Up

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di Pete Docter, Bob PetersonUSA 2009 – Il prodotto sfornato quest’anno dalla Disney ha avuto l’onore di aprire il Festival di Cannes, prima volta in assoluto per un film d’animazione; onore valso soprattutto per l’ottimo lavoro intrapreso negli ultimi anni dalla casa cinematografica che ha toccato i suoi apici con capolavori quali Ratatouille e Wall-E. Felice percorso in cui purtroppo questa pellicola costituisce una deviazione.
Karl Frederiksen è un anziano signore, vedovo dell’amatissima moglie Ellie con cui tanto aveva progettato di viaggi ed esplorazioni (sogno della coppia era in particolare andare a vivere in cima alle cascate Paradiso, in America del Sud), rimasto a combattere contro l’esproprio della loro casetta circondata da grattacieli in costruzione. Un giorno bussa alla sua porta uno scout paffuto e imbranato di nome Russel che cerca con una buona azione di guadagnarsi l’ultima spilla per avanzare al grado di giovane esploratore. Il bambino però capita nel momento sbagliato e cioè quando Frederiksen se ne sta partendo per il Sud America con tutta la sua casa, sradicata alle fondamenta e trasportata per mezzo di una miriade di palloncini colorati. A destinazione i due si troveranno ad affrontare le più disparate avventure, tra cui un esploratore pazzo e scomparso da decenni, antico eroe di Karl, che vaga in cerca di una scoperta in grado restituirgli la sua reputazione.
Basterebbe questo calderone di informazioni a capire quanto Up non sia altro che un’enorme e fumosa delusione. La vicenda parte da un buon argomento attuale (così come per Wall-E era l’inquinamento) quale la terza età: ma subitaneamente si impantana e prosegue stentatamente per un tempo che appare interminabile. Il vecchietto di Up non solo non appare affatto disagiato nel suo ruolo di anziano ma scoppia di salute e di iniziative come un ventenne: tutti i problemi possibili che sono mostrati con ammirabile discrezione nei primi cinque minuti scompaiono nel preciso istante in cui la casa prende fantomaticamente il volo. Degli altri personaggi non vale neppure accennare, tanto sono inutili e privi di spessore.
Il film non rimane né carne né pesce: non è un buon film per bambini (sviluppa dei punti e delle scelte abbastanza complesse, così da suscitare le puntuali domande in sala dei fanciulli) né per adulti tanto manca di vivacità, incartapecorito su una sceneggiatura monotona e piatta. Un cartone come Wall-E aveva tutto: i problemi di attualità, l’ironia, le citazioni cinefile e sociali per i grandi; le gag, i colori, la dicotomia bene-male per i piccoli. Il nobile messaggio che Up vuole trasmettere sulle solitudini che si uniscono, quella dell’anziano e del piccolo simpatico ed emarginato con una brutta situazione familiare, si perde tra cani parlanti e lussuosi dirigibili-musei.

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