 23:02
107 morti (parte II)
Ricordo il vecchio Fontana dei Conti, col suo cappello di paglia, che aveva perso il figlio Francesco, 18 anni, uno dei partigiani morti nella battaglia di Sommocolonia.E Ferruccio, fratello del mitico Cavallo, torturato, legato col filo spinato e fucilato dalle Brigate Nere a 28 anni, con un figlio in arrivo e due fratelli già morti in Russia. Per ultima voglio ricordare una tomba, ormai senza fiori, in un colombario a Barga, dove riposano insieme la piccola Maria Grazia Piacentini di 5 anni, morta il 13 dicembre 1944 per un cannoneggiamento in Via del Giardino, e la mamma Maria Maddaleni, morta nel stesse circostanze per un cannoneggiamento diverso ma 15 giorni dopo la morte della sua bambina. Non aggiungo altro. Vorrei solo far capire a Nicola quanto la guerra sia stata crudele per la nostra comunita’ e quante vite abbia cambiato per sempre. Vorrei dire, come Francesco De Gregori, che “la storia siamo noi, padri e figli, fatta da quelli che hanno letto migliaia di libri e da quelli che non sanno nemmeno parlare,e che la storia entra dentro le stanze e le brucia e nessuno la può fermare”.
Cecchi Pier Giuliano
7 Maggio 2010 alle 2:23
“Novelle” angoscianti per noi bambini.
Caro Luca, un plauso con l’amarezza di accorgersi quanto occorra educare alla cultura della pace, dalla mia generazione appresa quotidiamente dagli angoscianti racconti di guerra vissuta dai nostri genitori, specialmente durante la Linea Gotica.Per esempio il racconto di quando Toni Piacentini, marito dell’Emma della bottega di sottopiazza, gridando da una finestra della sua casa in parte colpita da una cannonata, chiedeva aiuto per cercare di togliere da sotto alle macerie la figlia Isabella rimastavi imprigionata. Mio padre Elfo scattò dal tavolino come una molla e con il Barberino ci riuscì e raccontava della gran pena patita al momento che dovette dire al Toni che era morta. Oppure quando a notte, rifugiati nel fondo di palazzo Giannetti, sentirono vicino il fischio di una cannonata con la successiva esplosione nella casa che si ergeva nella piazzetta di fronte alla Biblioteca Comunale. Udirono delle urla disperate e mio padre, nonostante l’evidente pericolo, ma senza indugi, coi due bimbetti (1940 e 1944) che urlavano e mia madre che piangeva dallo spavento, andò a soccorrerli traendoli in salvo.Quanti racconti ho udito, senza tralasciare quelli dello zio Disperso in Russia.Occorre educare e non è vero assolutamente che sono cose che non interessano più a nessuno. Basti ricordare quanta gente e quale commozione abbiamo visto a Borgo a Mozzano in occasione del pubblico ricordo dei Caduti e Dispersi in terra di Russia.