Ce n’è per tutti

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CE N’E’ PER TUTTIdi Luciano MelchionnaItalia 2009——————–Un bel giorno l’aspirante poeta Gianluca (Lorenzo Balducci) sale in cima al Colosseo cercando di fuggire il mondo egoista e stupido che lo circonda. Mentre le forze dell’ordine tentano inutilmente di farlo scendere, lo strampalato gruppo di amici del ragazzo attraversa mille peripezie per raggiungere il luogo: Eva (Ambra Angiolini) e Isa (brava Micaela Ramazzotti), ciarliere e litigiose infermiere svampitissima la prima e acida e repressa la seconda, i venditori porta a porta di aspirapolvere Paolo (Yari Gagliucci) e Bruno ex modello (Marco Aceti) con tanto di amante a rimorchio (Elena Russo), l’operaio sfruttato Daniele (Jordi Mollà) con Claudia (Alessandra Muccioli) attrice di scarso successo e dall’esuberante sessualità, accompagnata per l’occasione dall’ultima conquista, il ballerino-lapdancer Saverio (Sandro Giordano). La disgregata famiglia di Gianluca (Giorgio Colangeli, Giselda Volodi, Arnoldo Foà) resta intanto a casa, assediata dagli inviati
di un programma televisivo a servizio di una conduttrice dedita allo sciacallaggio (Anna Falchi). A raggiungere il ragazzo sul Colosseo è solo l’amatissima nonna (Stefania Sandrelli), l’unica che con lui abbia mai avuto un rapporto limpido e affettuoso.
Ce n’è per tutti si avvale di un cast ricco di nomi, le cui interpretazioni risultano talvolta buone, talvolta sopra le righe. Al di là delle storie dei singoli personaggi (la pellicola procede alternando i vari episodi dei conoscenti ai flashback passati) vi è però qualcosa che li accomuna: uno smarrimento nel mondo odierno in cui ciascuno cerca il proprio posto che però risulta quasi impossibile da trovare. In questa galleria di personaggi al limite dello psicotico, l’unico essere umano normale sembra proprio Gianluca, colui che ha compiuto il folle gesto: Gianluca è un ragazzo normale, particolarmente sensibile ma anche pragmatico, mite e silenzioso, come si vede dalle scene che si aprono come ellissi sul suo passato. Gianluca attraversa la vita quasi in punta di piedi, rifacendosi agli antichi affetti (il rapporto con la nonna, l’amore per la poesia e le storie di un tempo): forse proprio l’esserne osservatore così attento lo fa diventare estraneo a questo mondo di “turisti del malessere”. Nessuno degli amici, infatti, è veramente affezionato a lui, nessuno accorre subito: gli imprevisti, i turni di lavoro, l’ultima conquista hanno la priorità sulla vita del giovane. È per questo che Gianluca, piccolo eroe moderno, ha il coraggio di riconoscere la disperazione che lo circonda e manifesta apertamente la propria estraneità a questo mondo; un mondo che noi ben troppo conosciamo: la tv sciacallaggio, la famiglia sorda e divisa, le stupidaggini che soverchiano l’essenzialità. Ciò che semmai si può rimproverare al film di Melchionna è un eccesso nell’indagine del trash, scandito dall’uso martellante e inappropriato della colonna sonora (stile Arancia Meccanica). La sceneggiatura, di un umorismo grottesco e a tratti surreale, è abbastanza brillante ma risente della sua origine (si tratta di una pièce teatrale) e perde sul grande schermo della vitalità nell’esecuzione. La Roma violenta e periferica, di cornice all’opera, è rappresentata da un’ottima fotografia dai colori bui e stinti.

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