Hell’s Gate 2010

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A vincere la settima Hell’s Gate, sfida di apertura della parabola dell’Xtreme Enduro Championship è stato infatti Dougie Lampkin, dietro di lui Graham Jarvis, poi il nulla!! Proprio così: è la prima volta che arrivano solo due piloti in cima al micidiale Hell’s Peaknella tenuta del Ciocco di Castelvecchio Pascoli, alla fine di una intensa giornata andata in scena sabatop 6 febbraio.
In una gara così estrema, tutti avrebbero probabilmente puntato sullo specialista, killer delle gare più tremende, Taddy Blazusiak; ma il diavolo in persona sembra averci messo lo zampino rimescolando le carte di una fantastica giostra dal finale incredibile.
In una sfida che era stata promessa epocale, è successo che anche i più tenaci abbiano dovuto cedere: Blazusiak, l’imbattibile, che arrivava da una serie positiva in altre gare internazionali, titolare delle ultime due vittorie alla Hell’s Gate, si è arreso al primo giro della fase micidiale del pomeriggio, dopo che una caduta ha procurato danni non risolvibili alla sua moto. Prima di lui, fin dai primi giri della fase selettiva del mattino, avevano abbandonato due alfieri italiani del peso di Alessandro Botturi e Mario Rinaldi, il primo fermato anch’egli da una caduta e l’altro non in giornata. Poi si è ritirato Paul Bolton, e molti altri hanno dato forfat durante le quattro tornate mattutine, tanto che all’arrivo della fase selettiva se ne contavano quarantasei su centotré partiti.
In verità, la prima frazione di gara non doveva essere così “cattiva”; almeno così aveva promesso capitan Fasola! Ma il maltempo del venerdì ha forse dato quell’ingrediente insidioso in più alla terribile ragnatela di sentieri del Ciocco.
Tant’è che prima del via del pomeriggio le facce dei piloti portavano già evidenti i segni della fatica. Un po’ meno stanchi i soliti noti: Blazusiak, Lettenbichler, Jarvis, Lampkin, Graffunder & C.; e dire che già nelle tre prove speciali selettive i superpiloti della specialità hanno dimostrato di non risparmiare nulla! Tre su tutti, Blazusiak, Lettenbichler e Jarvis, hanno dato il primo assaggio di spettacolo: il polacco, vincitore della prima frazione, è partito a razzo vincendo le prime due speciali. Ma Lettenbichler e Jarvis non lo hanno mollato un secondo ed all’ultimo giro il pilota polacco della KTM ha dovuto cedere il passo proprio ai due avversari, con Jarvis che si è accaparrato la frazione e Lettenbichler subito dietro.
Al via della seconda frazione, alle 15.30, tutti allineati in griglia come si usa nella supermoto, il carosello è ripartito con solo i trenta migliori in lotta per altri quattro giri ancor più massacranti. Già dopo la prima tornata si è capito che la partita sarebbe stata veramente dura: sui passaggi storici della Hell’s Gate, il Salamandra Creek, la Cascata, il Laghetto, sono cadute a poco a poco le speranze di tanti piloti eroici. Al secondo giro patron Fasola ha capito che sarebbe stato necessario rivedere il margine di tempo di passaggio entro i quaranta minuti: il regolamento della Hell’s Gate prevede che i concorrenti che negli ultimi due giri transitano mezz’ora dopo il primo sono out, ma così facendo la gara sarebbe terminata subito perché il vantaggio del primo stava diventando enorme. Jarvis, leader su tutti, stava conducendo la contesa con diciotto minuti di vantaggio; ma, come ha già dimostrato di saper fare anche nella Hell’s Gate 2009, il gigante inglese Doug Lampkin, titolare di una dozzina di corone mondiali di trial, ha suonato la sua rincorsa non appena scese le prime ombre della sera, divorando metro dopo metro tutto il vantaggio del connazionale.
Ai piedi dell’Hell’s Peak Jarvis è arrivato comunque per primo, ma ha commesso qualche errore in fase di attacco: aiutati entrambi dal pubblico i due trialisti hanno regalato l’ultima sfida proprio nei metri finali. Lassù, sul trono del regno dell’estremo, Fabio Fasola li ha attesi; Lampkin è stato il più rapido a sfruttare la forze del pubblico ed è stato così che la favola si è conclusa con un dodici volte mondiale di trial sul gradino più alto della Hell’s Gate e con un altro trialista di quelli potenti sul secondo gradino, e poi più nulla!
Una gara magica dunque, e veramente epocale! Troppo dura? No, diversamente non si chiamerebbe HELL’S GATE!
(Foto di Matteo Casci)

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