Baciami ancora

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BACIAMI ANCORAItalia 2010di Gabriele Muccino ———I protagonisti de L’ultimo bacio dieci anni dopo: Carlo (Stefano Accorsi) e Giulia (la rimpiazzanda Vittoria Puccini) si sono separati dopo una serie di reciproci tradimenti e convivono il primo con la venticinquenne e poco amata Anna (Francesca Valtorta) e la seconda con l’attore fallito Simone (Adriano Giannini), accomunati dal solo amore per la figlia Sveva (Sara Girolami). Alberto (Marco Cocci) fa il magazziniere e, astratto da qualsiasi responsabilità, continua a sognare la fuga da Roma. Adriano (Giorgio Pasotti) se ne torna da due anni di carcere in Colombia per un fallito trasporto di cocaina col desiderio di ritrovare il figlio Matteo, lasciato dieci anni prima con la madre Livia (Sabrina Impacciatore) che l’ha cresciuto nell’esclusività del loro rapporto. Livia intanto frequenta Paolo (Claudio Santamaria, forse il più sacrificato) che trascina la sua esistenza tra periodi di depressione e dipendenza dai medicinali. La solida famiglia di Marco (Pierfrancesco Favino) e Veronica (Daniela Piazza) entra in crisi quando l’insoddisfatta moglie consuma il tradimento con un amico d’infanzia (Primo Reggiani). Le esistenze sospese di tutti questi quasi quarantenni conoscono un rivolgimento e Carlo scopre di essere sempre stato innamorato di Giulia.
Questo, in poche parole, è quanto accade nel sequel di quel capolavoro che era L’ultimo bacio; ma chi ha amato tanto quel film si fermi, perché nella nuova pellicola non troverà niente della spontaneità, del divertimento e dell’affettuoso clima del prequel. A partire dal cast che di fronte ad una sceneggiatura inadeguata e filo televisiva riprende i propri personaggi senza convinzione e senza amore (unica eccezione da citare è Favino che nel primo film appariva per cinque minuti scarsi e ha qui l’occasione di riscattarsi e costruirsi su misura un personaggio che è un gioiello di tempistica e istrionismo, erede di quei bei caratteri isterici e spersi del primo Muccino); le new entry in particolare sono a dir poco imbarazzanti. Il salto di qualità non c’è stato: quei trentenni dell’Ultimo bacio che riuscivano a dipingere un’ansia, un sentimento collettivo e condiviso, si perdono qui nelle proprie individualità, con storie talmente melodrammatiche da rasentare l’assoluta improbabilità; storie male intersecate, con episodi e segmenti di eccessiva lunghezza che si perdono per strada, rendendo il film ancor più lungo di quel che è. Non c’è speranza e anche ciò che di bello si riesce a raggiungere è già stato corroso dalle vicende del tempo (vedi il rapporto tra Carlo e Giulia – pesa l’assenza della Mezzogiorno: la Puccini è accettabile ma il personaggio cui dà vita è estraneo alle Giulia da tutti conosciuta); una conquista sì, ma senza spazi per la serenità. La sensazione è che il film, nella sua spoglia e ferma (come le inquadrature) tristezza sia diametralmente opposto alla gioiosa ballata omonima di Jovanotti che lo accompagna.

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