“Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo, sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella Storia.” (Renzo Gattegna, Presidente Unione Comunità Ebraiche Italiane)Questa, molto succintamente, la storia, la molla che ha fatto scattare la coscienza dell’Italia di fronte ai fatti commessi contro persone innocenti e inermi, tanto che, nel 2000 viene promulgata questa legge: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (Legge 20 luglio 2000, n. 211).Stamani, dunque, in molte parti di Italia è stato reso omaggio alla Shoah, alla persecuzione, al valore di chi si è opposto, ed anche a Barga non è mancata una commovente testimonianza.È stato infatti accolto a Palazzo Pancrazi Fratel Arturo Paoli, un religioso lucchese che sulla resistenza e sulle deportazioni ha molto da raccontare, avendo vissuto con coraggio ed in prima linea la drammaticità della guerra.
Appena nominato parroco nel 1940, infatti, venne inviato dall’allora Vescovo di Lucca nel vecchio seminario della città, dove negli anni terribili della Shoah, grazie a lui ed ai confratelli sono stati nascosti, curati, accolti, rifocillati numerosi perseguitati, ebrei e non.
Il suo impegno, disinteressato ma appassionato, a rischio della vita, lo ha portato a proteggere e salvare – tra gli altri – anche quello che sarebbe poi diventato un Rabbino che lo avrebbe ricordato per tutta la vita. Questo è valso a Padre Arturo Paoli, nel 1999, il titolo di “Giusto tra le Nazioni”, un’onorificenza che viene assegnata ai non- ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista. Un riconoscimento che l’anziano padre ha raccontato alla platea riunita nella sala consiliare (presenti anche alcune classi dell’Istituto Comprensivo e dell’ I.S.I di Barga) con la stessa pacatezza e modestia che hanno contraddistinto l’intero racconto delle vicende che lo videro protagonista durante i tempi delle deportazioni.
Un’importante testimonianza diretta, dunque, di grande valore, soprattutto per gli attentissimi studenti presenti, che anche a distanza di sessantacinque anni ha ancora molta forza e può dare un forte esempio nel formare le coscienze.
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