Gli abbracci spezzati

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GLI ABBRACCI SPEZZATIdi Pedro AlmodovarSpagna 2009 ————-Il giovane Diego (Tamar Novas) fido assistente di Harry Caine (LLuìs Homar) sceneggiatore di successo non vedente, è incaricato di tenere compagnia all’uomo dalla madre, la produttice Judit (Blanca Portillo), in partenza per un viaggio di lavoro, dopo che questa è rimasta inspiegabilmente turbata dall’improvvisa comparsa di un aspirante regista ambiguo e vendicativo (Ruben Ochandiano) di cui sembra temere la presenza. Per Caine è l’occasione di raccontare a Diego una storia avvenuta a Madrid nel 1994 quando, ancora vedente, regista di fama riconosciuta col nome di Mateo Blanco, si era perso in una tragica ed appassionante liaison con la sua prima attrice, la bellissima Lena (Penelope Cruz), amante dell’anziano magnate della
finanza Ernesto Martel (José Luis Gomez) che fece di tutto per spezzare la storia tra i due.
Nessun regista europeo è in grado di regalare storie originali e lacerate dai sentimenti come Almodovar. Questo film si conferma un coacervo di sensazioni, paesaggi, episodi, battute inaspettate, che suscita perplessità in un primo momento, vuoi per l’apparente nonsense della storia, vuoi per l’improbabilità dei personaggi, e finisce per catturare il cuore e l’attenzione dello spettatore coinvolgendolo nel turbinio di emozioni che si succedono sullo schermo. E, come in molte altre pellicole, gli interpreti ruotano intorno alla luminosa presenza di Penelope Cruz, splendida e sofferente amante di due uomini, per caso e per interesse del primo, e per pura passione del secondo. Los abrazos rotos può essere infatti inteso come una struggente dichiarazione d’amore non solo della donna verso il regista Mateo, ma in un senso più ampio verso il cinema stesso: da una parte dell’attrice che, nonostante i primi insuccessi che l’hanno condotta sulla strada della prostituzione, cerca ostinatamente di affiliarsi al mondo della pellicola, e dall’altra del regista, ormai cieco, che pur di proseguire la sua attività si fa sceneggiatore, cambiando nome, annullando la sua identità precedente (un regista che non può più lavorare sulle immagini, cos’altro potrebbe fare?). Storie d’amore senza speranza che si spengono nell’indescrivibile, buio paesaggio vulcanico dell’isola di Lanzarote su cui i due amanti si sono rifugiati.
Note estremamente personalistiche di Almodovar, che in questo film fonde saggiamente le esperienze e i gusti più lontani, con un incessante passaggio dal melodramma alla commedia, dalla suspense alla psiche; una mostra del suo bagaglio cultural – cinematografico, con espliciti riferimenti a partire dal titolo (l’abbraccio spezzato, che è quello che coglie Mateo e Lena nell’ultimo momento, è citazione dal Viaggio in Italia di Rossellini, col ritrovamento negli scavi pompeiani dei calchi di due persone che la morte ha colto una vicino all’altra).
Il ricco e immaginifico mondo almodovariano si riflette infine nella colonna sonora composita e ricercata, nella sceneggiatura apparentemente banale ma che coglie dietro ogni battuta una sfumatura inaspettata, nelle tanto atone e scure ambientazioni “reali”, quanto colorato e squillante è il mondo dell’immaginifico, che rimane davanti alla cinepresa.

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