Immaginate una serata oziosa di inizio settimana all’inizio dell’estate. Forse è ancora così afoso da far tenere le finestre di casa aperte. Alcuni, ormai è quasi mezzanotte, sono ancora sotto il gazebo a cena, altri si attardano per le strade a scambiare due chiacchiere, o già si avviano verso casa. Altri si stanno preparando per andare a letto; altri ancora ci sono già.Qualche ora prima, nella stessa giornata oziosa di inizio estate, parte da San Martino Trecate, in provincia di Novara, un carro merci composto da 14 cisterne contenenti gas di petrolio liquido diretto a Gricignano, in provincia di Caserta. La motrice e la strada ferrata appartengono alle ferrovie italiane, le cisterne sono di proprietà della società internazionale Gatx con sede europea a Vienna, filiale di una multinazionale americana e sono immatricolate dalle ferrovie polacche. A condurre il convoglio due macchinisti di la Spezia: Roberto Fochesato e Andrea D’Alessandro, uno 50, l’altro 36 anni; grande esperienza alla guida dei treni.Fin qui uno spaccato di Italia che funziona come al solito: chi si riposa dopo una giornata di lavoro, chi lavora la notte per riposarsi all’arrivo. Tutto scorre, o per dirla col filosofo, includendo qualche significato in più, panta rei: tutto si evolve e cambia, anche se non riusciamo a percepirne il mutamento. Ed è nel più placido momento di questo divenire che improvvisamente la realtà si accartoccia: i destini si incrociano e parte di un mondo crolla.Mentre ancora a Viareggio tutto scorre in tranquillità, il convoglio partito dal nord entra in stazione; viaggia a novanta chilometri orari dove il limite è di cento, poi uno strattone. Qualcosa non va, i macchinisti azionano il freno d’emergenza. Stridio, scintille; la prima di 14 cisterne esce dai binari e si sgancia mentre è già paurosamente inclinata, trascinandone altre con se. La motrice continua per qualche metro. I macchinisti avvertono odore di gas e si affacciano: si può dire che è proprio in questo momento che una realtà svanisce ed una più prepotente si fa avanti senza troppe spiegazioni.Da questo momento in poi è difficile parlare di quello che è accaduto cronologicamente, la storia prosegue prevalentemente con dei flash contemporanei.I macchinisti saltano in fretta giù dal loro treno e cercano riparo dietro un muretto tentando di dare l’allarme al più presto. Chi vive nei pressi della stazione sente questo gran clangore e si affaccia ai balconi per capire di cosa si tratta.Il gas fuoriesce dalla cisterna ribaltata e ferita da un picchetto lungo la massicciata e si espande immediatamente in una nube stimata in trecento metri di diametro.Una scintilla prodotta da chissà cosa innesca un’immensa palla di fuoco che investe violentemente un intero quartiere, distruttiva come un enorme lanciafiamme, carbonizza tutto ciò che è nelle immediate vicinanze, auto, abitazioni, alberi, persone.Il resto viene investito dal fuoco che si propaga velocemente, alimentato dalle lingue di gas che ancora aleggiano nell’aria.La serata oziosa finisce ed inizia un inferno che continuerà ad ardere per una notte e lascerà un post inferno dalla durata non ancora stimata.
Già poche ore dopo la tragedia la rete abbonda di video girati da chi si trovava nelle vicinanze, e ci mostrano una situazione talmente surreale che pare degna di uno sceneggiatore di Hollywood: fuoco ovunque, altissimo, inarrestabile, commenti di stupore e poi grida.
Poi le sirene. In quaranta minuti sono arrivati i primi soccorsi, ma chissà se si aspettavano l’apocalisse. Pompieri, protezione civile, chiunque vesta una divisa entro le tre del mattino è sul posto, provenienti da Pisa, Livorno, Firenze, La Spezia. Con i megafoni fanno un giro ai margini della zona rossa e intimano di allontanarsi dalle proprie abitazioni.
La gente vaga per le strade istintivamente allontanandosi da quei sinistri bagliori che illuminano il cielo di arancione, qualcuno ha capito cosa è accaduto e teme per le altre cisterne; altri, semplicemente, vanno lontani terrorizzati.
Avanti veloce fino alla mattina e arriviamo ai bilanci: quindici morti accertati, trentasei feriti di cui 12 gravemente ustionati, mille persone allontanate dalle loro case e sistemate provvisoriamente in tende e alberghi.
E le infinite testimonianze di sopravvissuti, soccorritori, testimoni oculari. Tutte crude, molte drammatiche, altre fortunate. Chi racconta di morti violente causate dall’improvvisa vampata, chi si salva saltando di tetto in tetto, chi sacrifica la propria vita in favore di quella dei suoi cari. Qualche osso rotto ma soprattutto ustioni, ustioni mortali, ustioni su una superficie del corpo troppo estesa per sperare nella salvezza; ustioni ai piedi e alle mani dei sopravvissuti che si sono dovuti far spazio tra macerie e marciapiedi roventi.
Poi la tarantella delle responsabilità: errore umano. No, i macchinisti erano esperti e hanno fatto tutto come si deve. Cattiva manutenzione. Non sono convogli di Trenitalia, chiedete in Austria. Immediata la risposta: manutenzione effettuata recentemente e secondo le norme di trasporto dettate da Unione Europea e ONU. Allora chi doveva accorgersi dell’asse del carrello logoro? Chi affitta il convoglio, secondo Gatx Vienna, deve occuparsi della “gestione, conservazione e controlli di routine”. Cioè FS Logistica (gruppo Trenitalia) che preso a nolo il convoglio offre un contratto di servizio dalle raffinerie Sarpom di Trecate per il trasporto di gpl. L’ipotesi della fatalità è fortemente rigettata: nessuno vuole prendere in considerazione che un asse d’acciaio che sorregge cotanta materia pericolosa si possa spezzare all’improvviso, per cui si torna all’inizio: errore umano di chi doveva controllare al momento della partenza del convoglio che tutto fosse in regola. Verificheremo.
Intanto tre indagini sono state aperte dalla magistratura di Lucca, dal ministero delle Infrastrutture e dalle Ferrovie Italiane per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e incendio colposo, ma ancora la ricerca delle responsabilità si perde in una ragnatela di molti rimandi e poche conferme.
Chissà se questo ultimo drammatico incidente servirà per un approfondito esame di coscienza dal più alto all’ultimo per grado di importanza dei nostri amministratori, non solo sulla faccenda pratica dei trasporti, pericolosi e non, ma anche per capire quale direzione concitata, spietata, sfrontata il vivere quotidiano ha intrapreso; di quanto davvero ne valga la pena di agire così “globalmente”, poiché, pare che ci sia una forte corrispondenza tra grandezza del business, grandezza delle responsabilità e grandezza delle conseguenze, ma qui ci fermiamo prima di cadere nella retorica.
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